Recensione: The Psychics
Si chiama The Psychics la nuova proposta dei gemelli Mark e Steve Owers, coppia di musicisti che qualche attento e navigato ascoltatore ricorderà probabilmente tra i fondatori dei Lionsheart, band britannica dedita ad un tradizionale e quadrato hard rock, che aveva ottenuto buoni consensi nella prima metà degli anni novanta con una serie d’album di buona caratura.
Assenti dalle scene da parecchio, ma non per questo fuori allenamento o arrugginiti, i due fratelli decidono di riannodare le fila con il passato, confezionando un progetto nuovo di zecca – complice il periodo favorevole ed il clima di diffuso revival rock, divenuto trend negli ultimi tempi – in cui dare nuovamente libero sfogo alla mai sopita passione per la musica dura.
Il risultato manco a dirlo, chiama in causa modelli stimati ed ammirati da sempre, omaggiati in modo più o meno diretto, attraverso una serie di brani che, come si usava dire una volta, si animano di uno spirito fatto di grinta e sudore, in cui la pura sostanza e la totale assenza di artifici particolari sono caratteristiche imprescindibili.
Whitesnake, Led Zeppelin, importanti e consistenti riferimenti blues e spruzzate che di quando in quando chiamano in causa gli Extreme di Cherone e Bettencourt, costituiscono per sommi capi l’intelaiatura base dei pezzi, non certo inni all’originalità ed all’innovazione, ma nondimeno, godibilissimi e dotati di quelle vitali dosi di passione ed esuberanza che riescono a rendere, come di consueto, l’ascolto gradito ed elettrizzante.
Protagonisti assoluti, sono naturalmente i due fratelli Owers. Si conferma ottimo chitarrista Mark, mentre sorprende nelle vesti di singer Steve, conosciuto negli anni di militanza tra le fila dei Lionsheart come semplice bassista, capace invece di mettere in gioco delle doti canore davvero eccellenti, molto ispirate all’ugola del grandissimo David Coverdale con qualche sfumatura – sempre per restare nell’ambito dei riferimenti poc’anzi citati – affine all’altrettanto celebre Robert Plant.
Una tracklist non eccessivamente estesa nei numeri, mette in luce un songwriting pronto ad intessere alcuni episodi di coriaceo hard rock che piacerà senza dubbio ai più tradizionalisti ascoltatori del genere. L’iniziale “Portent”, canzone fornita di massicce inflessioni southern nel rifferama, cattura per la verve della chitarra di Mark Owers, onnipresente ed iper amplificata, aprendosi di tanto in tanto, a trame che nell’incedere non mancano di citare i Led Zep.
Non del tutto omogenea, ma sempre qualitativamente interessante, la scaletta mostra poi alcuni picchi di notevole rilievo in brani come “We Rock”, che un po’ ricorda “Kid Ego” degli Extreme, “Here Comes The Rain”, torrido blues alla Whitesnake in cui Steve Owers evoca più volte la figura di Coverdale, nella vanhaleniana “Change” e, soprattutto, nella freschezza delle melodie dell’eccellente “Time We Tried Again”, scintilla di hard rock anni ottanta, che non avrebbe davvero sfigurato nel leggendario “1987” del Serpente Bianco.
I The Psychics piacciono insomma, per la proposta così smodatamente ancorata a stilemi classici, per le effettive doti in possesso dei musicisti e perché no, anche per l’encomiabile dose di modestia che li porta a dichiarare:
“sarebbe stupido e disonesto, dirvi che questo debut è un album originale e devastante: non lo è.
Si tratta semplicemente di un disco hard rock senza troppe pretese, ma fedele a se stesso, composto da quegli elementi che, se avete amato questa musica negli ultimi venticinque anni, non potranno non risultarvi graditi”.
Un’esternazione che, più d’ogni parola spesa, identifica la vera essenza dei The Psychics, hard rock band onesta, grintosa ed attenta a badare al sodo, che riesce a rendersi davvero consigliatissima a tutti gli appassionati del genere.
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Tracklist:
01. Portent
02. Ghosts
03. We Rock
04. Here Comes The Rain
05. 21st Century Whipping Boy
06. Call My Name
07. Time We Tried Again
08. Change
09. In The City
10. Dream Man
Line Up:
Steve Owers – Voce
Mark Owers – Chitarra
Ian Corlett – Basso
John Manners – Batteria