Recensione: The Third Cage
Inizia decisamente bene il nuovo anno per gli amanti delle sonorità hard rock più classiche, esordendo con una sorta di tuffo nel mare infinito dei ricordi che di certo risulterà gradito ai tanti fan rimasti orfani del grande e compianto Ronnie James Dio.
Il ritorno di un progetto di notevole enfasi artistica e dagli esiti al solito di ottimo spessore come quello patrocinato dall’eccellente coppia Dario Mollo / Tony Martin è, infatti, motivo di sicuro interesse per chiunque si dica appassionato dell’hard rock più fedele alla tradizione. Allo stesso modo, date le caratteristiche esplicite della proposta e la peculiarità della voce dell’ex Black Sabbath, una ragione di massimo riguardo per tutti gli inconsolabili nostalgici legati in modo profondo alle interpretazioni del leggendario Ronnie James, di cui Martin è da sempre considerato il discepolo più attento e credibile.
Già autori in tempi ormai remoti di un paio di buonissimi album a nome The Cage, intrisi di tutti i sapori tipici del rock devoto alla sacra triade Dio/Rainbow/Deep Purple, non è pertanto, come ovvio, sulla spinta innovativa che il duo fa massimo affidamento nel confezionare un come back edito a ben dieci anni di distanza dal suo predecessore.
Ma piuttosto, su di una formula consolidata e dalla piena garanzia che, come da programma, ottiene gli esiti sperati grazie ad una fedeltà incrollabile nei modelli e ad una loro rielaborazione sempre rispettosa e mirata. Mai fuori luogo o troppo ardita, per quanto, non certo priva di nerbo e di una tangibile ed evidente dose di personalità.
Se il rock duro, da sempre, si basa essenzialmente sulla bravura di un tandem imprescindibile di protagonisti assoluti come chitarra e voce, di certo nei nomi rispettabili e di grande esperienza internazionale come quelli di Dario Mollo e Tony Martin, può trovare eccellenti interpreti in grado di perpetuarne al meglio alcune delle tradizioni più apprezzate e vincenti.
“The Third Cage” è, in effetti, un disco piacevole e dalla sostanza concreta, imbevuto nel flavour di suoni talvolta forse un po’ demodè ma dal tratto dannatamente fascinoso che, in ritmi mai troppo veloci, nell’epicità di alcune strutture cadenzate e nella forza di atmosfere cariche di tensione emotiva, riverbera l’essenza della lezione impartita dai grandi della storia in riflessi che, inevitabilmente, riconducono alla memoria le immagini proprio di Ronnie Dio, Ritchie Blackmore e della massima incarnazione sperimentata dai leggendari Rainbow nei primi anni della loro esistenza.
Non mancano, come ovvio, sprazzi di modernità ed irruenza heavy, come ben testimoniato dalla torrida opener “Wicked World”. L’incanto del rock epico e maestoso, si materializza tuttavia già con il secondo episodio, “Cirque Du Freak”, momento emozionante per l’evidente ed incredibile affinità di Martin con il compianto Ronnie. Un sovrapporsi della voce che rievoca la sagoma dell’indimenticato folletto italo-americano sin dall’intonazione delle primissime note.
Scenari che raggiungono vette di grande enfasi nella bellissima, emozionante e viscerale “Oh My Soul”, brano che potrebbe appartenere senza particolari difficoltà alla collezione di Axel Rudi Pell, guarda caso, altro storico “devoto” di mr. Blackmore.
Nota di merito ascrivibile a questa interessantissima nuova opera targata Mollo/Martin è anche la varietà di atmosfere snocciolate nel corso dell’album.
Se quindi sinora, l’incedere era dai toni solenni e quasi plumbei, non sorprende l’imbattersi in un pezzo dalla solarità quasi AOR come “One Of The Few”, divertita love song che rimembra un po’ i Whitesnake ed offre un vasto territorio alle scorrerie chitarristiche del nostro eccellente Dario Mollo.
Un singolo passaggio prima di tornare sulla scia dell’arcobaleno con la grintosa “Still In Love With You”, canzone che a dispetto di un titolo romantico, cela un’anima ruggente e tutt’altro che dimessa.
Class metal e cromatissimo heavy quasi alla George Lynch sono poi la materia di cui è costituita la ruvida “Can’t Stay Here”, episodio che prelude ad un finale non entusiasmante al pari di quanto scoperto sinora, ma comunque ancora capace di fornire musica dal taglio qualitativamente superiore. Le leggermente ripetitive ed un po’ prolisse “Wardance” e “Blind Fury”, fanno da contorno ad uno dei momenti migliori del disco, l’impetuosa ed ispirata “Don’t Know What It Is About You”, ennesimo omaggio alla grandeur di Whitesnake e Deep Purple in cui apprezzare un’autentica coppia d’assi al lavoro. Un bravissimo ed espressivo Tony Martin, ben assecondato dalle pennate cariche di vitalità offerte da mr. Mollo, ad incorniciare un pezzo che riesce a rendersi deliziosamente orecchiabile in tutta la sua durata.
La chiusura è infine per la rilassata ed elegante “Violet Moon”, traccia “slow” che suggella con grande stile un’opera fornita di classe gigantesca e soprattutto di ottima musica.
Suonato in maniera impeccabile, con gusto ed un pizzico di genio, ed interpretato in modo altrettanto sontuoso, “The Third Cage” è davvero un piacevolissimo modo per iniziare l’anno che, secondo miti e leggende, dovrebbe condurre a cambiamenti epocali.
Se il buon giorno si vede dal mattino, chissà, potrebbero anche essere dodici mesi interessanti…
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Tracklist:
01. Wicked World
02. Cirque Du Freak
03. Oh My Soul
04. One Of The Few
05. Still In Love With You
06. Can’t Stay Here
07. Wardance
08. Don’t Know What It Is About You
09. Blind Fury
10. Violet Moon
Line Up:
Dario Mollo – Chitarre / Basso / Tastiere
Tony Martin – Voce
Roberto Gualdi – Batteria
Fulvio Gaslini – Basso
Dario Patti – Tastiere
Brian War – Tastiere