Recensione: The Passage

Di Alessio Gregori - 20 Agosto 2016 - 10:00
The Passage
Band: DGM
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2016
Nazione:
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80

I DGM, giunti al nono album in studio e con oltre vent’anni di carriera alle spalle, vanno considerati come un vero e proprio patrimonio nazionale, un gruppo che, pur avendo attraversato in passato qualche periodo complicato da cambi di line-up, ha sempre saputo realizzare lavori di grande pregio e bellezza, zittendo critiche e qualsivoglia illazione sul proprio futuro. Altro elemento distintivo della band è quello di aver sempre seguito un filone ben preciso, con uno stile improntato su una continua ricerca melodica, unita a un forte impatto emozionale e a una capacità tecnica che non ha bisogno di presentazioni. È sufficiente, infatti, ascoltare una qualsiasi delle loro composizioni per rendersi conto della notevole cura di ogni particolare, unita a un’esecuzione impeccabile e ponderata.
Come da tradizione DGM, anche in The Passage troviamo la partecipazione di alcuni special guest d’eccezione. Parliamo dell’imponente presenza (in tutti i sensi!) del cantante Thomas Englund degli Evergrey, graditissimo ospite nel pezzo “Ghost of Insanity”, e di Michael Romeo, il geniale chitarrista dei mitici Symphony X, il quale ha preso parte nell’esecuzione del brano “Dogma”, certamente quello che incarna al meglio la componente tecnica e virtuosa caratteristica della band del New Jersey. A questo proposito è doveroso sottolineare come i DGM siano sempre stati accostati, per certe scelte tecniche e stilistiche, ai blasonati americani, dai quali sono stati senza dubbio molto influenzati e ispirati.
Vediamo ora di analizzare con attenzione i brani che compongono The Passage, titolo che ci rivela peraltro il messaggio contenuto, in modo più o meno esplicito, all’interno della diverse tracce, senza però la pretesa, a detta degli autori stessi, di voler essere considerato un concept album.  L’opener, scelta questa abbastanza insolita, è una suite intitolata “The Secret”, divisa in due movimenti “part I” e “part II” e con una durata complessiva superiore ai 15 minuti. Già al primo ascolto possiamo affermare che questa suite rappresenta una sintesi di tutto il meglio che i nostri connazionali sanno offrire, ossia un mix perfetto di melodia, potenza, tecnica e ispirazione. L’intro è molto suggestiva e si basa su poche e semplici note di tastiera che scaturiscono rapidamente in un tessuto musicale complesso e veloce, capace di trasmettere mille sfumature e colori. La voce di Mark Basile è una commistione di energia e controllo, sempre alla ricerca di linee melodiche ficcanti e della giusta presa emotiva. Le reminiscenze si sprecano: Dream Theater, Symphony X, Vanden Plas, tutti i maggiori esponenti possono venire facilmente citati e ritrovati in questo o in quell’altro passaggio, mettendo d’accordo tutti i gusti e coinvolgendo l’ascoltatore dal primo all’ultimo istante. Non fosse per un piccolo stacco di basso e tastiera quasi non si percepirebbe la separazione tra le due parti che, pur essendo ben distinte e con costruzioni melodiche differenti, non presentano mai cali e scorrono via davvero piacevolmente . Un ottimo inizio, niente da dire. La successiva “Animal”, che è anche il brano in streaming che trovate sul sito della band, è un pezzo più commerciale, con un riff vagamente di matrice hard rock e, quindi, di facile presa. Risulta perciò essere una tipica canzone “da palco” che verrà quasi certamente proposta live durante i prossimi concerti. Con “Ghost Of Insanity” si torna a fare sul serio e, come già anticipato, la presenza di Englund, che si alterna nelle parti vocali con l’ottimo Basile, crea movimento e varietà ad un brano melodico ed emozionale. Il refrain, poi, è coinvolgente ed entra subito in testa.
Con la successiva “Fallen” troviamo ancora un pezzo veloce, dalla struttura molto lineare con intro iper-tecnica à la Symphony X (strofa, bridge e ritornello) in puro stile power/prog. La title-track “The Passage” gioca sulle armoniche nel riff d’apertura e sostanzialmente ripresenta lo schema del pezzo precedente, non riuscendo quindi a stupire più di tanto l’ascoltatore. Comunque rimane un pezzo di ottima qualità e ottimamente realizzato. Interrompe questo susseguirsi di emozioni una ballad breve ma intensa intitolata “Disguise”. Qui Mark gioca a fare un po’ il LaBrie della situazione e colpisce per la bella e ispirata interpretazione. Peccato solo per la lunghezza del brano inferiore ai 2 minuti, visto che il pezzo risulta davvero coinvolgente. Non ci soffermeremo sulle successive “Portrait” e “Daydreamer”, per le quali valgono le considerazioni già fatte, trattandosi di tracce formalmente perfette, tecniche e melodiche al punto giusto ma che non aggiungono nulla di nuovo a quanto descritto in precedenza.
Menzione del tutto particolare invece va a “Dogma”, brano nel quale troviamo la presenza dell’ospite Michael Romeo alla chitarra. Che dire… questa canzone sembra uscita da un album dei Symphony X, con Basile che sostanzialmente veste i panni di Russel Allen, riuscendoci molto bene tra l’altro, in modo assolutamente credibile e dimostrando tutte le sue notevoli capacità vocali. Chiude l’album l’altra ballad “In Sorrow”, anch’essa intensa e ispirata, che ci traghetta verso la conclusione di questo lavoro invitandoci a fare le nostre considerazioni finali.
Già in passato abbiamo avuto modo di sottolineare come purtroppo l’immensa bravura dei DGM sia un po’ penalizzata da una certa ripetitività. Nonostante questo è innegabile che una qualità media così elevata sia difficile da trovare in altri gruppi eppure, dopo numerosi ascolti, dobbiamo ammettere che certe soluzioni e arrangiamenti possono risultare un po’ noiosi, lasciando in chi ascolta una certa sensazione di “già sentito”. Se solo i nostri riuscissero a proporre qualche elemento di novità, qualche guizzo tra un brano e l’altro capace di dare una scossa in più o generare un sussulto in chi li ascolta, potrebbero ottenere una valutazione superiore. Resta inteso che poter reggere il confronto con mostri sacri come i Symphony X, mette i DGM in una posizione privilegiata nel panorama progressive mondiale e questo ci fa un immenso piacere, essendo una band italiana con una lunga carriera piena di successi e riconoscimenti.

 

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