Recensione: The Singularity (Phase II: Xenotaph)

Di Daniele D'Adamo - 9 Giugno 2023 - 0:00
The Singularity (Phase II: Xenotaph)
Genere: Death 
Anno: 2023
Nazione:
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82

Seconda parte di “The Singularity”, intitolata “Phase II: Xenotaph”, che giunge sul mercato ben nove anni dopo “Phase I: Neohumanity”.

Un concept che, tuttavia, lungo quest’arco di tempo non mostra soluzioni di continuità particolari. Sia nei testi sia, soprattutto, nella musica, non ci sono stravolgimenti epocali. Solo ritocchi a qualcosa che era già di per sé ottimo. Il tempo passa e gli uomini acquisiscono esperienze dei più disparati tipi, che li rendono in un certo modo diversi seppure uguali, seguendo un cammino evoluzionistico proprio e di nessun altro. Con ciò, modificando la loro visione del Mondo e, quindi, anche della musica.

Lo stesso discorso si può mutuare per una band. Nella fattispecie gli Scar Symmetry. Una decade temporale è abbastanza estesa per osservare quanto, di loro, sia cambiato. Per prima cosa lo stile, improntato di base su un melodic death metal che, a mano a mano, si è ammantato di un velo del cosiddetto modern metal, che vuole dire niente, che vuole dire tutto. Diciamo che, rispetto al passato, i Nostri erogano una linea di energia in meno, cercando con più ricercatezza un sound, sempre possente e a tratti violentissimo (‘Chrononautilus’), che sia più adulto, maturo e più facilmente raggiungibile ai più. Non escludendo, anche, un approccio che strizzi l’occhio al progressive. Nemmeno poi tanto, però, giacché il death melodico resta sempre il Re dello stile portante di “The Singularity (Phase II: Xenotaph)”, con gli altri (sotto)generi citati a fare da corona.

Ciò che colpisce di più rispetto ai lavori precedenti è un aumento del contenuto melodico, che si sviluppa sia attraverso i ritornelli, sia mediante gli assoli di chitarra (‘Overworld’). Come una testa bifronte. Da un lato, la ferocia del growling; dall’altra, l’estrema abilità strumentale degli axe-man in sede solista. Da un lato, la furia scardinatrice (‘Scorched Quadrant’); dall’altro, l’hit orecchiabile (‘Reichsfall’). Insomma, l’LP è l’antitesi fatta disco, in cui gli elementi-forza si alternano agli elementi-delicatezza, come si può ricavare dall’ascolto della summenzionata traccia, nobilitata da pregevolissimi ricami delle sei corde la cui bellezza è davvero speciale, unica, trasognante. Ricami che, in pratica, sono canzoni nelle canzoni (‘Hyperborean Plains’). Senza mai dimenticare la forza di poderosi riff atti a elaborare massicci muro di suono costruiti con la tecnica del palm-muting, risolta con la massima distorsione possibile (‘Digiphrenia Dawn’).

A questo punto appare chiaro che il talento compositivo del combo svedese è aumentato, e non di poco, prendendo come riferimento il recente passato. “The Singularity (Phase II: Xenotaph)”, insomma, è una serie di undici pezzi uno più riuscito dell’altro, per una coesione assoluta: nemmeno una nota è fuori posto, nemmeno un accordo è forzato, nemmeno cinque secondi di musica sono privi di senso. Il platter, seguito con attenzione, svela a poco a poco tutti i suoi tesori. Che sono parecchi. Magari si tratta di un passaggio particolarmente armonico, oppure di un ritornello che si stampa in testa per non uscirne più (‘Soulscanner’). Ma anche linee vocali intrecciate abilmente nelle loro componenti clean e harsh, apposta per dare il giusto risalto alle ugole del quintetto di Avesta (‘Gridworm’).

E il ritmo? A tutto tondo. Dai mid-tempo ai blast-beats va bene tutto, e tutto si amalgama alla perfezione della struttura delle varie song, per un sound variegato, non troppo complesso ma ricco all’inverosimile di particolari che rendono quasi divertente l’ascolto per trovarli sparsi qua e là, compresi i tappeti di tastiere che svolazzano in giro per l’Universo (‘A Voyage with Tailed Meteors’).

Infine ‘Xenotaph’, mirabile suite dal sapore fantascientifico, che si potrebbe anche azzardare drammatico, nonché evoluzione di uno stile che potrebbe regalare ancora parecchie sorprese. In questo caso sì, brano parecchio complicato nelle caleidoscopiche soluzioni del drumming, nei poderosi cori che sferzano l’aria e il vuoto, nella limpidezza della voce pulita, nel cadenzato incedere che sviluppa visioni allucinate di parti inesplorate del Cosmo, cui la razza umana potrebbe un giorno arrivare.

Per concludere, “The Singularity (Phase II: Xenotaph)” si può considerare l’ossimoro di se stesso, e che ossimoro! E gli Scar Symmetry una delle formazioni più in forma del 2023.

Daniele “dani66” D’Adamo

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