Recensione: The Sane Asylum
Non si può capire l’importanza dei californiani Blind Illusion senza ripercorrere la storia del thrash, specificamente quella della seconda metà degli anni ottanta.
Tralasciando i Celtic Frost che, per quanto fossero geniali e innovativi, facevano storia a sé; occorre concentrarsi sui Watchtower che, nel 1986, pubblicarono un LP dal titolo “Energetic Disassembly”. Fu la svolta: nel periodo in cui le thrash band erano impegnate a sfornare lavori in cui la parte principale era la ferocia sonora, i texani cercarono di dimostrare – riuscendoci benissimo – che aggressività e grande tecnica potevano convivere, dando origine a canzoni elaborate e complesse. Ciò, oltre che una svolta, determinò la nascita del thrash tecnico o «techno thrash», com’è oggi definito. Nascita che non corrisponde, a parere di chi vi scrive, al debutto degli Juggernaut (come alcuni asseriscono): “Baptism Under Fire” è «solo» speed metal suonato da abili strumentisti, invece che una vera e propria filosofia compositiva riconducibile al techno thrash, appunto.
In tale ambiente si collocano quindi i Blind Illusion, formatisi nel 1978 attorno alla figura del cantante-chitarrista Marc Biedermann; carismatico personaggio che rappresentò il cardine su cui ruotò una serie impressionante di cambi di line-up e di musicisti. Fra i quali valgono la pena di essere ricordati John Marshall, per la sua militanza nei Metal Church; Larry Lalonde, chitarrista dei Possessed; e Les Claypool, geniale e talentuoso bassista «freak» che sembrava dovesse occupare il posto, nei Metallica, dello scomparso Cliff Burton.
Alla fine di questo tormentato periodo, in cui furono pubblicati quattro demo-tape (uno di questi prodotto da Kirk Hammett, amico di Les Claypool), la band sembrò assestarsi con Biedermann al microfono, Lalonde alla chitarra, Claypool al basso e Mike Miner alla batteria.
Ed è con questa formazione che, nel 1988, viene registrato “The Sane Asylum”: da prog rock band, i Blind Illusion hanno sedimentato le influenze che i membri hanno portato nel tempo, giungendo così al prototipo del techno thrash. L’album può contare su composizioni variegate e ricche di molti ingredienti: linee vocali al vetriolo ma mai sguaiate, cambi di tempo, soli schizofrenici, improvvisi colpi di scena (per capire di cosa s’intende, basta ascoltare “Death Noise”…). Poi, riff terremotanti, suoni dinamici, «strapazzi» alle chitarre, episodi acustici alternati con altri caotici e, come se non bastasse, un basso che spesso balza fuori dalla canzone per fare accordi, slide, slap e quant’altro viene partorito dalla creatività di Claypool. E così, il capolavoro è servito. La produzione, curata dallo stesso frontman, è buona e in linea con i migliori prodotti similari dell’epoca. I testi, come spesso avveniva in tale ambito, rappresentano una critica – anche dura – verso la politica, la guerra e la società.
Prima degli Annihilator, prima dei Mordred, prima dei Wrathchild America di “3-D”, prima dei Toxic di “Think This” e contemporaneamente a gente del calibro di Coroner, Death Angel, Sieges Even, Voivod e Mekong Delta, i Blind Illusion furono indiscussi protagonisti della tecnicizzazione del thrash. Che, a sua volta, diede origine a quella del death.
Poco altro da aggiungere: “The Sane Asylum” è un full-length cattivo, storico, bellissimo, fondamentale.
Stefano “fulcanelli” Gardini
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Track-list:
1. The Sane Asylum 1:37
2. Blood Shower 3:53
3. Vengeance Is Mine 5:29
4. Death Noise 7:08
5. Kamakazi 5:06
6. Smash The Crystal 3:29
7. Vicious Visions 6:17
8. Metamorphosis Of A Monster 6:39
All tracks 40 min. ca.
Line-up:
Marc Biedermann – Guitar and vocals
Larry Lalonde – Guitar
Les Claypool – Bass
Mike Miner – Drums