Recensione: The Paper Days EP
Dopo qualche anno di assenza si torna a parlare di Edenshade, l’interessante progetto del chitarrista Stefano Wosz il quale, dopo i continui stravolgimenti nella line-up della band, a seguito della pubblicazione del secondo ed ultimo full-lenght in ordine di tempo, The lesson betrayed, risalente al 2006, e ad alterne sfortunate vicissitudini, è rimasto l’unico a portare avanti con costanza il monicker e la sua musica.
Questo mini CD, intitolato The Paper Days EP, realizzato con la collaborazione dell’amico polistrumentista Enrico Tiberi, viene lanciato sul mercato per riempire il vuoto che separa l’ultima pubblicazione dal prossimo lavoro che, a quanto pare, dovrebbe essere di imminente realizzazione.
Alfieri di un death metal melodico, spesso e volentieri contaminato da marcati accenti prog e condito da produzioni moderne e sonorità elettroniche, gli Edenshade non smentiscono la loro fama di musicisti ispirati e pignoli perfezionisti, confezionando un ottimo prodotto, ben curato in ogni dettaglio e che di riempitivo ha ben poco perchè, all’ascoltatore attento, consegna anche qualche spiraglio di rinnovamento stilistico.
La principale novità, fin dal primo ascolto è certamente la voce dello stesso Stefano Wosz, che ha deciso di prendere esclusivo possesso del microfono per cantare le sue stesse liriche, e che sfodera una prova senz’altro apprezzabile, optando, durante tutti i 4 brani del disco, per un cantato sostanzialmente pulito, giocato molto sulla musicalità dei cori e delle doppie voci per dare corpo alle sue linee. Una situazione nella quale il chitarrista deve aver preso gusto, vista anche la voglia di mettersi alla prova che ha dimostrato nella sofferente interpretazione della brevissima Swallow.
L’altro elemento di discontinuità rispetto al passato risulta essere una grande razionalizzazione all’interno di trame un tempo complesse e spesso prolisse che, oggi, appaiono più asciutte e dedite ad un potente groove di stampo americano, aiutato dal sound ficcante delle chitarre, oltre che dalle succitate linee vocali, apportatrici di dosi massicce di melodia. Questo non significa che non ci sia più l’anima progressive o l’anima death; queste ultime, in realtà, schizzano fuori qua e là sotto forma di taglienti e brevi ma intricate progressioni, all’interno di partiture in linea di massima più semplificate come quella di Caress, dove troviamo subito tutti questi aspetti, tra una batteria a la Korn, le onnipresenti tastiere ed un finale d’archi.
Stesso discorso può valere anche per la ultra catchy Everything I painted you, che riesce ad alternare gelidi suoni elettronici a scariche telluriche di batteria stile grind. La conclusiva Words cannot penetrate è forse quella che maggiormente richiama la vecchia anima Edenshade: una traccia di grande impatto, tirata e ricchissima di improvvise virate a tutta velocità sullo sfondo di un fitto quanto variegato tappeto tastieristico, ma priva di qualsiasi orpello individualista che non sia funzionale all’obiettivo intrinseco di tutto questo EP, che è quello di colpire immediatamente l’ascoltatore, in un modo o nell’altro.
L’immediatezza dunque è la qualità che maggiormente risalta da questi poco meno di 13 minuti di musica prodotti dagli stessi autori con una qualità di altissimo livello: potrebbe essere la nuova via per Stefano Wosz ed i suoi Edenshade, dico potrebbe perchè nel frattempo è già passato quasi un anno e, in un anno, possono cambiare molte cose. Fatto sta che questa nuova direzione, piaccia o meno, ha sicuramente il potere di incuriosire e di accrescere l’aspettativa per quello che verrà. Nell’attesa, dunque….un buon aperitivo!
Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro
Tracklist
01. Caress 03:50
02. Everything I painted you 03:34
03. Swallow 01:05
04. Words cannot penetrate 04:07
Durata totale 12:35
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