Recensione: The Second Coming
I Lord furono una delle tante band attive durante gli anni ottanta nella florida scena statunitense, sebbene scarseggino le informazioni nei loro confronti posso dirvi che questo “The second coming” fu il loro unico disco e che finalmente grazie all’interessamento della Hot Metal Records questo platter è stato ristampato in formato digitale.
Lo stile dei nostri quattro matellari affondava nella tradizione classica del metal americano di quegli anni senza però disdegnare influenze molto forti provenienti dalla NWOBHM e dai gruppi britannici di quel periodo, specialmente i primi Iron Maiden del periodo di Paul DiAnno. Ottimo Guy Lord attivo anche nei BloodLust americani, la sua voce versatile e tecnicamente ineccepibile si rivela la principale arma vincente del sound dei Lord, in tutte le tracce di questo “The second coming” emerge la sua preparazione e il suo talento. La produzione del disco, unica nota dolente dell’intero lavoro, è veramente poco professionale, in pratica il vinile dell’epoca, edito dalla fantomatica Golden Bear Records, è stato riportato fedelmente in formato digitale con tutte le sue imperfezioni e i suoi difetti sonori. Direi che questa uscita è mirata semplicemente a un pubblico appassionato e interessato alle uscite minori del panorama statunitense degli anni ottanta. Non siamo di fronte a un classico, io non sono favorevole a questa smania di classicismo che identifica in qualsiasi prodotto di quell’epoca una pietra milirare del metal. Quindi leggete attentamente le mie parole, ponderatele, prima di gettarvi alla ricerca di un disco che sinceramente non rappresentò un lavoro fondamentale e che non cambiò le sorti di un genere come il metal americano. Con questo non voglio sminuire la validità delle composizioni dei Lord le quali possiedono spesso un mood crescente e molto convincente fin dal primo ascolto. Il target del gruppo era certamente un pubblico piuttosto eterogeneo che poteva apprezzare sia pezzi veloci e diretti ma anche composizioni più morbide e cromate. Alcuni pezzi del disco possiedono infatti un potenziale commerciale davvero innegabile e potevano competere con le hit più blasonate dei gruppi heavy-rock di quel periodo sebbene i Lord non riscossero mai particolari risultati commerciali.
La prima “Promises” è uno dei pezzi più morbidi del disco, presenta una chiara struttura hard rock dal forte appeal romantico e decisamente commerciale, sicuramente il pezzo è molto coinvolgente ed efficace ma rappresenta molto superficialmente la musica dei Lord. Già dalla successiva “Burning” si percepisce la reale anima artistica dei Lord e si assaporano nettamente le strutture heavy del loro sound, qui la band americana spazia agilmente tra canoni classici e influenze della NWOBHM riuscendo a sfornare un brano potente e dinamico. Ottima “Mr death” che sfodera una poderosa interpretazione vocale e un rifferama affilato sebbene mai particolarmente elaborato e tecnico. La sorpresa del disco è senza dubbio “The end”, ossia la cover del celebre pezzo dei The Doors interpretata dal bravo Guy Lord in maniera identica a Jim Morrison, vi garantisco che mi è corso un brivido sulla schiena ascoltandolo. Il disco si incendia con le successive “Snow” e “Love machine”, due pezzi veramente aggressivi e compatti dove i Lord si cimentano in strutture classiche che rimandano chiaramente alla tradizione americana degli anni ottanta. Bella pure “Back to asylum” una nuova prova di carisma e aggressività da parte dei quattro amricani in questione. La conclusiva “Leather queen” è uno dei brani più catchy del disco con il suo mood heavy rock dal forte appeal live, senza dubbio un brano semplice ma efficace.
Il giudizio finale sul disco è certamente positivo sebbene non ci sia nulla di sorprendente nella musica dei Lord. Non precipitatevi alla ricerca di un platter del genere a meno di un reale interessamento nei confronti della scena americana degli anni ottanta e delle sue realtà più nascoste.
1 Promeises
2 Burning
3 Mr death
4 The end (The Doors)
5 Snow
6 Love machine
7 Back to asylum
8 Leather queen