Recensione: The Restoration – Joseph: Part II
Dopo cinque mesi dall’uscita della prima parte del concept, questo inizio di 2024 vede Neal Morse in testa a tutti con l’uscita del capitolo secondo. Parliamo infatti del doppio album che va a comporre una sorta di musical dedicato alla storia di Giuseppe e i suoi fratelli. Vista la consistenza del concept, Neal ha preferito non pubblicarlo come doppio album ma dividere a distanza di tempo l’uscita dei due capitoli. A sua detta è stato un piacere e un divertimento comporli, vediamo se anche noi ascoltatori possiamo dirci soddisfatti arrivati in fondo al racconto biblico rivisitato in chiave rock.
La storia riprende dal momento dell’ingiusta cattura di Giuseppe. L’opener “Cosmic Mess” è un altro bell’avvio targato Neal Morse. Composto inizialmente su note di pianoforte, il pezzo incipitale del disco si rivela brioso e propone Neal a suo completo agio anche come strumentista e batterista.
In “My Dream” ritroviamo le voci di Nick D’Virgilio e Ross Jessings (oltre a quella di Neal) e domina la melodia e il rock solare, che lascia spazio a sonorità più rocciose nella seguente “Dreamer in the Jailhouse”, del resto stiamo attraversando il periodo di prigionia di Joseph…
“All Hail” è un pezzo più articolato, colpisce per la sua sezione centrale psichedelica e il bell’assolo di tastiera tra sesto e settimo minuto. Dopo l’intermezzo temporalesco “The Argument” (con l’ennesima e immancabile parte a cappella stile Gentle Giant) è la volta dell’energica “Make Like a Breeze”, un brano trascinante con Ted Leonard a sfoggiare il suo range vocale stellare.
Siamo quasi al giro di bosa dell’album e in uno dei momenti più ispirati del disco. Superata una rapida ripresa dell’overture, infatti, è con piacere che iniziamo ad approcciare uno dei pezzi più musical oriented, ossia “I Hate My Brothers”. Neal Morse dà il meglio quando sconfina in questi territori. Come nell’altra recente hit “Slave Boy” ritroviamo l’impianto corale, l’uso del sax e il pensiero ritorna ai momenti più tirati di Snow. Va aggiunto il fatto che i testi toccano un tasto dolente: è possibile amare il Dio d’amore ma al contempo odiare chi ci ha fatto del male?
Dopo tanta energia, un momento riflessivo dai ritmi compassati sarebbe l’ideale a livello narrativo; Neal ha sempre a cuore la coesione il bilanciamento dei suoi concept, non a caso propone “Guilty as Charged”, ballad di sicuro refrigerio anche per via della presenza di archi.
E siamo alla resa dei conti. Come narra la Genesi, Giuseppe, una volta liberato grazie ai suoi poteri di oniromante, cerca di incastrare i propri fratelli per vendicarsi del loro tradimento. Di questo parla “Reckoning” e “Bring Ben”, pezzo con primi secondi a cappella e poi con un prosieguo variegato ed eclettico che è un vero piacere all’ascolto.
La catarsi finale è dietro l’angolo. S’inizia con il lungo crescendo di “Freedom Road”, cui seguono gli otto minuti di “The Brothers Repent / Joseph Revealed”, nel corso dei quali succede di tutto. Se si può trovare un difetto al genio di Neal Morse forse questo sta proprio nell’eccesso di pomposità nei ripieni che in questo caso diventano troppo saturi e sostenuti eccedendo nel pathos.
Il concept si chiude con un trittico davvero frizzante. In “The Restoration” ritorna brevemente la voce femminile di Talon David; in “Everlasting” c’è lo spazio per un assolo di chitarra stellare, percussioni alla “Re leone” e cori a profusione. Pleonastica la conclusiva “Dawning of a New Day (God Uses Everything for Good)”, ma anche in questo caso il messaggio è importante, la teodicea prevale e tutto si chiude in gloria (è il caos di dirlo!).
Joseph pt II è di poco inferiore al capitolo iniziale e non raggiunge la qualità di Jesus Christ the exorcist ma parliamo sempre e comunque di musica di qualità. La voce di Neal Morse fa da protagonista e non manca il solito ventaglio sonoro flamboyant. Il 2024 inizia bene per i progster, aspettiamo altre uscite promettenti e nel frattempo iniziamo già a chiederci quale sarà la prossima storia vorrà mettere in musica il buon Neal.