Recensione: The Rise
Il mio approccio con i Balrog nasce nella fredda notte che segna la fine dell’inverno appena trascorso, quando i cinque varesotti, il 21 marzo 2008, aprono per i veterani Skanners la Loro data al Motorockas di Mozzate(Co). L’idea che mi feci del combo lombardo fu di assoluta dedizione alla causa del Metallo, come ben testimoniato dalla prova sullo stage del locale più introvabile della zona. Cenni di storia: i nostri calcano le scene dal 2003 e, dopo un po’ di esperienza live, nel 2005 fanno uscire il Loro esordio, semplicemente intitolato “demo”. Segue lo split con il singer originario e dietro il microfono si piazza Robertone Pavesi, già noto nella zona e con il quale pubblicano la versione HM de la Marseillaise, l’inno nazionale di Francia. Si collezionano alcuni concerti importanti – anniversario del Rugby Varese, Ottombre Fest – , finché quest’anno vede la luce The Rise, il Loro secondo lavoro autoprodotto, contenente sette brani.
The Wait apre il disco all’insegna dell’HM diretto made in Usa: ritmiche serrate con quel vago sapore di Metal Church che tanto fa bene al Metallo. At the Black Gates colpisce ancora nel segno in nome degli Helstar, proprio per via della voce al vetriolo e al susseguirsi degli intrecci chitarristici, la title track è la risposta epica dei Balrog alla lezione impartita dai Manilla Road, mentre Shadows pesca a piene mani – e chitarre – nella Nwobhm che fece dei Saxon gli Stallions of the Highway del movimento. Tears è un’interessante strumentale, Change Woman For Hell stupisce per il cambio di atteggiamento adottato dai Nostri: accanto all’irruenza metallica lombarda convivono inserti melodici di pregevole fattura e Perpetual Circle, il pezzo numero sette, chiude The Rise all’insegna dell’heavy metal intransigente a stelle e strisce, a metà fra Vicious Rumors e Savatage.
I Balrog di certo non difettano in quanto a compattezza e fede, quello che va sistemato per il futuro è il bilanciamento fra i singoli strumenti con l’ugola di Roberto “The Rock” Pavesi, ancora troppo acerba in molti passaggi e alla continua ricerca delle tonalità alte, anche quando non servirebbe. Nonostante questo appunto, The Rise è un lavoro ferocemente heavy metal per gente che vuole heavy metal, con i tipici difetti di un gruppo che deve ancora trovare la propria maturazione. Punto e basta.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Tracklist:
01. At the Black Gates
02. The Rise
03. Shadows
04. Tears
05. Change Woman For Hell
06. Perpetual Circle
Line-Up:
Roberto Pavesi: Vocals
Stefano Luoni: Guitars
Andrea Tibiletti: Guitars
Andrea Bossi: Bass
Tommaso Colombo: Drums