Recensione: The Order Of Amenti
Toh, degli egiziani che suonano death metal basato sull’antico Egitto, che il mondo ci stia sfuggendo di mano? Di solito la territorialità delle liriche nel metal è un po’ ripartita a casaccio come una partita di Shanghai: gruppi di Canicattì pubblicano album su miti norreni, band di Ulan Bator pubblicano concept sulla cucina sudafricana, gli etruschi li troviamo narrati dal brutal islandese, le bertucce dai siberiani e potremmo andare avanti ore a suon di nulla artistici di ogni livello. Quattro ragazzi egiziani che omaggiano la loro meravigliosa terra e la sua mitologia, non quella degli altri, con musica di alto livello potrebbero quindi risultare fuori luogo, fuori moda e anche anacronistici di questi tempi. Mettiamo però da parte i tristi ma doverosi dati di fatto e ciò che rimane è un gran bel disco che si chiama The Order Of Amenti.
Il secondo album di questi ragazzi viene pubblicato sotto un prezioso legame con la Listenable Records, che coi Crescent ci ha proprio visto giusto. Le potenzialità della band si erano già intraviste nel debutto, Pyramid Slaves, di quattro anni fa, e The Order Of Amenti è ora qui per imporsi nella scena death metal internazionale con ovviamente un occhio di riguardo verso i numerosissimi fan dei Nile, che qui troveranno pane per i loro denti. Il sound dei Crescent, manco a farlo apposta, è un death metal violentissimo e dal forte impatto epico ed evocativo. A tratti sembra proprio di ascoltare la band del buon Karl Sanders e non è di certo un’offesa! Le differenze nel sound in ogni modo ci sono e risultano piuttosto evidenti specialmente nel riffing, che qui è meno saturo e più votato all’impatto: molte meno note quindi, e molti più temi ricorrenti dalle strutture più lineari e facilmente assimilabili nonostante la massiccia durata media dei brani. La produzione del disco è devastante e ha dei volumi da denuncia: chitarre e batteria sono un martello e il basso si sente e ricopre anche un ruolo fondamentale nei numerosi intrecci composti dalla band; tutto funziona molto bene e si nota un’ottima cura nei dettagli.
La voce di Ismaeel è un bel growl: gutturale e cavernoso, durante l’ascolto sembra di essere al cospetto di Sekhmet, Thot e altre divinità assortite. La prestazione al microfono è quindi ottima e fortunatamente non è stato dato nessuno spazio alle clean o ad altre bislacche variazioni che avrebbero solo rovinato l’atmosfera dei brani. La musica dei Crescent richiede il monocorde ed è giustamente quello che viene dato ai fan. Amr alla batteria è una macchina da guerra e arricchisce sempre il più possibile cercando di non risultare mai banale; obiettivo centrato e il dinamismo dei brani risulta quindi ad alto livello, con anche l’inserimento di percussioni in alcuni momenti (Obscuring The Light).
Difficile trovare un qualche difetto in quest’opera, ma, se proprio dobbiamo, possiamo dire che la massiccia lunghezza potrebbe inficiare un po’ l’ascolto e rendere ripetitivo qualche riff o passaggio, tutto qua. Il resto è veramente una sorpresa e ha anche un livello di maturità notevole, con tantissime carte in regola per poter risultare interessante ad ogni orecchio affamato di death metal e non. Certo, col tempo bisognerà lavorare un po’ sulla personalità per cercare di diventare qualcosa di più di un semplice clone dei Nile, ma per adesso può bastare così. The Order Of Amenti è un gran bel disco e ve lo consigliamo caldamente, promossi!