Recensione: The Premonition

Di Roberto Gallerani - 5 Agosto 2008 - 0:00
The Premonition

Bisogna guardare avanti. È questo il primo pensiero dopo aver ascoltato per l’ennesima volta questo splendido The Premonition, quinto album della band greca Firewind capitanata dal funambolico chitarrista Gus G. Guardare avanti: si perché ormai i mostri sacri della nostra musica preferita iniziano ad avere qualche anno di troppo sul groppone. Per fortuna ancora oggi non tutti i grandi nomi risentono dell’età ma è chiaro che tra un po’ di anni saremo costretti a un cambio generazionale, cambiamento che, per non essere troppo traumatico, deve iniziare già da ora, a piccoli passi, inquadrando e sostenendo quelle band giovani che hanno tutte le carte in regola per raccogliere l’eredità che un giorno inevitabilmente ricadrà sulle loro spalle.
Sono ampiamente convinto che, tra questi gruppi giovani in grado di dare continuità al movimento metal nel mondo, i Firewind siano una delle realtà più solide che attualmente la scena ci propone. Le loro non sono semplici canzoni che ben si presentano, ma sono piccole perle da assaporare, ricolme di classe sopraffina.

Impressionante è la crescita che il gruppo ha mostrato nel corso degli anni: i primi tre album sono stati di rodaggio, proponendo un power classico; il disco precedente, l’ottimo Allegiance, ci presentava la vena più hard rock dei nostri. La miscelazione perfetta tra queste due anime arriva con questo The Premonition, album che convince dalla prima all’ultima nota e che dopo mesi di ascolto, continua a crescere di gradimento, segno anche di una longevità ormai difficile da trovare. Oltre al già citato Gus, la band è composta alla voce da Apollo Papathanasio, un maestro dietro il microfono e in possesso di doti interpretative fuori dal comune, Petros Christo al basso, Bob Katsionis alle tastiere e chitarra ritmica (un mostro con entrambi gli strumenti) e l’ex Helloween e Metalium Mark Cross alla batteria, che da solidità e fantasia a tutta la sezione ritmica.

L’apertura è affidata alla dirompente Into The Fire, brano che viaggia ad alte velocità power, dinamico e con un chorus da cantare a squarciagola! Si prosegue con la più heavy oriented Head Up High, potente e schiacciasassi la strofa, melodico e di facile assimilazione (ma non per questo banale) il ritornello. Mercenary Man è il brano scelto anche come singolo dell’album e si capisce anche perché: un sapore anni ’80 accompagna questo pezzo solido e melodico, dalle pregevoli tinte hard rock e capace di rimanere facilmente in testa.
Si torna a pestare duro con Angels Forgive Me, con un ottima prova di Cross dietro le pelli e la solita chitarra di Gus che innalza muri rocciosi di rara potenza e ci delizia con assoli di pregevole fattura. Quando si pensa finalmente di tirare il fiato invece i nostri ci bombardano con il pezzo più duro di tutto l’album, ovvero Remembered, una mazzata in pieno volto, un crescere continuo di velocità e potenza, un insieme di stop-and-go che non lasciano scampo alcuno all’ascoltatore; questo è suonare power!
My Lonelines è una ballad dal sapore anni ’80, deliziosa nel suo crescere di intensità fino al chorus, dove Apollo è autore di una performance indimenticabile. Si passa quindi dal rock di Circle Of Life al power potente e melodico allo stesso tempo della bellissima The Silent Code; arrivati a questo punto ci viene proposta una versione heavy del celebre brano Maniac, e a mio avviso è sicuramente una delle migliori riproposizioni che abbia avuto modo di sentire. L’album si chiude con l’imponente e cadenzata Life Foreclosed.
 
La sensazione finale è quella di un album potente (grazie anche alla complicità di Fredrik Nordstrom dietro al mixer), dinamico, pieno di ottimi spunti e di idee espresse nel migliore dei modi. Come si diceva in apertura, per chi ha seguito i Firewind dai loro esordi, è la miscela perfetta tra le loro anime hard rock e metal, senza dimenticare una sana dose di power! Mai come in questo album più generi si fondono perfettamente insieme. In definitiva per me è l’album della consacrazione, un disco che consiglio a tutti gli amanti del metal. Una grande conferma della loro bravura è stata anche la loro grande prova live di supporto ai Kamelot, a dimostrazione che i numeri per diventare grandi ci sono tutti e The Premonition è per il sottoscritto una delle migliori uscite del 2008.

Roberto “Van Helsing” Gallerani

Tracklist:
1. Into The Fire
2. Head Up High
3. Mercenary Man
4. Angels Forgive Me
5. Remembered
6. My Loneliness
7. Circle Of Life
8. The Silent Code
9. Maniac
10. Life Foreclosed