Recensione: The Scourge Of The Light
Condannati a combattere. Se si volesse cercare un motto per descrivere al meglio il destino degli Jag Panzer, il titolo della prima traccia di questo nuovo album sarebbe perfetto. La loro storia parla di uno scioglimento prematuro all’alba del 1987 e di una successiva reunion nel 1994, sicuramente un’epoca che ha creato parecchie difficoltà, visto l’arrivo della corrente grunge. Gli americani, però, non si sono dati per vinti ed hanno sfornato ottime produzioni caratterizzate da continui cambi di line-up (ricordiamo che di qui passò anche Chris Broderick, chitarrista ora in forza nei Megadeth), sino ad arrivare ad oggi con The Scourge Of The Light.
Innovatori a suo tempo nell’ambito dell’heavy/power metal americano, oggi gli Jag Panzer si assestano su livelli che, pur tenendo fede alla loro storia, non raggiungono i picchi di qualità espressi in passato con piccoli/grandi capolavori quali il debuto Ample Destruction o Casting The Stones. Questo non significa, però, che il nuovo disco sia sgradevole o brutto, ma solamente che si tratta di un lavoro differente dai suoi predecessori per tanti motivi, primo fra tutti il fatto che dall’ultimo di essi lo separa una distanza di ben sette anni.
Da un lato, il maggiore controllo sulle parti più veloci implica, nei brani di The Scourge Of Light, un impatto meno fine a sé stesso ed un guadagno di spazio da parte delle sezioni più riflessive e marziali. Infatti man mano che si procede con l’ascolto, si nota sempre di più come i tempi non siano veloci e simil-thrash, ma molto più cadenzati e votati all’epicità. Questa volontà di ridurre in parte le sezioni più speed, porta ad una semplificazione generale dei pezzi, i quali contengono meno fronzoli che in passato e si fanno apprezzare per una presa più live.
Sia chiaro, questa premessa non vuol dire che la band abbia abbandonato il proprio stile, ma soltanto che ha cercato un modo naturale per evolversi all’interno di un sound che le appartiene di diritto ed i risultati hanno portato alla creazione di un disco valido e solido.
The Scourge Of Light si apre con Condemned To Fight e la sua intro barocca, per poi virare sulla melodia estremamente coinvolgente che caratterizza invece The Setting Of The Sun, pezzo che mette in evidenza l’ottimo lavoro del cantante Harry “The Tyrant” Conklin e che si rivela essere una semi-ballad con tanto di sezione d’archi. La cadenzata Bringing On The End è un esempio di puro heavy metal anni ’80 con un assolo che finalmente scioglie le briglie e parte a tutta velocità, mentre la successiva Call To Arms si apre con un coro femminile per poi sfociare in un brano che somiglia non poco a quanto fatto dai Saxon nei tempi d’oro.
Puzza di Judas Priest la seguente traccia, quella Cycles che porta in grembo sonorità che ricordano i preti di Giuda ed in particolare i loro esperimenti in occasione del bistrattato Jugulator. Overlord è poi una canzone potente e quadrata con un approccio vocale simile a quello del Blaze Bayley solista, ma tutto sommato non riuscitissima e, a conti fatti, si tratta del pezzo più banale e meno carico dell’intero lotto. Let It Out, invece, tributa il grande Ronnie James Dio con un brano che non avrebbe sfigurato nel suo repertorio più heavy ed Union si presenta come una marziale ed emozionante canzone sulla fratellanza metallica, forse un po’ scontata, ma comunque abbastanza ben riuscita.
Chiudono il disco i due pezzi più lunghi della tracklist, cioè Burn e The Book Of Kells. Se la prima si candida come top assoluto dell’album con i suoi cambi d’atmosfera e d’umore, la seconda risulta invece un po’ troppo prolissa nel ripetere lo schema iniziale.
Insomma, quello degli Jag Panzer è un lavoro piacevole e scorrevole, certamente ben fatto e che mostra un’evoluzione ammirevole del sound tipico della band. L’ennesimo plauso va al vocalist Harry Conklin, qui autore di una prova maiuscola e che dimostra ancora una volta la sua versatilità nell’approcciarsi alle diverse atmosfere create dai compagni di gruppo. La pecca che, però, mi sento di evidenziare, è la parziale mancanza di focalizzazione dei brani, soprattutto nella seconda parte dell’album, che spiazza un po’ nel ritrovarsi brani come la quasi hard rock Let It Out subito dopo le pesanti note di Overlord. Si tratta certamente di un fattore che influenza l’andamento del disco, ma a conti fatti, si può dire che, oltre a qualche fisiologico calo d’ispirazione, altri difetti non ce ne siano ed il tutto scorre in maniera sufficientemente piacevole.
Nel complesso, quindi, un’uscita non certo fondamentale per la storia del gruppo, ma un tassello che riporta a galla una realtà solida e determinata a far ancora parlare di sé. In ogni caso, ben tornati, Jag Panzer.
Andrea Rodella
Tracklist:
1 – Condemned To Fight
2 – The Setting Of The Sun
3 – Bringing On The End
4 – Call To Arms
5 – Cycles
6 – Overlord
7 – Let It Out
8 – Union
9 – Burn
10 – The Book Of Kells
Durata: 48:47 min.
Lineup:
Harry “The Tyrant” Conklin – Vocals
Christian Lasegue – Guitar
Mark Briody – Guitar, Keyboards
John Tetley – Bass
Rikard Stjernquist – Drums