Recensione: The Shrapnel Years
Quando si parla di Vinnie Moore, si parla di uno dei più grandi guitar-wizard dei tempi odierni. Prima chitarra nel debutto dei Vicious Rumors, assoldato da Alice Cooper ai tempi di “Hey Stoopid”, da tre anni axeman degli UFO, Vinnie sì è senza dubbio tolto molte soddisfazioni nella sua carriera. Ma il meglio, in effetti, lo ha sempre riservato per gli album solisti, quando il suo estro è stato libero di sfogarsi a proprio piacimento, sciolto da qualsivoglia vincolo artistico o commerciale.
Buona parte della storia musicale del chitarrista statunitense è ripercorsa per sommi capi in “The Shrapnel Collection”, un raccolta – come è facile intuire – che pesca a piene mani tra gli album pubblicati sotto l’etichetta Shrapnel Records. Troviamo quindi pezzi di storia neoclassica come l’immortale “In Control” e la sognante – come definirla altrimenti? – “Daydream” accanto a episodi più recenti quali l’esaltante “The Maze” o la spagnoleggiante “Last Road Home”, senza contare gli accessi fusion dell’incontenibile “Meltdown”. Brani che da soli valgono la discografia di più d’una band.
Tutto perfetto allora? Non esattamente.
L’abilità di Vinnie non è in discussione e, se si dovesse tenere in considerazione soltanto del valore dei singoli brani, si starebbe senz’altro parlando di questa raccolta in termini del tutto entusiastici. Ma, appunto, di mera raccolta si tratta, e a ben guardare neppure di una delle più accurate o esaurienti. Quattro brani dallo straordinario “Mind’s Eye”, un paio dall’ottimo “The Maze”, altri quattro da “Defying Gravity” (che peraltro, nella sua estrema godibilità, non è sicuramente il suo lavoro più rappresentativo) e per finire altri due da “Meltdown”, di altissimo livello senza dubbio, ma non certo sufficienti a rendere la complessità di un album che ha rappresentato un passaggio decisivo nella carriera di Vinnie. Nessuna novità, nessun inedito, nessuna rarità, nulla di nulla insomma che possa in qualche modo fare gola a chi già conosce a menadito la carriera dell’axeman americano, o anche solo quei tre-quattro album che forniscono la materia prima di questa compilation.
Le perplessità a questo punto non sono poche. A chi può interessare “The Shrapnel’s Years”? Ai die-hard fan no di sicuro, per i motivi citati. E a chi fa oggi per la prima volta la conoscenza di Vinnie? Neanche, verrebbe da dire. In particolar modo se si considera che, acquistando i soli “Mind’s Eye” e “Defying Gravity” si entra di fatto in possesso dei due terzi dei brani quivi raccolti, e non solo di quelli. E ancor più se si pensa che nessuno di questi dodici pezzi proviene dal capolavoro “Time Odyssey”, ai tempi stampato dalla Squawk Sound (una divisione della più nota PolyGram Records), e dunque fuori portata di licenza. Senza peraltro contare che, con tutto il rispetto per le produzioni più recenti, solo nei primi due album si trovano almeno altri cinque-sei tracce che, al di là di tutto, non è proprio possibile escludere da un best of degno di questo nome.
Sembra peraltro di poter dire che chiunque abbia provveduto alla tracklist non si sia di certo sprecato, dal momento che altro non ha fatto se non allineare diligentemente i pezzi uno dietro l’altro in rigoroso ordine cronologico – in sequenza: i quattro di “Mind’s Eye” (’87), i due di “The Maze” (’99), i quattro di “Defying Gravity” (’01) e, sorpresa, dal ‘91 con furore i due di “Meltdown”. Se a questo dato vogliamo aggiungere lo squallore più unico che raro della cover e del booklet, qualche dubbio sulla sincerità di una tale release finisce per sorgere.
Nell’impossibilità di negare un voto a questo prodotto di dubbia utilità, non resta che affibbiargli una sufficienza politica (a Vinnie un’insufficienza proprio non la si può dare), e rimettere a chi non conosce l’axeman statunitense la decisione sul da farsi. Perché se da un lato è vero che questa raccolta è piena di brani straordinari, dall’altro è anche vero che, alla luce di quanto sopra, il neofita potrebbe scegliere come primo approdo direttamente uno dei vecchi album. E di lì, magari, lanciarsi alla scoperta di uno dei più grandi chitarristi in circolazione.
Tracklist:
1. In Control (Mind’s Eye, ‘87)
2. Daydream (Mind’s Eye, ‘87)
3. Lifeforce (Mind’s Eye, ‘87)
4. Hero Without Honor (Mind’s Eye, ‘87)
5. The Maze (The Maze, ‘99)
6. Cryptic Dreams (The Maze, ‘99)
7. Defying Gravity (Defying Gravity, ‘01)
8. Last Road Home (Defying Gravity, ‘01)
9. Alexander The Great (Defying Gravity, ‘01)
10. Out And Beyond (Defying Gravity, ‘01)
11. Meltdown (Meltdown, ‘91)
12. Check It Out (Meltdown, ‘91)