Recensione: The Sad Wonder of the Sun

Di Alessandro Calvi - 19 Dicembre 2017 - 11:43
The Sad Wonder of the Sun
Band: Ecnephias
Etichetta:
Genere: Gothic 
Anno: 2017
Nazione:
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78

A due anni dal precedente e omonimo “Ecnephias“, che doveva segnarne una sorta di rifondazione, di ripartenza da zero, esce questo nuovo “The Sad Wonder of the Sun“. Gli Ecnephias e il loro mastermind Mancan non sono un gruppo che si sia mai adagiato sugli allori, ogni loro uscita è stata segnata da una evoluzione, un cambiamento, una continua ricerca di nuove sonorità con cui sperimentare. Chi, come il sottoscritto, ha potuto osservare la loro carriera in diretta, fin dai primi demo, troverà nel loro percorso una coerenza e una genuinità che raramente si riscontrano in altri gruppi, spesso più interessati a trovare ciò che più “vende” in quel momento che ad andare alle radici di ciò che veramente vogliono suonare. Chi dovesse, invece, prendere tutta la loro discografia in mano e ascoltarla in ordine sparso o tutta di fila, avrebbe forse un’idea schizofrenica della loro proposta: gothic, death, reminiscenze doom, rock, melodie mediterrane, atmosfere dark, etc. ma anche questo è parte del bello degli Ecnephias, ogni loro nuova uscita è sempre una sorpresa.

Il precedente “Ecnephias” è stato, probabilmente, il punto più alto raggiunto da Mancan e soci finora. Un disco di rara bellezza ed equilibrio, a giudizio di chi scrive assolutamente tra i migliori non solo in quell’anno, capace di confrontarsi ad armi pari con nomi ben più blasonati del panorama mondiale.
Dopo un simile picco, in cui il gruppo lucano sembrava aver trovato il giusto e perfetto sound che mescolava gothic, rock e melodie mediterranee, cosa ci si poteva aspettare da questo nuovo “The Sad Wonder of the Sun“?
La risposta è semplice e quasi scontata per chi conosce la band: non la stessa minestra, ma qualcosa di ancora diverso.
Da amante di quel disco ammetto che sia stato un po’ difficile, questa volta, digerire il cambiamento, proprio perché ne volevo ancora. Ma questo non significa che “The Sad Wonder of the Sun” non sia altrettanto pieno di qualità. Rispetto ad “Ecnephias” spinge ulteriormente sotto il profilo delle influenze mediterranee e, in questo, potremmo dire che raggiunge davvero quel sound che Mancan stava cercando da tempo.
Il risultato è un disco meno violento dei precedenti, meno pesante, con meno chitarre distorte, più rock e melodico, con tanti arpeggi di chitarra acustica, ma senza dimenticare la propria dimensione gothic-dark. Certamente ascoltandolo tornano alla mente i Moonspell, gruppo spesso citato da Mancan come ispirazione, ma il sound di “The Sad Wonder of the Sun” va ben oltre e giunge a un livello di fusione tra l’autentica anima mediterranea, la sua musicalità, i suoi riferimenti culturali, che il gruppo portoghese non ha, probabilmente, neanche mai cercato.
Per citare Goethe “Dove c’è molta luce, l’ombra è più nera”. Credo non ci sia frase che descriva meglio “The Sad Wonder of the Sun“, un album pienamente e incontrovertibilmente folk nelle sue sfumature mediterranee e “meridionali”, un album che, in virtù di questi elementi, ci si aspetterebbe essere solare, allegro, gioviale. Effettivamente tutto questo lo si può trovare, ma Mancan e company sembrano quasi volerci dire: “guarda che questa è solo la superficie, sotto c’è altro” e questo “altro” noi lo percepiamo per tutta la durata della tracklist come qualcosa di strisciante, sempre presente e oppressivo, a dare a ogni brano una purissima connotazione gothic-dark, pur nel loro essere melodici.

Se sotto il profilo qualitativo non possiamo che definirci assolutamente soddisfatti e ancor più lo possiamo dire come critici per il coraggio e la voglia di continuare a sperimentare ed evolvere facendo qualcosa di sempre nuovo, non possiamo però esimerci dal fare, per una volta, l’avvocato del diavolo. In un mercato fortemente orientato verso certe sonorità, verso un certo modo di intendere il gothic e il dark, come espressione di paesaggi brumosi, innevati, perennemente avvolti dalla nebbia e immersi in un eterno crepuscolo dove la luce è pressoché bandita, temiamo che la proposta degli Ecnephias possa risultare indigesta. Ci vuole testa per capire fino in fondo “The Sad Wonder of the Sun” perché è un disco solo apparentemente semplice e che, come dicevamo prima, nasconde moltissimo sotto una superficie di melodie mediterranee orecchiabili. Il nostro augurio è che gli Ecnephias continuino per la loro strada, senza guardare in faccia a nessuno, e che continuino a sfornare album come questi, ma il rischio è che raccolgano meno di quanto abbiano seminato.

Per concludere: a due anni di distanza da “Ecnephias“, Mancan e soci tornano con “The Sad Wonder of the Sun“, un CD che segna una ulteriore evoluzione del sound della band lucana, andando ulteriormente verso un incremento delle melodie mediterranee. Il risultato è un disco estremamente interessante, profondamente gothic-dark, ma in maniera personale ed originale, di altissima qualità e, proprio per questo, non rivolto al grande pubblico. Il nostro consiglio è di ascoltarlo, con una mente aperta e scevra di preconcetti. Al primo passaggio nel lettore potrà risultare ostico, forse anche incomprensibile, addirittura potrebbe non piacere, perché decisamente distante da quello che normalmente si accosta al termine “gothic”, ma pezzo dopo pezzo vi assicuriamo che vi si aprirà un mondo nuovo. Dategli una possibilità.

Alex “Engash-Krul” Calvi

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