Recensione: The Tunnels
Certi dischi sembrano fatti per materializzare le nostre paure. Queste piccole e inquietanti opere d’arte traducono in note i nostri peggiori incubi e ci costringono, volenti o nolenti, ad affrontarli.
Certi dischi sono destinati a far parte di noi.
Questo è quello che ho pensato da subito quando mi sono trovato al cospetto di “The Tunnels”, prima uscita ufficiale dei Terra Tenebrosa. Il nome potrà forse suonare nuovo a tutti ed è per questo che sarebbe bene inquadrare a dovere la band. Il trio, formato da Hibernal, Hisperdal e The Cuckoo, nasce a Stoccolma nel 2009, con l’idea di fondere, in un grande calderone, black metal sperimentale, ambient, death/doom, sludge e hardcore. L’idea per sé, direte voi, non presenta grandi spunti di originalità ed è vero, i Terra Tenebrosa non inventano nulla. Prendendo un po’ dagli Isis e dai Neurosis, così come dal black più visionario e folle, i tre svedesi sono riusciti però a dar vita a una musica ricca di sfaccettature e spunti di grande interesse.
Guadagnato il contratto con la svedese Trust No One Recordings, i Nostri si mettono subito al lavoro e nel 2011 esce “The Tunnels”. Il disco, già dalle prime battute, mostra le ottime capacità di esecutori e arrangiatori dei ragazzi. Le atmosfere malate e fangose, i suoni distorti all’eccesso e i ritmi ossessivi e pachidermici conferiscono all’opera un aspetto sinistro, che difficilmente non farà breccia nei cuori degli amanti del metal più estremo.
Le sette canzoni qui contenute, per un minutaggio complessivo di 47′, rappresentano, come si diceva in apertura di recensione, la vera e propria trasposizione di un qualche incubo. I brani sono strutturalmente semplici: i tre non ricorrono mai ad architetture complesse, preferendo un approccio lineare e diretto. Proprio questa scelta contribuisce a rendere l’ascolto di “The Tunnels” un minimo meno traumatico e ostico.
Citare i pezzi singolarmente e individuare quali siano i migliori e i peggiori diventa piuttosto difficile, dal momento che l’opera funziona più nel suo complesso che non frammentata. Se proprio si volesse dividere il lavoro, lo si dovrebbe fare in base alle variazioni atmosferiche: da un lato pertanto incontriamo “The Teranbos Prayer”, “Probing the Abyss” e “Guiding the Mist/Terraforming”, più riflessive, che in qualche modo riportano alla mente i vecchi Katatonia. D’altra parte non mancano episodi più abrasivi, quali “The Arc of Descent”, “Through the Eyes of the Maninkari”, musicalmente molto più legati allo sludge. “The Mourning Stars” e “The Tunnels” rappresentano infine la parte più intimista e impalpabile della musica dei Terra Tenebrosa. L’atmosfera rimane sospesa, quasi come se il tempo si fermasse del tutto. Sembra quasi di essere preda di una morte lenta e inesorabile alla quale non si può scappare.
Parlare di un full-length del genere non è affatto cosa semplice. Questo è uno di quei prodotti che vanno semplicemente vissuti per essere compreso appieno. Qui parole e spiegazioni servono davvero a poco, se non a nulla, quindi non posso fare altro che invitarvi a spendere un po’ del vostro prezioso tempo ascoltando questa piccola grande opera d’arte, con la speranza viva che possiate apprezzarla almeno tanto quanto me.
Emanuele Calderone
Tracklist:
01- The Teranbos Prayer
02- Probing the Abyss
03- The Mourning Stars
04- The Arc of Descent
05- Guiding the Mist/Terraforming
06- Through the Eyes of the Maninkari
07- The Tunnels
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