Recensione: The Other Side
In contrapposizione all’opinione delle menti più conservatrici, penso che le caratteristiche proprie del nuovo metal non debbano essere ostacolate se intese ed assimilate in rapporto ad una resa sonora nettamente più accattivante di molte composizioni spaventapasseri degli ultimi tempi. Senza dubbio il criterio che governa il songwriting dell’album resta l’elemento principale della mia valutazione e questo disco soddisfa le mie aspettative, allontanandosi dalle ridicole proposte commerciali che conquistano solo i cuori superficiali all’ascolto, per mettere in bella mostra una ricca inventiva ed un gran talento. La musica proposta da questi cinque giovani tedeschi risulta davvero di piacevole ascolto, certo non gratta il fondo degli animi più esigenti e sensibili, ma non si può negare l’evidente impegno che il gruppo dimostra in ogni singola traccia nella stesura di riff eccitanti e nell’intreccio rigoroso e solido di tutte le parti strumentali. Per farvi una lontana idea del gruppo in questione potrei suggerirvi di accostare le chitarre delle emergenti band americane alle atmosfere fumose targate Darkseed, con un pizzico di stravaganza firmata Placebo. Ma non voglio confondervi troppo, l’importante è sapere che questo lavoro non manca di un’ottima qualità e di una straordinaria aggressività, incalzata nei momenti opportuni da nuove soluzioni che distinguono ogni brano da quello successivo, come ad esempio l’utilizzo di componenti elettroniche, voci fuoricampo, archi ed artifici in grado di rendere l’ascolto ancora più eccitante. Un sostanziale difetto non può però che scontrarsi contro un profondo amante del progressive rock, ogni traccia contenuta in questa dozzina di uova fresche è costituita da una struttura classica e costante, ossia formata da due strofe di modesta portata che introducono praticamente sempre un ritornello poderoso e scritto alla grande che può giustificare l’acquisto del disco. Ma questo non basta a chi è abituato ad ascoltare la musica con attenzione tentando di coglierne tutti i frutti dal primo all’ultimo, preferisco lasciare una manciata di chorus infernali e magnifici a coloro che nella musica cercano solo svago e non la riflessione approfondita del gioco strumentale. Un ottimo album da tenere in macchina insomma, parecchio apprezzabile dagli amici del sabato sera ma niente di più.
Andrea’Onirica’Perdichizzi
TrackList:
01. For The World To Sing
02. Like Jesus Wept
03. Once And For All
04. Where The Sun Never Shines
05. Intro
06. In My Darkest Hour
07. Stay Like This Forever
08. The Other Side
09. What A Feeling Like
10. Trail Of Tears
11. Home Is Where The Stars Are
12. Get Crucified