Recensione: The Nightside of Eden
Con le radici fortemente piantate nel gelido terreno della taiga nordeuropea, i cosentini Darkshine, non sono il classico gruppo che si ostina a suonare quel raw black dei primordi del genere, indubbiamente affascinante, ma che purtroppo vede ora la scena pesantemente inflazionata.
Se, difatti, la loro passione per la musica proveniente dalla lunga e ricca tradizione di quelle terre è palese, tuttavia, lo è pure la loro voglia di essere più originali, cercando di prendere le distanze da sonorità spesso troppo consumate.
Con un look simil-futuristico che sembra un misto tra quello di The Kovenant, Theatres Des Vampires e “madame“ Cadaveria, si presentano all’ascoltatore come se volessero implicitamente avvertirlo dell’aspetto relativamente moderno che penetra la musica che andrà ad ascoltare: un black sinfonico, con ovvi richiami ai ben noti maestri del genere, fortemente permeato da atmosfere cupe e morbose ad opera degli onnipresenti intarsi tastieristici.
So cosa state pensando: per sfuggire alla ripetitività dello stile inizio anni ’90 si sono andati ad impelagare nell’altrettanto abusata scena sinfonica. E invece no, o meglio non del tutto.
Quanto è possibile ascoltare durante i 35 minuti di questo cd, in pratica un album a tutti gli effetti, non si può certo affermare che sia un concentrato di originalità senza pari, d’accordo; ciononostante l’abilità della band va ricercata nella capacità, decisamente lodevole, di amalgamare tradizione, sinfonia e un leggero velo di innovazione.
Oltre a questo va aggiunto poi che l’affinità tra i vari bandmate rende convincente il ricco costrutto sonoro, molto ben studiato ed eseguito: i cinque elementi riescono a creare un ensemble in grado di fondere furiose cavalcate, dove a dettare il passo è un’irrefrenabile batteria, con spiazzanti parentesi melodiche nelle quali le tastiere, comunque sempre ben presenti nel resto del disco, trovano, a ragione, maggiore visibilità.
Un po’ come accade in HeaVempire, la canzone più lunga del lotto, e una fra le mie preferite, che nei suoi otto minuti rivela un ampia varietà di spunti: qui la sinfonia e l’atmosfera vampiresca di Dany Filth e soci va fondendosi col modernistico stile degli ultimi Rotting Christ.
Anche nella precedente Awakening of Tyrants l’influenza degli ellenici emerge di tanto in tanto, spezzando una cadenza che, almeno a livello chitarristico, in generale tende ad avvicinare alquanto il 5-piece a immortali leggende del calibro di DarkThrone et similia.
E, a proposito di leggende scandinave, inutile dire che la sesta traccia, Mother North, non sia casualmente omonima a quella dei celeberrimi Satyricon, ma trattasi di una piacevole cover!
Da sottolineare, inoltre, come la titletrack sia una suggestiva introduzione interamente sinfonica che ricorda molto quanto ci hanno abituato ad ascoltare, su tutti, i Dimmu Borgir e che, dopo tanta armonia, lascia strada a Our Immortal Black Soul. Una song mefitica che ci catapulta immediatamente in quel frenetico incalzare di blast beats che renderà questa traccia e la seguente armi davvero molto valide nell’arsenale di questi Darkshine. Con la lunga ghost track si riceve un assaggio del lato più sperimentale della band, la quale non lesina effetti elettronici per una song che potrebbe essere un riuscito esperimento verso nuovi possibili lidi.
The Nightside of Eden si dimostra un buon lavoro – reso ancora più appetibile dal semplice, ma assai ben curato, artwork che lo confeziona – che non mancherà di incuriosire i fan del settore. Il cammino intrapreso da questi blackster è sicuramente buono e il loro potenziale artistico anche.
Proprio questo motivo mi sento di consigliare loro di osare maggiormente, liberandosi ancor di più da alcuni banali stilemi, inseguendo una maturità che una volta raggiunta frutterà loro un indubbio successo.
Emilio “ARMiF3R” Sonno
Tracklist:
01. The Nightside of Eden
02. Our Immortal Black Soul
03. Angts
04. Awakening of Tyrants
05. HeaVempire
06. Mother North (+ ghost track)