Recensione: The time of the Oath

Di Paolo Beretta - 28 Settembre 2002 - 0:00
The Time of the Oath
Band: Helloween
Etichetta:
Genere:
Anno: 1996
Nazione:
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75

Master of the rings non mi aveva convinto, un disco abbastanza inutile formato da undici canzoni carine ma nulla più. Brani che dopo diversi ascolti perdevano potenza e credibilità e che non mi erano rimasti impressi nella mente. Nel 1995 esce la risposta degli Helloween a quel flop: The time of the Oath. E’ l’album che tutti i fan aspettavano, che molti credevano non sarebbe mai arrivato, non un capolavoro ma una bella svolta decisa verso la retta via.

Si comincia con We burn, traccia corta (appena tre minuti) ed esplosiva caratterizzata dalla grande velocità e dal buon lavoro di chitarre che accompagna la voce rude di Andi che graffia a dovere. Segue Steel tormentor, grande canzone soprattutto per il ritmo trascinante e per il perfetto lavoro di backing vocals che rendono questa song una delle più riuscite del disco. Wake up the mountain comincia con un bel giro di basso per poi animarsi molto bene; mi è piaciuta nelle strofe e nel chorus mentre il pre-coro (che per fortuna è corto e viene ripetuto poche volte) mi ha disgustato. Grandioso il finale del brano riuscito grazie al bel break e al ritmo incalzante e irrefrenabile scandito dal preciso Kusch. Power è un brano Helloween style nel quale è immediata le melodia e fantastica la potenza delle chitarre. Non serve leggere il boocklet per capire che questa canzone è stata scritta da Weikath: Si sente eccome il suo zampino. Forever and one è invece un lento riuscito da far ascoltare alla propria bella, che ha il suo punto migliore nel coro arioso e strappalacrime. In Before the war Andi non ha pause, le strofe scandite da un bell riff volano e quasi non si staccano dal chorus, come al solito molto curato. Il ritmo è dettato magistralmente dalla coppia Kusch / Grosskopf (batteria / basso) e la canzone viene arricchita da un bel break a da un grande assolo. A million to one è una canzone dai ritmi pressochè lenti nella quale mi ha colpito la voce triste di Andi ben supportata dalle chitarre, sempre protagoniste nel break centrale con discreti assoli e riff. Segue Anything my mama don’t like, traccia allegra, spensierata e divertente. Non un capolavoro ma stupisce, e piace, per semplicità e immediatezza la melodia che non cambia per tutta la durata del brano. Kings will be kings è una song nella quale inizialmente imperversa il basso di Markus e la batteria del “fabbro” Uli. Bello e accattivante il ritmo, veloce e maledettamente affascianante l’assolo confezionato dalla coppia Grapow / Weikath. Segue la lunga e complessa Mission motherland che dovrebbe rappresentare quello che è stato Halloween per Keeper of the seven keys I; i nuovi Helloween però non sono ancora in grado di scrivere una canzone così. Mission risulta alle mie orecchie strana e spezzata a tratti potente, a tratti anonima. If I knew è la terza ballad del concept e anche la più bella. Mi è piaciuto il coro e  il fatto che in questo lento riescono a trovare un po’ più di spazio le chitarre. Chiude il disco la title track molto strana, nella quale spicca un bel riff e la voce particolare di Deris. Una canzone alienante che continua per tutti i suoi sette minuti a scandire lo stesso ritmo che alla fine coinvolge.

In conclusione questo The time of the Oath rappresenta un bel passo in avanti rispetto al suo precedessore. Il sound delle zucche non è ancora solidissimo e lo dimostarno la title tracke e Mission motherland che non centrano molto con le altre caznoni del concept abbastanza immediate. Tuttavia il disco è gradevole e si lascia ascoltare senza difficoltà e per questo bisogna ringraziare Weikat che, da vero leader del gruppo, ha scritto le migliori canzoni dell’album facendo magistralmente da guida. Tolgo qualche punticino per la produzione non proprio ineccepibile e per i tre lenti. Uno, in un concept di oltre 60 minuti, poteva tranquillamente essere “tagliato”. Consiglio The time of the Oath a tutti i fan del power metal europeo e, ovviamente, a quelli delle zucche in particolare. 

Tracklist:

1. We Burn
2. Steel Tormentor
3. Wake Up The Mountain
4. Power
5. Forever And One
6. Before The War
7. A Million To One
8. Anything My Mama Don’t Like
9. Kings Will Be Kings
10. Mission Motherland
11. If I Knew
12. The Time Of The Oath

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