Recensione: The Re-Mastered Plan
Trovare informazioni riguardanti questa band statunitense è stata un’impresa molto ardua, ma alla fine le ricerche hanno dato i loro frutti.
Sono ormai passati vent’anni dalla pubblicazione di “Master Plan” e l’italica Minotauro Records ha deciso di togliere un po’ di polvere da questo lavoro e proporre quella che poi verrà ribattezzato come “The Re-Mastered Plan”.
Desidero, prima di ogni altra cosa, parlarvi della minuzia con cui è stato prodotto il cofanetto che ho tra le mani, una versione in cartonato che contiene cinque foto promozionali, due CD ed un DVD, qui ripresentati in formato “mini-LP” . A completare il tutto, troverete anche delle veline di plastica dove potrete inserire ogni singolo disco, prima di riporlo nell’apposita custodia.
Piccola postilla per “In Your Home – In Your Head”, il divertente DVD della durata di circa trenta minuti scarsi, contenente tracce live, aneddoti e gag, tutti narrati dal frontman Steve Gaines.
Bene, fatto questo, ora, posso iniziare a raccontarvi la storia dei Tactics….
Gruppo statunitense, nato nel 1986 da un’idea di Steve Gaines (ex- Anger As Art, Abattoir, Bloodlust, Bitch, Pagan War Machine, Dreams Of Damnation) al quale si uniscono il chitarrista Danny Blaze ed il batterista Tommy Montes. Dopo aver registrato “Take No Prisoners, Spare No Lives”, vengono subito catapultati in tour, suonando al fianco di artisti del calibro dei Motörhead. Questa fase così fortunata termina in breve tempo e nel 1987 Gaines decide di tornare insieme ai Bloodlust, gruppo che purtroppo ebbe poca vita, tanto da sciogliersi nel 1989. A questo punto, trovandosi con tante idee nella testa e nulla di concreto, Steve conosce il chitarrista Sin Quirin ( Ministry, RevCo, Supermanic) ed il batterista Rigo Amezcua (ex-Terror, Agent Steel).
Il primo accompagnerà il frontman fino all’epilogo della band, avvenuto nel 1999, mentre il secondo verrà sostituito da JD Flores che concluderà la sua carriera con i Tactics nel 1995. E’ proprio in questo lasso di tempo che il gruppo sforna quello che sarebbe diventato l’album di maggior successo e che li avrebbe fatti conoscere anche fuori dagli Stati Uniti, mi riferisco al già citato “The Master Plan”, platter datato 1991 e contenente 9 brani.
Ma ritorniamo a questo re-mastered.
Come detto in precedenza, il box – set presenta due CD per un totale di 20 tracce, ovviamente non le analizzerò in toto, ma vi parlerò di quelle più incisive e significative, iniziando con “The Master Plan”, brano contraddistinto dal suono roccioso ed incontaminato della chitarra che accompagna l’ugola tagliente di Gaines.
Se nel primo brano si è lasciato spazio ad un sound più orientato verso lo speed/thrash, con “Hard Times” riscopriamo un vecchio (per modo di dire) classic metal, che fa rivivere le musicalità dei Metal Church.
“Hard Times” è un pezzo a dir poco esaltante con un drumming dinamico e martellante che apre la strada ad un riffing granitico e potente.
Con “Leave Me Alone”, ritroviamo anche un pò di Metallica, per intenderci quelli dell’era “Ride The Lightning”.
Questo brano, emerge in particolar modo sui successivi per il suo duro e puro refrain dato dalla fusione tra la sei corde e la batteria. Il suono così prodotto, verrà poi sporcato dalla voce di Steve che, palesemente, si rifà a quella di Hetfield.
Una sorta di tributo ai thrasher oppure una contaminazione della Bay Area che, in quel periodo, imperversava nel Paese a Stelle e Strisce?! Mah!
Per quanto riguarda le altre tracce, ad eccezione di due soli brani, che andrò a descrivervi in seguito, tutti gli altri, soprattutto quelli del primo CD, seguono bene o male lo stesso filone e non si discostano dalle sonorità precedentemente analizzate.
Ma veniamo al dunque, quando ho ascoltato “Beautiful Day For A War (Overproducer)” e “I Don’t Believe”, ho sgranato gli occhi pensando di aver sbagliato disco. Perché? La prima traccia segue un’impronta acceptiana, suono quadrato con un incedere sicuro; due buoni presupposti per un ottimo groove.
La seconda invece è quella che si discosta da tutto ciò che ho ascoltato fino ad ora. E’ caratterizzata da un sound cadenzato, molto oscuro, quasi doom, che fa da colonna portante alla voce camaleontica ed enigmatica di Gaines…quasi ad emulare quella del nostrano Steve Sylvester (no, non mi prendete per pazza..le orecchie mi funzionano ancora bene! – ndr).
Ma veniamo alla nota dolente, quella che è stata decisiva per la scelta del voto…la registrazione.
I due dischi presentano un totale disequilibrio tra le diverse tracce, si va da quelle con suoni molto ovattati come la già citata “Leave Me Alone”, fino ad alcune che stridono sulla gamma medio-alta, ne è un esempio “Beautiful Day For A War (Overproducer)”.
Questo diventa maggiormente evidente nel secondo platter, dove le tracce inserite sono quelle che ripercorrono la carriera dei Tactics dal 1993 al 1996, cosa che non è così marcata nel primo disco, dove i brani raccolti sono esclusivamente del 1991.
Un vero peccato…
In conclusione, questo gruppo aveva tutte le carte in regola per sfondare, sia sul mercato statunitense che su quello europeo, ma come spesso accade, bisogna essere sempre nel posto giusto al momento giusto.