Recensione: The Räuber
E’ il caso di parlare di “Bonfire Opera Rock” per questa nuova fatica da studio di una delle melodic rock band tedesche per eccellenza. Infatti l’album, che segue Double X, del 2006, nasce dalla collaborazione con il direttore d’orchestra Pierre Walter Politz, che chiese a Claus Lessmann e Hans Ziller di musicare per lui l’opera di Friedrich Schiller “Die Räuber” (I Masnadieri).
Nonostante i tentennamenti iniziali di Lessman e Ziller, che senza troppi fronzoli risposero di odiare il teatro, il riadattamento in chiave hard rock dell’opera teatrale si dimostrò presto più fattibile del previsto, non snaturando affatto il sound della band, e, soprattutto, risultando all’ascolto del tutto alla stregua di un tradizionale concept-album.
Il titolo dell’album, nonché dell’intro di apertura, è un misto inglese-tedesco dalla dubbia interpretazione, ma che anticipa il bilinguismo che qua e là affiorerà nelle composizioni.
Spogliata l’opera di gran parte delle sue caratteristiche, prima fra tutte la poetica, la band di Ingolstadt si concentra sui temi principali, quali l’amore, la ribellione, il dolore, il tempo, evitando accuratamente di perdersi in critiche o giudizi socioculturali, e puntando dritto al nocciolo della questione, con composizioni dirette e accattivanti, in tipico stile Bonfire.
Ecco quindi che il duo “Bells Of Freedom”/”Refugee Of Fate” risulta una dichiarazione d’intenti che non fa prigionieri, e soprattutto, candida le due song a migliori dell’intero platter.
Impossibile non citare l’altra grande melodic rock band tedesca, i Fair Warning, per chi scrive, sull’olimpo insieme ai Bonfire, forse più heavy in questo frangente grazie anche al triple axe-attack e a un sound ruvido e graffiante.
I momenti soft sono affidati a power ballad davvero pregevoli, come “Love Don’t Lie”, la sensazionale “Do You Still Love Me” e “Let Me Be Your Water”, sostenute da una sezione corale tipicamente AOR, mentre riprendono l’energia e l’immediatezza del duo iniziale le anthemiche “Black Night”, “The Good Die Young” e “Time”.
Pollice verso per le due song cantate in tedesco “Blut und Tod” e “Lass die Toten schlafen”, entrambe troppo distanti a livello qualitativo per la lingua dannatamente anti-melodica, ma anche per la struttura fuori luogo, problema che si ripresenta anche in “Hip Hip Hurray”, quasi una canzoncina per bambini, guarda caso presente anche in versione tedesca come bonus track.
Rimangono da gustare le versioni acustiche (anche queste bonus track) di “Love Don’t Lie” e “Do You Still Love Me”, azzeccatissime anche in questa veste – e come potevano non esserlo? – di encore, ciliegina sulla torta di quello che per molti – compreso il sottoscritto – sarà probabilmente il miglior disco dei Bonfire dai tempi di Point Blank.
Tracklist:
1. The Räuber
2. Bells of Freedom
3. Refugee Of Fate
4. The Oath
5. Blut und Tod
6. Love Don’t Lie
7. Black Night
8. Hip Hip Hurray
9. Do You Still Love Me
10. Let Me Be Your Water
11. Lass die Toten schlafen
12. The Good Die Young
13. Time
14. Father’s Return
15. Love Don’t Lie (Acoustic Mix)
16. Do You Still Love Me (Acoustic Mix)
17. Hip Hip Hurray (dt. Version)