Recensione: The Showdown
Tornano a farsi sentire con feroce prepotenza i modenesi Browbeat con ‘The Showdown’, EP autoprodotto e distribuito da Distrokid dal 22 gennaio 2022, con il quale attaccano, direttamente e senza giri di parole, i governi che si lasciano corrompere dalle multinazionali, consentendo loro di sfruttare impunemente ed illegalmente le risorse ambientali del pianeta, limitando la libertà delle popolazioni e muovono un’aspra critica verso chi si fa fare il lavaggio del cervello dai mezzi d’informazione.
La band ha ventiquattro anni di storia, tre album sulle spalle (‘No Salvation’ del 1999, ‘Audioviolence’ del 2003 e ‘Remove the Control’ del 2017) e, soprattutto, una densa attività live, che l’ha portata a suonare con gruppi del calibro degli inglesi Skindred e dei nostri Raw Power.
Un esperienza che, nonostante i dieci anni di pausa tra il 2007 ed il 2017, in ‘The Showdown’ si sente tutta.
Il loro è un insieme di Hardcore e Post Thrash (o Groove che sia) perfettamente bilanciato, quadrato e denso, pestato di brutto con sonorità disturbanti e violente che t’impongono di starli ad ascoltare.
Un sound nato parecchi anni fa per esprimere il carattere di chi vede il buio nel quale si sta addentrando il pianeta e non si piega all’evidente egoismo di chi lo controlla, affrontando senza giri di parole quei temi scomodi di cui, pur parlandone da sempre, non se ne viene a capo. Problemi che, in questo particolare periodo storico, si stanno pericolosamente accentuando, portandoci verso un punto di non ritorno. Un sound ancora tremendamente attuale!
I quattro pezzi sono altrettante frecce scagliate a colpire l’anima.
La distorsione fastidiosa del riff portante della veloce ‘The Real Face’ scartavetra la pelle. E’ un pezzo che cresce in progressione, facendo gonfiare dentro di se rabbia e potenza fino ad esplodere attraverso tanti passaggi cruenti che, per quanto cangianti, non ne abbassano mai la forza.
La title-track è più controllata e mette in maggiore evidenza l’istinto Hardcore dei Browbeat. La forte determinazione che sprigiona colpisce le nostre menti con la stessa forza del maglio che batte sull’incudine per forgiare un pezzo di grezzo metallo. La traccia è una chiara dichiarazione d’intenti, espressa attraverso la strofa “Fuck you, I won’t do what you tell me!” estratta dal brano ‘Killing in the Name’ dei Rage Against The Machine, che vengono citati nel testo.
‘The Call Of Falldown’ pesta di brutto, con la sua andatura Post Thrash che procede inesorabile abbattendo ogni ostacolo mentre urla che il biosistema è in pericolo.
Il quarto pezzo è la cover di ‘Slave New World’ dei Sepultura, tratta dallo storico ‘Chaos A.D.’ del 1993. I Browbeat l’adattano al loro stile, amalgamandola perfettamente con il resto dell’EP, senza diminuire di un grammo l’impatto dato dalla sua massa di note. Considerando quello che rappresenta ‘Chaos A.D.’, il brano è un po’ come un ponte che unisce le generazioni ribelli di ieri con quelle di oggi, rendendole un tutt’uno ed amplificando la contestazione.
Chiude l’album l’outro ‘Bleeding Age’, oscuro ed ansiogeno strumentale elettronico completamente fuori dagli schemi e che porta a più di una riflessione.
‘The Showdown’ non dura neanche un quarto d’ora, ma la sua intensità sopperisce alla durata.
EP concreto, mostra una band che non vuole stare nelle retrovie e che non ha timore di uscire a combattere. Non ci resta che attendere l’album e sperare di vederli dal vivo.
L’EP è stato registrato, mixato e masterizzato da Luca Cocconi e Simone Sighinolfi presso gli Audiocore Studio. L’artwork è di Ludovico Cioffi.