Recensione: The Seven Gates
I Frostmourne devono essere dei medium, perchè l’ascolto di questo The Seven Gates è stato, per me, meglio di una seduta spiritica. Questa giovane band di Tarvisio in provincia di Udine, nata dall’unione di ex membri di band già attive della zona quasi per caso e sicuramente per divertimento, con il loro primo lavoro in assoluto mi ha dato l’impressione di essere decisamente in grado di risvegliare i morti visto che, mettendo insieme influenze prese dal thrash metal più violento e dal death più abrasivo, è riuscita a ricreare un sound che non si sente più tanto facilmente: puro vintage metallaro.
Dai riferimenti che leggo nella bio allegata al CD presumo che questo processo sia stato, in qualche modo anche abbastanza inconsapevole, salvo per i sempiterni, e da loro stessi citati, Vomitory che aleggiano qua e là nella ruvidezza d’insieme di un disco che, vuoi anche per i poveri mezzi con cui è stato registrato, i quali hanno contribuito ovviamente alla scarsa qualità sonora del prodotto, assume un aura primordiale che un po’ ci sta.
Passando in rassegna le ben 12 tracce che compongono l’album si constata comunque la discreta preparazione del terzetto friulano, che dimostra ad ogni fraseggio buona perizia tecnica ed energia da vendere; come se non bastasse, la voce Gabriele Petterin, autore di un growling a mio parere non ancora molto convincente nonostante il lodevole sforzo, siede anche dietro le pelli, inculcando in me la dirompente curiosità di vederlo dimenarsi dal vivo durante qualche esibizione della sua band.
The Seven Gates è una dimostrazione generale di come si possa risultare brutali con ritmiche non per forza ultra veloci ed inconcludenti, con riff dal sapore putrescentemente melodico e con atmosfere gelide e terrificanti; un nome su tutti mi è risuonato sovente nella testa come un campanello mentre ascoltavo molti di questi brani: Dismember. La band svedese, paladina dello swedish death old school, sembra essere, assieme agli onnipresenti Slayer, il vero riferimento celato dietro la musica dei Frostmourne, e pezzi come l’opener Just burning your soul, Mental disorder, Demons prevail e la titletrack, sicuri highlights dell’intero lotto, pagano pegno senza dubbio anche a loro, con grande goduria del sottoscritto. I caustici assalti lanciati dalle note affilate di Mirco Delnegro non brillano in originalità ma hanno quel sapore di pane appena sfornato che, nella sua semplicità, è sempre impareggiabilmente delizioso; fantastici per scatenare l’inferno nel pit e disciplinatamente cattivi, sono il marchio distintivo del disco, che contiene, tra l’altro anche alcuni assolo di valore.
La vera nota dolente di questo CD, purtroppo, e mi ripeto, è senz’altro la pessima qualità della registrazione, affidata per necessità a microfoni inadeguati e mixer analogico, che non consente un giudizio totalmente oggettivo su questo interessante lavoro, mortificando tra l’altro il buon operato delle due chitarre con un suono al limite del ridicolo. E’ dunque solo grazie ad una pregevole qualità generale del songwriting, che comunque riesce a trasparire a sprazzi dalla “nebbia”, che si può riuscire a valutare un lavoro di degna fattura ed una band di ottime prospettive che deve prendere questo inizio positivo come una spinta per darci dentro ancora di più ma, la prossima volta, investire maggiori risorse nella qualità del prodotto finito.
Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro
Tracklist
01. Just burning your soul 03:53
02. Akhkharu 03:45
03. Vomiting cadavers 03:47
04. The brutality of Cthulhu 03:14
05. Mental disorder 03:44
06. Ancient evil 03:23
07. The seven gates 04:42
08. Choir 04:00
09. Demons prevail 04:41
10. Resurrection of Uggae 03:02
11. Detrital fragments 03:56
12. Eternal genocide 05:54
Durata totale 47:56
Line-up
Elia Agostinis – chitarra, basso, effetti
Gabriele Petterin – batteria, voce
Mirco Delnegro – chitarra
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