Recensione: The Trick of Life

Di Damiano Fiamin - 12 Dicembre 2011 - 0:00
The Trick of Life
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Anno: 2011
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I Syderal Overdrive sono una band progressive metal formatasi a Udine nel 2006: i primi anni di vita del progetto sono caratterizzati dai normali travagli che si trova a dover superare un qualunque gruppo musicale come, ad esempio, la ricerca di una formazione stabile e la connotazione di una precisa identità musicale. Abbandonate le sonorità delle origini, più propriamente riconducibili all’hard rock, questi ragazzi si sono addentrati nel vasto territorio del progressive, cercando in qualche modo di non sprecare gli anni di gavetta e di caratterizzare la propria proposta con dei riff e degli arrangiamenti più duri e intensi. Con The Trick Of Life, la band ha deciso di fare il suo debutto in società, porgendo come biglietto da visita un concept album impostato sulla falsariga di un dramma teatrale. La trama è un complicato viaggio all’interno della psiche di un uomo devastato dal dolore e annichilito dalla vita, in un tour che ci accompagna attraverso tutta la sua degenerazione fino alla risurrezione finale. I rimandi allo spettacolo non sono presenti solo nell’impostazione musicale del CD, ma anche in quella visiva: la grafica è studiata per portare alla mente una recita in un buio teatro di provincia dove, tra fumo e carte spiegazzate, prende corpo la storia di un tracollo verso il baratro.    

E’ un’apertura sussurrata quella di The Veil Of Maya Is Ripped, un delicato duetto di chitarra e tastiera  che, in maniera lenta e avvolgente, si dipana tra note soffuse e voci sommesse. Il morbido ingresso nel mondo della psiche è caratterizzato da arpeggi quasi onirici che introducono il dramma umano che costituisce la sinossi del disco. La traccia sfuma per lasciar posto al secondo atto: The Great Trick Of Life; il brano è sicuramente più deciso del precedente, Cherici e Pinna incattiviscono i loro strumenti e il ritmo cresce. La voce di Bassi è altalenante, sembra meno a suo agio nei momenti concitati che in quelli meno rapidi, mentre le protagoniste sono senza dubbio le due chitarre e Di Francesco con la sua tastiera. La struttura del brano è piuttosto varia e alterna episodi rapidi ed elaborati ad altri più rarefatti e dalla forma meno complessa. L’inquietante finale ci accompagna cupo e pesante verso Endless Nightmare. Il terzo pezzo è decisamente più oscuro, i bassi riempiono le casse e i riff si inspessiscono ulteriormente, dando vita ad un ruvido tappeto sonoro che viene srotolato senza fretta; il cantante si inserisce in maniera ottimale, contribuendo a disegnare con la sua voce un affresco di follia e angoscia che si protrae per quasi dieci minuti. La parte centrale del brano è più malevola, gli strumenti picchiano sodo in un crescendo di emozioni che collassa nuovamente su sé stesso in un singulto acido, perfetto ponte per la lunga suite The Green Fairy. Un’unica canzone divisa in cinque movimenti e aperta da un bel giro di basso a cui fa seguito un inserto di sei corde ruggenti. Ognuna delle cinque sezioni è caratterizzata da un ritmo predominante, spaziando da momenti bui e cupi ad altri più marcatamente rock. Molto bello il secondo inserto, una cavalcata progressive rock in cui la tastiera si intreccia con gli altri strumenti in uno dei migliori momenti dell’intera produzione. Sebbene indulga spesso in momenti di autocompiacimento musicale, che appesantiscono l’impatto complessivo, è sicuramente il brano migliore di The Trick Of Life, soprattutto grazie alla sua varietà e alla capacità degli artisti di non fossilizzarsi troppo a lungo all’interno dei propri fraseggi musicali. 
La conclusione del disco è affidata a The Tramp At The Gates Of Hyperion che, immediatamente, provvede a spiazzare l’ascoltatore con il suo avvio ai confini con l’heavy metal più classico. La parentesi è breve, e subito si torna lungo quei sentieri che hanno caratterizzato i brani precedenti: riff graffianti si alternano a momenti più pacati, in una riuscita amalgama tenuta insieme dalle chitarre e dalla tastiera, che si profonde in un piacevole assolo jazzistico nella parte mediana. L’epico crescendo che ci instrada verso il termine è decisamente emozionante, sebbene si protragga un po’ troppo a lungo, una marcia trionfale che si interrompe quasi di botto, lasciando la mente ancora impegnata a riflettere su testi e musica appena uditi.

Come riassumere l’esperienza dell’ascolto di The Trick Of Life? Il disco è più curato dal punto di vista dei contenuti che della realizzazione tecnica. Essendo un debutto e, soprattutto, un’autoproduzione, non bisogna stupirsi. Peccato che la qualità sonora non sia sempre costante; i più penalizzati sono senza dubbio Bassi e Colonna: voce e batteria, infatti, hanno spesso un suono eccessivamente metallico che mal si accosta a quello degli altri strumenti. Dal punto di vista della composizione, invece, il sestetto udinese è abbondantemente promosso: la struttura musicale è interessante e varia, i testi intriganti e traspare una notevole cura nella scelta delle soluzioni armoniche. I Syderal Overdrive sono sulla buona strada per realizzare un buon disco, sta a loro cercare di farlo senza perdere la propria identità.

Damiano “kewlar” Fiamin

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Tracce:
1. The Veil Of Maya Is Ripped – 03:24
2. The Great Trick Of Life – 10:06
3. Endless Nightmare – 09:58
4. The Green Fairy – 17:24
5. The Tramp At The Gates Of Hyperion – 14:10

Formazione:
Nicola Bassi: Voce
Alessandro Cherici: Chitarra
Matteo Pinna: Chitarra
Vincenzo Di Francesco: Tastiere e Synth
Alessio Zoratto: Basso
Marco Colonna: Batteria e Percussioni
Francesca Antonutti: Cori, Voce Secondaria

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