Recensione: The Old Tongue
“The Old Tongue” è l’esordio discografico dei melodic black metaller statunitensi Finsternis e arriva dopo tre singoli pubblicati in tempo di Covid. Quello che coglierete dall’ascolto di questo assaggio, di quello che dovrebbe essere a breve il full-length di debutto, è un black metal melodico condito da marci ingredienti estratti dal death metal (lo si coglie dagli inseriti compositivi tipici del death classico old-school e da un cantanto che cambia attitudine passando dallo scream al growl). Il disco non sa né di carne, né di pesce. Alcune melodie sono azzeccate e l’equilibrio di stile funziona: black e death si fondono organicamente. Quello che non torna è il feeling: non si percepisce la botta del death metal, né l’introspezione malvagia del black. I suoni del druming sono pessimi, in particolare le pelli e i piatti… le chitarre un po’ si salvano. I bassi pure non pompano i brani del giusto impatto. Diciamo che possiamo considerarlo un punto di partenza quasi sufficiente, ma vanno definiti dei contenuti più consistenti sotto il profilo qualitativo e un mixaggio degno del feeling che si vuole trasmettere, ancora prima della ricerca della resa sonora. Da riascoltare col prossimo album.