Recensione: The Stillness Illness
Una storia singolare, un progetto ricco di significati a partire dal moniker ed un disco accattivante e dalle caratteristiche fuori dagli schemi.
Rigettato dalle case discografiche sin dagli esordi, poco considerato dai circuiti internazionali, in lotta con l’imperante sperequazione sociale (interessante leggere sulla pagina myspace, i motivi che hanno condotto alla realizzazione del nuovo cd) e poco amato dalla critica, Chris “Nim Vind” Kirkham è un personaggio effettivamente diverso dal solito, sia per approccio, sia per stile.
Già dall’appellativo, composto che nasce dall’unione di NIMH, ovvero “National Institute of Mental Health” (cui però è stata tolta la “H” di health – salute) e Vind inteso come “Vindication”, la sensazione è quella di rapportarsi con qualcosa di poco ordinario.
Leggendo poi la definizione della musica – fornita dallo stesso Nim Vind – le certezze divengono assolute.
Eccoci dunque a saggiare un esempio di “Horror Vamp Rock”, descrizione che riassume suoni dalla radice hard, mitigata da sensazioni decisamente più dark, ammantate da un alone di stampo quasi cinematografico e da sfumature “anni cinquanta” (!) che ne arricchiscono di molto la personalità e rendono il risultato peculiare e del tutto insolito.
Melodie accattivanti, ritornelli facilissimi e quasi da air play (resi al meglio dall’ottima voce dello stesso Chris Kirkham ), ritmiche piacevolmente briose, chitarre slide e sottilissime atmosfere da B-movie in bianco e nero, fungono da contorno per le evoluzioni di questa creatura sonora originale e per nulla derivativa, dai risvolti assolutamente non banali a dispetto di una possibilità di familiarizzazione pressoché istantanea ed immediata.
Colpiscono l’orecchio con effetti del tutto piacevoli, le armonie riuscite del singolo “Killing Saturday Night”, un pezzo cui davvero non manca nulla per sfondare nei circuiti radiofonici, e delle accattivanti “Hadron Collider”, “The 21st Century”, “The Radio-Active Man”, “Shango Nitra” e “The Still Blue”, drappello di tracce che ben rappresenta l’essenza di un platter come “The Stillness Illness” e di una proposta che rifugge paragoni, mostrandosi poco propensa a fornire spunti per una catalogazione agevole o sin troppo lineare.
Gradevole dall’inizio alla fine, l’album richiama solo in vaghi sussulti alcuni aspetti cari a Danzig e Misfits, presentandosi come un fascinoso ed attraente esempio di hard rock sui generis, che non sarebbe tanto fuori luogo nella colonna sonora di un qualsiasi movie di Quentin Tarantino.
Dalla qualità media sorprendentemente alta, il secondo capitolo in carriera dell’enigmatico musicista canadese si pone dunque come il più classico dei dischi che non t’aspetti.
Una copertina tutto sommato anonima, un aria da prodotto di nicchia. Ma alla prova dei fatti, un album molto ben costruito, ricco di brani studiati con perizia e con la forza di uscire da schemi troppo consolidati.
Un’altra novità interessante per l’estate 2009 insomma, merito della piccola ma brillante Silverdust records, unica a credere fino in fondo nelle potenzialità di questo convincente gruppo nordamericano.
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Tracklist:
01. Killing Saturday Night
02. Character Assassination
03. Hadron Collider
04. The 21st Century
05. Jackknife
06. Suicide Pact
07. The Radio-Active Man
08. Revenge
09. Blood Cuts…Rise Of The Police State
10. The Claved Bat
11. Shango Nitra
12. The Message
13. The Still Blue
Line Up:
Chris “Nim Vind” Kirkham – Voce / Chitarra
Robbie Kirkham – Basso
Anthony Kirkham – Batteria