Recensione: The Portal Tapes
Gli anni 90 del 1900 furono un periodo di grande fermento per il metal estremo. Uscirono molti dischi di elevata caratura e alcuni, col tempo, sarebbero divenuti dei capolavori. Taluni determinarono un taglio netto col passato, riuscendo a creare dei nuovi generi, divenendo dei veri e propri standard musicali.
Il death fu forse il movimento musicale maggiormente “investito” da quest’ondata di novità: artisti quali i Death, i seminali Nocturnus con lo splendido “The Key”, gli Atheist con “Elements” e, non ultimi, i Cynic con in fenomenale “Focus”, diedero nuova linfa vitale e vigore al genere intero.
Proprio questi ultimi furono protagonisti di una storia non proprio fortunata: in seguito all’uscita del succitato lavoro, la formazione di Miami decise di sciogliersi a causa di contrasti con la casa discografica. I Cynic rimarranno silenti per 12 anni.
Durante questo lungo periodo però, Sean Reinart, Jason Gobel e Paul Masvidal decisero di dar vita ai Portal; con tale nome i Nostri registrarono, nel 1995, il demo omonimo, un’opera di 45 minuti di durata, totalmente autoprodotta. A causa della scarsa visibilità e della poca fortuna riscossa, nel 1996 anche questo progetto terminò.
I Cynic nel 2006 si riformano ed è così che, nel 2012, decidono di riproporre al mondo intero “Portal”, rinominato per l’occasione “The Portal Tapes”. Il lavoro, come forse in pochi sapranno, non ha assolutamente nulla a che vedere con il death metal sperimentale, dal momento che si accosta molto di più a quanto fatto dagli Aghora nell’omonimo cd e dai To-Mera in “Transcendental”.
I ritmi si fanno pacati, l’approccio musicale abbraccia più da vicino progressive rock, jazz, fusion e world music e sono rare le sferzate metalliche. Le atmosfere sono più rarefatte e le canzoni divengono impalpabili. Merito di ciò va, in primis, alla voce eterea di Aruna Abrams, cantante di estrazione pop, dotata di un timbro soave che si addice perfettamente alla proposta degli americani.
Le distorsioni vengono quasi totalmente abbandonate in favore di suoni più naturali; il growl, di conseguenza, sparisce del tutto. Masvidal (con i suoi mille filtri vocali) duetta con Aruna. La voce del chitarrista/cantante conferisce alle composizioni quel tocco “robotico” che accresce, a suo modo, il fascino del full-length.
Le tracce, come da migliore tradizione di casa Cynic, sono piuttosto complesse: numerosi sono i cambi di ritmici, nonostante le strutture siano generalmente più snelle, il riffing è multiforme e le linee vocali non sono mai prevedibili.
Ciò che però manca, sebbene solo parzialmente (ci teniamo a precisarlo), a “The Portal Tapes” è quel tocco geniale che si può ritrovare su “Focus”. Spieghiamoci bene a scanso d’equivoci: questo è un album estremamente godibile e interessante, con episodi che toccano vette qualitative davvero elevate. Tra questi è doveroso ricordare la bellissima opener “Endless Endeavors”, piuttosto che “Circle” (che sembra estrapolata dal progetto Gordian Knot, li ricordate?), o ancora l’atmosferica ed esoterica“Cosmos”, piuttosto che la leggera e fascinosa “Belong”. Non sono da meno le canzoni più smaccatamente pop, come la deliziosa e fresca “Not the Same”, solare e frizzante come non mai e “Costumed in Grace”, più malinconica ma altrettanto graziosa.
D’altro canto, però, ogni tanto sembra che i ragazzi si perdano un pochino in esperimenti non troppo riusciti: mi viene, a tal proposito, da pensare a “Karma’s Plight” un po’ troppo piatta e priva di carattere. Roba comunque di pochissimo conto, se si riflette sull’elevata qualità generale del prodotto.
I testi -in linea con i toni pacifici e totalmente rilassati della musica- ancora una volta si concentrano sulla spiritualità e sui rapporti interpersonali. Anche quando si tratta di raccontare di sentimenti quali l’amore, le liriche non scadono mai nel patetismo tipico delle canzoni sentimentali.
Ad incorniciare il tutto troviamo la solita, meravigliosa copertina ad opera dell’artista americano Robert Venosa (R.I.P.), che ritrae un Cristo morto che giace tra le braccia della Madonna. L’atmosfera futuristica e le tonalità cromatiche dell’azzurro danno quel tocco di fredda eleganza che non stona affatto.
“The Portal Tapes” è dunque un lavoro che, pur nella sua complessità, si lascia apprezzare già dalle prime battute. Ciò è dovuto al consueto songwriting di qualità e anche all’infinita bravura dei musicisti coinvolti. Se siete fan dei Cynic vecchio stampo, forse questo lavoro potrà farvi un poco storcere il naso, ma dategli un’opportunità. Se invece amate sonorità più sperimentali e “morbide”, fresche, fiondatevi su quest’opera, saprà darvi delle grandissime soddisfazioni, statene certi.
Emanuele Calderone
01- Endless Endeavors
02- Karma’s Plight
03- Circle
04- Costumed in Grace
05- Cosmos
06- Crawl Above
07- Mirror Child
08- Road to You
09- Belong
10- Not the Same
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