Recensione: The Princess of the Allen Keys
Amanti del prog nostrano, segnate questo nuovo nome tra le band di estremo interesse: Noisy Diners. Mai farsi prendere dall’entusiasmo “preventivo”, ma tanti piccoli particolari fanno capire da subito di avere tra le mani un ottimo prodotto, a partire dalla superba copertina opera dell’artista Daniel E. Dankh, al titolo dell’opera che presuppone senza dubbio un concept album intrigante, e non da meno gli artisti interessati, volti più o meno noti della scena prog tricolore con un ospite di eccezione quale l’istrionico e talentuoso cantante Svedese Nad Sylvan (Steve Hackett, The Flowers Kings).
I Noisy Diners nascono a Mantova (tenetelo a mente) da un proposito di Fabrizio Dossena che amalgama magistralmente una serie di collaboratori e amici conosciuti durante la sua lunga esperienza musicale, tra cui Cristiano Roversi (Moongarden e Submarine Silence), tastierista e conoscitore del Chapman Stick, che si è occupato della produzione e del mastering finale del disco. Prendono così vita i Noisy Diners che nel loro primo lavoro The Princess of the Allen Keys ci raccontano la storia di Manto. È prevista una trilogia quindi tutto fa ben sperare per un progetto succoso e ricco. Nella mitologia greca, Manto è la terza figlia di Tiresia, indovino cieco di Tebe, da cui ha ereditato doni divinatori. Virgilio narra che dopo essersi rifugiata in Italia successivamente alla morte del padre, avrebbe dato il suo nome proprio alla città di Mantova. La musica proposta dai nostri è un prog sinfonico di matrice Seventies (qualcuno ha detto Genesis?), ovviamente rivisitato e ammodernato per renderlo contemporaneo e di facile fruizione. Il brano che apre il concept è “Tiresias” e racconta la fuga di Tiresia con sua figlia Manto a seguito dell’attacco subito da parte degli Epigoni alla città di Tebe. Un avvolgente e profonda voce narrante ci introduce nella storia ed una musica prima lenta ed orchestrale e poi potente e travolgente ci trasporta subito nel mondo antico dell’indovino di Tebe. Bellissima opener che con tutti canoni prog del caso, ci indica perentoriamente le coordinate su cui si muoverà tutto il concept. Senza soluzione di continuità ci ritroviamo in modo naturale nel secondo brano “Manto and Tibrys”. Manto si ritrova sola dopo la morte del padre ed inizia un lungo viaggio senza meta apparente che la porta nel nostro bel paese in una zona chiamata Etruria dove incontra il Principe del Fiume Tibrys (per alcuni il fiume Tevere) dalla cui unione nasce il figlio Ocno, sarà quindi l’inizio di un lungo viaggio che li porterà a Mantova. Inizio roboante di tastiere e synth in un ritmo incalzante che proprio come Manto nel suo percorrere, ci lascia senza fiato. La bella voce di Donata Luani ci racconta l’epopea in modo sublime, e intorno alla metà del brano un meraviglioso Sax “impazzito” accompagna la voce ancestrale di Tibrys. Brano strepitoso a cavallo tra prog e jazz in un susseguirsi di cambi tempo e virtuosismi di sassofono e chitarra elettrica. Entriamo adesso come la definiscono i Noisy Diners in una bolla fuori dal tempo dove si incontrano Manto e Virgilio. È la volta di “Duel Part 1” ed entra in scena l’ottimo Nad Sylvan. Anche in questo brano il ritmo è incalzante e va ad enfatizzare il “duello” verbale tra gli antagonisti; Flauti in stile Jethro Tull e tastiere potenti si alternano senza sosta e senza vincitori. Si arriva infatti alla seguente “Duel Part 2” dove gli interpreti ormai stanchi si concedono un momento meditativo. La musica rallenta, ed un tappeto di chitarra acustica accompagna le voci riflessive di Sylvan e della Luani. Pezzo che suona molto Genesis, gradevole, bucolico e meravigliosamente rilassante. Proprio quello di cui avevamo bisogno. Si continua in modo lento e sognante con la seguente “The Bad Boat”. Musica sublimemente in contrasto con la storia, dove con la voce narrante di Caronte solchiamo il fiume degli inferi. La musica questa volta è quasi pop, ma comunque non avulsa dal contesto del disco, una ballads acustica che si sposa con la seguente “The Weak Fog”. Manto e Virgilio continuano il loro discorrere, ad accompagnarli ci sono dolci archi, chitarra acustica ed un emozionante pianoforte. Il duetto è molto riuscito e verso la metà del brano la musica si fa più sostenuta e si prende tutto il finale sino alla conclusione del pezzo. Siamo così arrivati all’epilogo con “The Princess of the Allen Keys” affidata alla voce della Cotifava nel ruolo della principessa. All’inizio del brano è il basso possente di Tagliasacchi che domina le scene per lasciare successivamente spazio alle voci e all’organo “irregolare” di Roversi. Una musica dal gusto pastorale si intensifica nel finale concedendo spazio a tutti gli interpreti tra cui spicca nuovamente lo sbalorditivo Sax di Mauro Negri. Si conclude scemando il primo capitolo di quella che sarà una trilogia e che aumenta esponenzialmente le nostre aspettative e la nostra curiosità.
I Noisy Diners hanno mezzi tecnici e idee molto interessanti, inoltre traspare in modo inequivocabile tutto l’amore incommensurato per quel genere chiamato progressive che tanto ha dato e tanto ancora da e ci darà perché immortale. L’album inizia su livelli alti, i primi brani sono di caratura eccelsa, nella seconda parte però del disco si nota un leggero calo sia compositivo che interpretativo che però non va a intaccare il valore intrinseco e assoluto di tutta l’opera. Insomma i Noisy Diners ci hanno confezionato un bel regalo, soprattutto li lasciamo con la consapevolezza di poterli ascoltare ancora e sarà sicuramente ottima musica.