Recensione: The Sun and the Flood
…e ci risiamo: originalità, saltami addosso! Anzi, sai che ti dico? Lasciamo perdere va, sotto l’effetto di questa musica, di rischiare un paio di salutari botte da stage diving non se ne parla nemmeno se pagati! L’evoluzione del thrash metal proposto dagli slovacchi Eye Beyond Sight rientra in quel filone che qualche anno fa illuminò il panorama della musica estrema moderna. Il connubio tra le massicce dosi di hardcore moderno e death/thrash metal sembrava un efficace modo di reinventare il thrash metal stesso, corrente musicale da sempre disponibile allo sposalizio di vari generi, dal black metal, al death, dal grind all’hard-core, dall’heavy al rock. Nel corso della storia di questo movimento artistico se ne sono viste davvero di tutti i colori!
In questo caso, i nostri sembrano aver voluto strizzare l’occhiolino all’hardcore moderno, pulito ed ‘americano’ fino all’osso, e al death/thrash metal, quello bello tosto ed arcigno. Certo, parliamo sempre di thrash metal, però non di quello che cerca di ispirarsi alle grandi scuole del passato, quanto piuttosto di quello partorito dalle ricercate combinazioni deflagranti di band come Sepultura, Soulfly, Machine Head, gruppi che in passato hanno aperto nuovi orizzonti artistici piuttosto che a Whitechapel e Job for a Cowboy, per l’aspetto più ‘attuale’ del sound.
Gli Eye Beyond Sight propongono un thrash carico di groove finalizzato alla sola potenza. Di melodie a presa rapida, qui, in questi dieci brani, ne ascolterete pochissime. Tutto è finalizzato all’impatto. I riff, la sezione ritmica e la voce sono monotoni, ripetono se stessi dal primo all’ultimo minuto e la sensazione percepita è quasi quella di un unico brano lungo quarantasei minuti. E questo rende il disco noioso e privo di gusto.
La percezione è che ci sia tanta rabbia da esprimere, ma l’urlo partorito è praticamente afono. Riesce forse facile immaginare, a tutti noi, cosa si possa intendere per post-thrash o deathcore ‘efficace’… I conosciuti nomi sopra citati, nell’uno e nell’altro caso rispettivamente, sono stati capaci di esprimere rabbia in musica, forse più di tutti i moderni Sepultura o maestri del passato più remoto come i Pantera. Oggigiorno, da tempo ormai, s’assiste sempre più spesso ad un appiattimento ‘artistico’. Poche idee, tanto rumore, produzioni pompatissime a mascherare limiti evidenti, sia a livello di ispirazione, sia a livello tecnico (con molta probabilità anche nel caso degli Eye Beyond Sight).
In definitiva, non ci siamo. “The Sun and the Flood” non ha convinto. Possiamo permetterci un consiglio. Premesso che ognuno vive soggettivamente il rapporto con la musica, e fin qui nulla c’è permesso a livello critico, possiamo ritenere che, dati i tempi, la responsabilità critica è anche quella di sconsigliare investimenti su album che potrebbero non soddisfare il bisogno. La domanda che ci si dovrebbe porre è la seguente: cosa voglio sentire e cosa voglio soddisfare quando ho l’istinto di far girare nel lettore del sano è violento hardcore tinto di death e thrash metal? Se è quello che pensiamo noi, ribadiamo, meglio orientarsi su qualche super-classico del passato o sulle produzioni contemporanee di gruppi come Soulfly, Machine Head, Job for a Cowboy, Gojira, Whitechapel… per citarne qualcuna…
Nicola Furlan
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Tracce:
01. Sick Society – 04:49
02. Redemption – 04:42
03. From Stars to Scum – 05:25
04. Self Possession – 04:23
05. That Hurts – 05:08
06. God’s Bit – 05:40
07. Blast – 04:01
08. Screams from Your Childhood – 05:02
09. We Care – 03:18
10. The Sun and the Flood – 03:53
Durata: 46 minuti ca.
Formazione:
Macsi: Chitarra
Doki: Chitarra, voce
Tomi: Voce
Kepasz: Basso
Bálint: Batteria