Recensione: The Tenebra
Ho rischiato di stare male ascoltando i Morte Interna e non lo dico per scherno verso questo solo project italiano; io a ventisette minuti così non ero pronto.
Black metal? Sì… anche.
Oozedark, patrono della band, assembla per noi del Black–Metal–Noise, cioè un frullato di tranci d’idee e porzioni di riff che volutamente non reggono una condotta lineare per più di tre secondi. Cambi di piano, ma non di colore, un susseguirsi di tagli secchi che frastagliano brani mediamente brevi, ma abbastanza ripetitivi nel loro concetto fondamentale.
Ascoltando The Tenebra, mi è venuto il dubbio sull’opportunità o meno di esprimere un giudizio riguardo questo assemblaggio musicale, un modo di comporre che tagliuzza e tormenta ogni ritmica secondo uno schema del tutto arbitrario ed in quanto tale, non per tutti. Immagino che l’appetibilità sia l’ultimo dei problemi nella testa “della Morte Interna“, ma, pur non amando la sperimentazione e volendomi immedesimare, non era forse più interessante una sfida faccia a faccia con gli schemi assodati della musica, piuttosto che l’aggirarli così palesemente?
Mi spiego meglio: avrei preferito un disco eterogeneo, variegato e con una vena di follia, piuttosto che brani tartassati da ritmiche balbettanti e snervanti; a mio avviso, musica così la normalità nemmeno la scalfisce, bensì la sorvola come un oggetto non identificato, gioco che ha una ragione d’esistere ma che io non apprezzo.
Per questo, l’impasto di The Tenebra è riuscito soltanto a fami disamorare di questo disco con alcune idee ricoperte da un’atmosfera cupa, una strumentazione campionata che richiama il black metal nel suono delle chitarre ed una manciata di brani più abbordabili di altri come “Lost the Abyss of Crawling Men” e “The Fascinating Death of an Angel“. Un apparato musicale montato tralasciando quasi del tutto la forma canzone (scelta non censurabile a priori ed ovviamente cercata), creando una spaccatura all’insegna dell’oscurità ma senza grandi intuizioni.
Ho trovato invece, molto, molto apprezzabile che il suddetto album si proponga sotto licenza Creative Commons, che in questi tempi bui di repressione spinta e caccia aperta “al pirata”, ricorda l’esistenza di forme alternative di proprietà intellettuale, quelle rivolte alla diffusione della cultura e della creazione artistica, piuttosto che ai prodotti da banco.
Come detto, se dipendesse da me, eviterei di giudicare un disco tanto strano, dovendolo fare la mia opinione non può essere positiva.
Tracklist:
01. The Suicide
02. The Mouths that Eaten the Sinners
03. Lost the Abyss of Crawling Men
04. Moon Red of Blood
05. The Tenebra
06. Devoured by Madness
07. The Fascinating Death of an Angel
08. Anastasia is “AiSatsana”