Recensione: The Third Attack
Ho conosciuto i tedeschi Ravager in occasione del loro debutto ‘Eradicate …. Annihilate …. Exterminate’ del 2017, un album che, in verità, non mi aveva entusiasmato molto, ma che mi aveva fatto intuire le potenzialità della band.
Intuizione che si era rivelata esatta con l’ottimo secondo Full-Length ‘Thrashletics’ del 2019 ed ora riconfermata con ‘The Third Attack’, nuovo album disponibile dal 18 giugno 2021, via Iron Shiel Records.
Il quintetto sassone, rimasto invariato fin dagli esordi, non si smentisce e procede lungo la strada scelta forgiando, man mano che avanza, la propria indole con il ferro e con il fuoco, esprimendo un Thrash atavico, direttamente collegato con Destruction, Kreator, Assassin, Darkness, Tankard e via così, le cui influenze sono ben marcate e celebrate.
Non ci sono cambiamenti essenziali rispetto a ‘Thrashletics’, se non che ‘The Third Attack’ è un filo più diretto ed essenziale … più crudo, potremmo dire entrando nella sfera delle sottigliezze.
Questo lo porta a perdere un briciolo di personalità, ma ciò non toglie che la sua qualità sia di alto livello. Si tratta di un album potente dall’inizio alla fine, senza cedimenti, genuino ed onesto … Thrash DOC, quello che ci vuole per ricordarne le origini senza diventare nostalgici.
Un’ intro potente e selvaggia dal titolo ‘Intruders’, che è più una strumentale, considerata la sua lunghezza, ci trascina con violenza nell’universo dei Ravager e del loro lucertolone conquistatore di mondi (una via di mezzo tra un Godzilla che va in giro vestito e Lizard, l’acerrimo nemico di Spiderman) e poi … via … nove detonazioni con tanto di fungo atomico a corredo.
La cascata di note è densa, continua ed inarrestabile.
‘Planet Hate’ è furia liquida, con un ottimo bilanciamento tra la struttura principale stra-veloce e violenta, la grinta dell’interludio in tempo medio e la melodia del trascinante assolo.
Un riff tagliagole apre ‘Back To The Real World’, che poi decolla e si trasforma in un granitico e corposo Thrash ‘N’ Roll dominato dalla voce Hardcore di Philip Herbst (accidenti se è migliorato questo ragazzo). Un pezzo da manuale che lascia il segno.
‘Priest of Torment’ è inquieta e furiosa allo stesso tempo; potentissima e carica di prepotenza ha una batteria che arroventa l’aria come una frusta e l’assalto marziale nell’interludio non dà scampo.
‘A Plague Is Born’, uno dei pezzi che più si distinguono, materializza una terrificante atmosfera fondendo rabbia e disperazione fino a trasformarli in un unico elemento tiratissimo che poi si disgiunge di nuovo. Il pezzo migliore direi, con quella punta progressiva dentro, che dimostra chiaramente i passi in avanti fatti dai Ravager in materia compositiva.
La Title Track è semplicemente diretta e furibonda, un gran pezzo di Thrash, veloce e smodato che spezza reni e colli … tutta da palco. E’ un pezzo la cui immediatezza ne ricorda altri mille, ma va bene così.
L’inizio di ‘Beyond Reality’, porta un po’ di oscura tranquillità. E’ il momento che spezza l’album? Assolutamente no, è un attimo ed il brano parte a tutto vapore con un’irruenza inarrestabile.
Irruenza che continua nella prepotente ‘My Own Worst Enemy’ e nell’ipercinetica e feroce ‘King of Kings’.
Chiude l’album la lunga ‘Destroyer’: un delicato arpeggio, un lungo malinconico assolo e poi … basta: un riff tagliente ed un’accelerazione ed il brano diventa un Thrash massiccio, grintoso ed energico, che non viene interrotto da interludi d’atmosfera o break ritmici di sorta, ma che mantiene un’indomita potenza per tutta la sua durata. Non è facile tenere queste andature forsennate in un brano lungo senza farlo diventare prolisso. I Ravager ci riescono e questa è un’altra prova di maturità.
Non c’è altro da dire. ‘The Third Attack’ è uno dei migliori album Thrash usciti quest’anno ed i Ravager, con esso, vanno a rosicchiare il posteriore a parecchi gruppi blasonati. Li vedremo sul podio? Speriamo proprio di sì. Per ora mooolto bravi.