Recensione: The Stygian Rose

Di Stefano Usardi - 2 Luglio 2024 - 10:00
The Stygian Rose
Band: Crypt Sermon
Genere: Doom  Epic 
Anno: 2024
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
83

Quando si dice: andare all–in. “The Stygian Rose”, terzo lavoro per gli americani Crypt Sermon, arriva a cinque anni dall’ottimo “The Ruins of Fading Light” e ci presenta un gruppo che decide di giocare il carico grosso, sicuro delle proprie capacità. Sulla carta la musica dei Crypt Sermon è vecchia, programmaticamente vecchia: un doom epico quasi antico, così accanitamente pregno di quell’aura arcigna e minacciosa che rievoca immediatamente la prima metà degli anni ’80, quando i sottogeneri del metallo erano ancora in via di codifica e i confini tra di essi erano labili, nebulosi (o, semplicemente, non fregava niente a nessuno di catalogare per forza tutto). È però alla prova dei fatti che le doti del sestetto di Philadelphia vengono alla luce. Anziché riproporre i soliti stilemi, infatti, i nostri fanno propria l’attitudine inclusiva e vorace di quei tempi e, anche grazie a indubbie doti in fase di scrittura e qualche ottima intuizione, arricchiscono la propria ricetta screziandola con la violenza dello U.S. power (impossibile non percepire qua e là la crudezza sanguigna dei primi Metal Church) e legandola al resto con un’intrigante fascinazione per il progressive. Ciò trasforma di fatto “The Stygian Rose” in un massiccio heavy epico, il cui piglio minaccioso e inesorabile guadagna ampio respiro pur rimanendo ancorato ad atmosfere sferzanti e sulfuree.
Sei tracce sviluppate su tre quarti d’ora di musica appassionata e solidissima, sei sberle che omaggiano i grandi senza nascondersi dietro lo sterile conservatorismo che spesso cela pigrizia, opportunismo o complessi di inferiorità, ma avanzando a testa alta e botte di carisma, fieri di una cafonaggine rinfrescante ed ottimamente bilanciata. “The Stygian Rose” mescola melodie maschie ed oscure, una ritmica frastagliata e puntuale ma sempre imponente, riff taglienti e un ricorso intelligente all’enfasi declamatoria. In più, ogni traccia è movimentata da piccole variazioni tematiche che donano loro ulteriore profondità. A mettere la ciliegina sulla torta ci pensa infine un cantante che tiene tutti in riga con la sua verve combattiva e molesta.

La partenza è la classica dichiarazione d’intenti: una melodia inquieta che esplode poi nella scudisciata “Glimmers in the Underworld”, massiccia e rovente. Svolazzi lussureggianti ed esotici si innestano su riff minacciosi, pieni, mentre le improvvise accelerazioni donano al pezzo il suo fare vorticoso. Il ritorno a ritmi più compassati nel finale ammanta il pezzo di un’aura più sognante, che di colpo si fa nuovamente minacciosa in tempo per la chiusura. “Thunder (Perfect Mind)” sembra muoversi su un terreno più canonicamente doom, dispensando una cupa solennità screziata, anche qui, di un certo esotismo appena percepibile. I ritmi sono lenti, sfibranti, e fungono da supporto per melodie disperate ed enfatiche che solo di rado aprono qualche spiraglio. Una  ritmica incombente apre “Down in the Hollow”, in cui l’aura bieca dei Crypt Sermon si sviluppa in modo un po’ più agile dando vita ad un pezzo dagli umori cangianti: su un tessuto heavy si ricamano improvvisi squarci serpeggianti e note più frenetiche, stando bene attenti a tornare ogni volta al fare tempestoso e cupo che ne costituisce l’asse portante. L’attacco impietoso di “Heavy is the Crown of Bone” si tinge di inquietudine, sviluppando il pezzo su tempi rocciosi e inesorabili ma concedendo qualche chances alla sezione ritmica per mettersi in mostra. Gli arpeggi inquieti donano al pezzo la sua atmosfera plumbea tipicamente doom, mentre qualche spruzzatina più solenne fa capolino di tanto in tanto. Una melodia sinistra apre “Scrying Orb”, che in breve sfuma in un arpeggio malinconico ma non privo di note di allarme. Il sentore di ballata oscura viene dissipato in parte dal sestetto, che mescola consistenze diverse per togliere punti di riferimento affiancando alla melodia iniziale un ritornello oscuro e lamentoso, improvvisi ispessimenti e furibonde quanto sporadiche accelerazioni, confezionando così un pezzo serpeggiante e dal retrogusto onirico. Le languide note di piano della title track ci avvisano che siamo arrivati al gran finale, dove i Crypt Sermon, non paghi delle ottime tracce che l’hanno preceduta, decidono come scrivevo in apertura di andare all–in. La traccia è, in pratica, un concentrato di tutto quanto incontrato finora: su un arpeggio inquieto dal fare narrativo si innervano improvvisi indurimenti dal fare imperioso, brevi vortici solisti ed esplosioni enfatiche dal respiro epico, in un continuo rilancio che termina nel primo climax del pezzo. Dopo una breve quanto fugace interruzione i Crypt Sermon tornano all’attacco, stavolta con una melodia malsana e nervosa che si carica via via di una nuova elettricità, avanzando limacciosa fino alla chiusura nuovamente possente.

The Stygian Rose” è decisamente un gran bell’album, omogeneo e compatto ma al tempo stesso profondo e sfaccettato: i Crypt Sermon hanno creato brani solidi e carismatici, dal piglio fiero e combattivo e dotati della giusta cattiveria intrinseca. Qualora non si fosse capito, se siete amanti del metallo più cupo ed imperioso “The Stygian Rose” è un album da avere.

Ultimi album di Crypt Sermon

Band: Crypt Sermon
Genere: Doom  Epic 
Anno: 2024
83