Recensione: The Raging Wrath of the Easter Bunny Demo

Di Andrea Bacigalupo - 22 Novembre 2020 - 21:14
The Raging Wrath of the Easter Bunny Demo
Band: Mr. Bungle
Etichetta: Ipecac Recordings
Genere: Thrash 
Anno: 2020
Nazione:
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85

Dave Lombardo: Slayer, la ferocia, quella che esce dall’inferno con la violenza di una letale nube piroclastica; Scott ‘Not’ Ian: Anthrax, la risposta di New York alla Bay Area, la critica sociale tirata in faccia senza pietà, ma con una sana dose di umorismo; Mike Patton: Faith No More, l’anticonformismo dell’anticonformismo, l’inizio del cambiamento, la voglia di evolvere.

Pronunciare questi tre nomi, uno dietro l’altro, basta per scatenare tutta una serie di emozioni. Si parla di Storia, si parla di Metal stellare. Suonano assieme? L’aspettativa cresce. E’ naturale quanto bere un boccale di birra.

Se poi si apprende che a questi tre musicisti fuori dal comune si affiancano Trevor Dunn e Trey Spruance per riformare i Mr. Bungle, oltre all’aspettativa sale anche una morbosa curiosità.

Si, perché i Mr. Bungle sono tutto tranne che una band ‘convenzionale’.

Prima creatura di un giovane Mike Patton, sono entrati in scena nel 1986 con il demo iperaggressivo e violento ‘The Raging Wrath of the Easter Bunny’, in linea con il movimento Thrash/Death dell’epoca e con parecchio Hardcore dentro.

Sono i lavori successivi che hanno spiazzato.

Nel 1988 Mike è entrato nei Faith No More ma non per questo ha smesso di essere il frontman dei Mr. Bungle, formando, con Trevor e Trey, un perno intorno al quale hanno ruotato musicisti di varie estrazioni per sfornare tre album tra il 1991 ed il 1999: ‘Mr. Bungle’, ‘Disco Volante’ e ‘California’, che è limitativo dire che sono di Rock Sperimentale o di Avant-Garde.

Ciascuno con la propria caratteristica, questi lavori sono un incastonarsi di generi di tutti i tipi, frutto del risultato di un insano genio artistico che ha saputo mescolare, dandovi un senso alquanto disturbato, Metal, Ska, Funk e Free Jazz  oppure il Death con musica elettronica, canzoni infantili ed influenze da colonne sonore od ancora musica hawaiana con quella orientale e quella da circo e così via, chi più ne ha più ne metta, utilizzando un sacco di strumenti per creare una infinità di atmosfere.

Insomma, una band dall’alta ed aperta cultura che non ha mai voluto porsi dei limiti, facendo dell’eclettismo la propria bandiera, che però, nel 2004, si è fermata.

Sono passati 15 anni, la brace è rimasta viva sotto la cenere ed è bastato un alito di vento per ravvivarla.

Nel 2019 il trio storico si ricompone per portare sui palchi la tracklist del primo demo. Un ricominciare da ‘0’ possiamo dire, ma non proprio visti i due nomi, sopracitati, che hanno deciso di coinvolgere. Due elementi, Scott Ian e Dave Lombardo, che, facendo ‘semplicemente il loro sporco lavoro’, hanno ulteriormente irrobustito e reso ancora più granitici questi pezzi che, per circa 34 anni (troppo tempo), sono rimasti chiusi in un cassetto.

Non solo, oltre ai concerti, culminati in tre date a febbraio 2020 a ‘filo pandemia’, il redivivo combo decide di ri-registrare ‘The Raging Wrath of the Easter Bunny’ trasformandolo in un vero album.

Operazione che riesce decisamente bene, soprattutto dal punto di vista degli otorini che, dopo che il Full Length avrà girato ben bene nell’ambiente metallico, dovranno curare parecchie orecchie devastate.

Pur se la stesura dei brani risale al Giurassico il lavoro, nella sua nuova veste, suona decisamente attuale, confermando sia che Mike Patton e soci, per quanto all’epoca giovanissimi (avevano circa 18 anni), sapevano guardare lontano ed avevano già le idee chiare, sia che i fan di oggi vogliono ancora questo, il sano Thrash Metal che definiamo Old School per data di nascita ma che, nonostante le traversie degli anni ’90, è intramontabile. Un moderno Thrash anni ’80, in pratica.

L’attacco sonico è continuo, una bordata dietro l’altra, tutte tirate, con perizia, disinvoltura e professionalità centrando il bersaglio, da chi è ribelle da sempre ed ha grinta da vendere, da chi sa trattare certi argomenti mettendoci anche quella giusta dose di sarcasmo ed impertinenza per essere ascoltato ed anche, diciamola tutta, da chi ha ormai abbastanza esperienza da saper trasformare tutto in devastante Thrash Metal, anche l’ultima edizione dello Zecchino d’Oro.

Di come suonano i cinque non ne dobbiamo neanche parlare, sono maestri nati per fare questo, anzi, questo è nato perché loro, insieme ad altri personaggi incredibili, hanno cominciato a farlo. Il muro ritmico delle chitarre unito alla densità del basso è invalicabile, gli assoli sono ben piazzati, l’assalto della batteria è inarrestabile, l’espressività, la versatilità e l’irruenza della voce colpiscono e scuotono l’anima.

Il tutto è reso ancora più corposo grazie ad una produzione tagliente e cristallina (l’album è stato prodotto direttamente dai Mr Bungle, inciso da Husky Höskulds allo Studio 606 e mixato da Jay Ruston) che ha saputo equilibrare il valore di ogni elemento ed estrarre la natura selvaggia che i pezzi avevano all’epoca portandola ai giorni nostri.

Non solo, per aumentare il valore dell’originale scaletta sono stati aggiunti cinque pezzi, non come bonus-track in fondo al disco ma qua e là, ben piazzati per aumentarne la dinamica: le cover di ‘Speak English Or Die’, brano storico contenuto nell’omonimo album dei S.O.D. (Stormtroopers of Death) e ribattezzata ‘Habla Español O Muere’, ‘Loss For Words’ tratta da ‘Animosity’ dei Corrosion Of Conformity e gli inediti ‘Eracist’, Methematics’ e Glutton For Punishment’.

E’ rimasta invece esclusa ‘Evil Satan’.

Come sulla registrazione originaria l’avvio di ‘The Raging Wrath of the Easter Bunny Demo’ è affidata a ‘Grizzly Adams’, intro o strumentale che dir si voglia, visto il suo minutaggio. I suoi arpeggi e contro arpeggi son degli artigli che lentamente s’insinuano nella carne ed i brevi inserti di tastiere sembrano creare uno spiraglio di luce che però viene subito soffocato dal buio. Pochi attimi e si è già inquieti e nervosi, il giusto stato d’animo per proseguire l’ascolto.

Segue ‘Anarchy Up Your Anus’, la cui narrazione iniziale è stata affidata all’attrice Rhea Perlman. E’ come essere sotto un fuoco incrociato: non c’è scampo da questo pezzo di Thrash nudo e crudo, sparato a mille e con i suoi cori straffottenti e potenti.

Raping Your Mind’, primo singolo, continua la corsa, con il suo riff penetrante, la sua accelerazione smodata, la voce caustica di Mike che vomita rabbia, le Twin Guitars lancinanti e la cavalcata folle centrale.

Hypocrites’ è semplicemente incredibile: una sfuriata Hardcore alla quale segue la versione metal de ‘La Cucaracha’, canzone folk messicana che da allo ‘scarafaggio’ più di un significato.

Quello richiamato dai Mr Bungle è chiaro e non c’è bisogno di tradurlo:

«La cucaracha, la cucaracha

Ya no puede caminar

Porque no tiene, porque le falta

Marihuana que fumar

E’ una ventata d’aria fresca, a cui ne segue, senza pause intermedie, una rovente rappresentata dalla già citata e micidiale versione di ‘Speak English Or Die’, che non ha bisogno di commenti.

Le mazzate continuano con ‘Bungle Grind’, un cambio di tempo continuo ed irrefrenabile, con un indomabile Mike Patton sempre più incazzato.

Segue l’ottima ‘Methematics’, che unisce la tecnica del Thrash tipo Megadeth (giusto per dare un’idea) alla furia punk. E’ un pezzo di alto lignaggio che non fa prigionieri, l’incontro di ieri con l’oggi. Non c’è nulla da dire, questi cinque artisti sanno andare oltre.

Con ‘Erachist’ si esce un po’ dagli schemi ed i Faith No More spuntano fuori. Ci sta … spezzare un po’ l’andatura del disco ci vuole. Molto bello l’assolo tra l’altro.

Ma i Mr Bungle appartenevano all’epoca del ‘suoniamo il più velocemente possibile’ come conferma la tiratissima ‘Spreading The Things of Death’, letale come l’assalto di un crotalo, ed i pezzi successivi che viaggiano verso la fine: la già citata ‘Loss For Words’ (dal pesantissimo ed impressionante finale) e ‘Glutton for Punishment’.

Chiude alla grande ‘Sudden  Death’, una carica marziale potente e malvagia dalle molteplici andature e dalle tinte fosche per la quale è stato pubblicato un video la cui regia è stata affidata a Derek Cianfrance (‘The Place Beyond The Pines’) amico e fan di Patton.

Si esce da questo album un po’ demoliti ma soddisfatti. Questi non più giovanissimi leoni hanno ancora gli artigli affilati accidenti … e ‘The Raging Wrath of the Easter Bunny Demo’ è un ottimo lavoro, senza pause o punti di rottura.

Poi, c’è anche chi può pensare che questa sia una tirata commerciale, che ai Mr Bungle di oggi piaccia vincere facile … hanno anche dovuto comporre pochissimo per tirare fuori un album del genere e di abilità ed esperienza per dare ai fan quello che vogliono ne possono riempire i vagoni di un treno.

Fosse anche così, chi se ne frega!!! ‘The Raging Wrath of the Easter Bunny Demo’ raggiunge lo scopo. Godiamocelo e vediamo cosa succede.

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