Recensione: The Steel is Back!

Di Stefano Ricetti - 6 Febbraio 2007 - 0:00
The Steel is Back!
Band: Crying Steel
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2007
Nazione:
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77

Vent’anni, venti lunghissimi anni ci sono voluti per dare un seguito a On the Prowl, il disco della consacrazione dei Crying Steel, uscito nel lontano 1987, per chi scrive uno fra i più completi album della NWOIHM. La formazione 2007, pare incredibile ma corrisponde alla realtà, è esattamente la stessa di allora, tanto per dimostrare a tantissime altre band straniere, pluriosannate, che quando si ama veramente la musica è facile stringersi intorno a un obiettivo comune e superare gli inevitabili attriti caratteriali e tirare avanti. The Steel is Back! esce per l’etichetta My Graveyard Productions, che si sta veramente guadagnando un credibilità difficilmente riscontrabile altrove per via della qualità delle proprie ultime proposte: dopo i Crying Steel mi sovviene il ritorno degli Skanners con le ri-edizioni di Dirty Armada e Pictures of War.

L’album, fin dal titolo e dal simbolo stilizzato “CS” nonché dalla posa dei Nostri in copertina, ricorda inevitabilmente i Judas Priest, così come accadde negli Eighties con On The Prowl. A mio parere l’accostamento fu allora una forzatura, in quanto l’heavy metal dei Crying Steel solo a sprazzi si rifugiava nel monolite del combo inglese, mentre nei brani più ariosi dava proprio il meglio di sé, ovvero un nucleo di puro acciaio italiano con una cromatura superficiale giusto per abbellire il tutto. Paradossalmente, i Crying Steel sono molto più Judas Priest oggi rispetto a due decenni or sono. La voce di Luca Bonzagni si è trasformata, passando da quella del ragazzo perennemente con il berrettino di pelle alla Rob Halford a quella di un uomo, quindi più rotonda ma meno caratteristica, riconoscibile e trapanante. Alberto Simonini, guitar hero era e guitar hero è rimasto, consolidando in questi vent’anni la convinzione che un vero album di HM deve essere incentrato sulla chitarra e lui, da par suo, in The Steel is Back! ci dà dentro alla grande. L’altra chitarra, quella di Franco Nipoti, essendo speculare a quella di Alberto, non si è assolutamente fermata a vent’anni fa, così come il basso di Angelo Franchini, pulsante come pochi… Luca Ferri, il batterista, si è sempre tenuto aggiornato e non ha nemmeno lui perso il treno, e i risultati sono sotto i nostri occhi…oopppsss… le nostre orecchie.

The Steel is Back! è esattamente quello che si aspettavano i molti fan dei bolognesi: una colata di metallo classico senza né spazio né tempo, un disco che fra vent’anni i nostalgici ascolteranno ancora volentieri e fornirà adrenalina, per l’headbanging d’ordinanza, lungi da essere però considerato un capolavoro. I brani vanno presi in blocco, non esiste l’highlight di sorta. Gli amanti dei Judas Priest si innamoreranno di pezzi come Kill Them All, concepito su chitarre inglesi e dal chorus assassino, Raptor, ideale dal vivo per interazione con il pubblico, Hold Her, più “Judas Priest degli stessi Priest”, e Next Time Don’t Lie, arricchita dal drumming possente di Luca “Travis” Ferri. Let it Down, viceversa, sembra estratta da Wheels of Steel dei Saxon, dal tanto suona puramente NWOBHM, con un coro catchy veramente riuscito. Night Owl, per via del riffing affilato di Alberto, ricorda certi Savatage mentre Hands High pare scritta dai Motley Crue più incazzati. Over my Sins scorre senza infamia e senza lode, la dura Three Times è fieramente italian metal al 100% così come Agony, posta in chiusura dell’album.

Quello che manca a The Steel is Back! è la magia, cioè l’incantesimo che permeava On the Prowl dalla prima all’ultima canzone e, last but not least, un bel lento con i contro…..ni che mi aspettavo proprio di poter trovare. Sia comunque ben chiaro: si tratta di un album di HM classico con gli attributi che attualmente pochi altri gruppi potrebbero concepire.

Non perdeteli dal vivo il 17 febbraio al Play it Loud Festival di Orzinuovi (Bs), quello con i NWOBHM hero Raven nel ruolo di headliner e, speriamo di non dover ancora aspettare vent’anni per il prossimo disco dei Crying Steel!

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti     

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