Recensione: The Summoning [Lp Reissue]
Duecento copie in vinile nero e cento in vinile bianco: la Minotauro Records di Marco Melzi, con la consueta cura certosina nell’allestimento della confezione, licenzia per la prima volta, a 33 giri livello mondiale, The Summoning, disco d’esordio dei Ritual, oscuri campioni del Metallo Nero nella sua declinazione yankee. Nati nel 1993 dall’unione di tre anime dannate quali Robert Nusslein (basso/voce), Mike Pardi (chitarra/voce) e Mitch Brown (batteria), alla fine di quello stesso anno alimentarono l’allora fiorente mercato del tape trading con ben due demo: Blackest of Evil and Mysticism e Goat Prophecy Rehearsal.
L’innesto di Ian Fleming (chitarra/voce/tastiere) innervò la proposta del combo californiano di maggiore dinamicità tanto da portarlo all’attenzione della Wild Rags Records, label sotto la quale venne partorito l’esordio ufficiale The Summoning, registrato a fine ’94 e disponibile sul mercato a inizio 1995. La parabola dei Ritual, considerati fra gli iniziatori dello spargimento del verbo nero all’interno degli Stati Uniti, continuò poi con Demonic Winter Metal del 1997 e Soldiers Under Satan’s Command – dalla copertina incredibile – l’anno seguente. Il coinvolgimento di alcuni membri in altri progetti e la chiusura dell’etichetta Wild Rags portarono il silenzio tombale intorno al combo di La Crescenta, interrotto dal solo The Reurrection, fortemente voluto dal vocalist Ian Fleming, nel 2010. Alcuni rumors danno però il gruppo al lavoro su del nuovo materiale, quest’anno…
The Summoning by Minotauro si presenta in una sontuosa doppia confezione cartonata a fasciare il vinile, non privo della busta in plastica d’ordinanza. La custodia interna riporta tutti i testi dei vari brani e alcuni manifesti di concerti d’epoca ove si può notare come i Ritual utilizzassero un logo davvero improponibile, al limite della leggibilità, fortunatamente poi rimpiazzato da quello più ficcante, presente sul disco del 1995 e già utilizzato anche su alcuni demo precedenti.
Aperte da due intro da brividi – Intro e Journey Into the Frozen Wasteland – le due facciate dell’ellepì testimoniano quanto seminale fosse il Black Metal proposto dai Ritual, antesignano di alcuni sviluppi sinfonici avvenuti in altre lande tempo dopo. Devastante la carica di epica nera sprigionata dai tre americani –Mike, Ian e Robert, esattamente come si firmano su disco – che viene abilmente abbinata alle tipiche sfuriate veloci caratterizzanti il genere. Ascoltando pezzi quali In the Forest e Hail the Dark Lord è impossibile non sentirsi catapultati all’interno di paesaggi surreali, ostili, ove l’oscurità regna e il gelo ne rappresenta il maligno contraltare. Forti le influenze Hanneman/King all’interno di carichi da 90 quali Pagan Warfare, così come l’imprescindibile scuola dell’HM più puro, diretto e ortodosso fuoriesce nell’impianto di Blood Moon. In quasi dieci minuti della lunga Dark Cathedrals, posta in chiusura del disco, impersonificano il manifesto dei Ritual, californiani maledetti al servizio del rumore oscuro.
The Summoning: un tassello imprescindibile nella storia del Metallo Nero.
Stefano “Steven Rich” Ricetti