Recensione: The Robe
Secondo disco della band inglese, degno predecessore del blasonato (e vendutissimo) “Spellbound”. In pochi hanno l’onore di avere nella propria collezione i primi dischi dei Ten. Spero di invogliarvi con una recensione di un album classic Metal, forse l’unico genere in grado di accoppiare i defenders e i maniaci dell’aor: climi epicheggianti, con tocchi sinfonici, come ad testimonia la superlativa la title-track di 9 ricchi e perfetti minuti, imperlati sul finale da un coro lirico arrangiato con grandissima classe, che accompagna la calda voce di Gary Hughes sul trascinante refrain finale.
Rimango sull’epico, che e’ cio’ che mi colpisce di piu’ in un disco come questo. Piccolo capolavoro e’ “Fly Like An Eagle”, in cui le tastiere danno quel tocco di maestosita’ e di pacatezza al tempo stesso.
Per far capire quanto i Ten siano anche molto “AORizzanti” cito “Standing On The Edge Of Time”, delicata ballad dal chorus arioso e anthemico, ma romanticissime e coinvolgenti, mai smielate, sono le ballate “You’re In My Heart” e “Someday”. Splendide anche l’orientaleggiante “Arcadia” – il tema orientale è quasi un “must” in un disco dei Ten – e la combattiva “Battlelines”.
Sicuramente un gradino sopra tantissime rock-band che fanno del pop e dell’immediatezza la loro arma vincente, dimenticando spesso caratteristiche fondamentali quanto innate come la classe e la capacità tecnico-compositiva. A tale proposito mi permetto di esortarvi ad ascoltare l’assolo di Burns in “Standing On The Edge Of Time”… Da brividi.
Un disco che nessun amante dell’ AOR dovrebbe concedersi il lusso di non possedere.
Tracklist:
1. The Robe
2. Bright on the Blade
3. Standing on the Edge of Time
4. Virtual Reality
5. Arcadia
6. Battlelines
7. You’re in My Heart
8. Fly Like an Eagle
9. Ten Fathoms Deep
10. Someday