Recensione: The ultimate death worship
A quanto pare la visione apocalittico/futuristica sta ormai dilagando: dopo gruppi all’avanguardia, come Zyklon, Myrkskog, Diabolicum, ecc.. anche i rodatissimi Limbonic Art, da sempre dediti ad un black metal maestoso e sinfonico ed a temi mistici e cosmici sentono il bisogno di aggiornare il proprio sound al terzo millennio, inserendo tutto ciò che il metal estremo più moderno richiede. Detto così potrebbe sembrare che la band si sia livellata sugli altri e banalizzata, ma il risultato è come sempre una lezione per tutti coloro che credono basti un semplice copia/incolla degli elementi più “alla moda” per poter sfornare un disco decente.
Come già accennato, la band ha pubblicato sinora 3 ottimi full-lenght, a partire da quel capolavoro che risponde al titolo di Moon in the Scorpio, un vero scossone alla scena black di allora, che già iniziava a stagnare; dopo il più che buono In Abhorrence Dementia, che riproponeva, perfezionati, gli stilemi già espressi nel debutto, è Ad Noctum a stupire la folta audience del gruppo, che mai si sarebbe aspettata di trovarsi di fronte ad un album di black così feroce.
Quest’ultimo The Ultimate Death Worship rappresenta quindi un’ulteriore svolta per il duo norvegese.
E lo capiamo a partire dall’opener, song che dà il titolo all’album: dopo una brevissima intro è un riffone death a darci il benvenuto (si fa per dire) in un brano che non rinuncia comunque alla componente sinfonica, da sempre fondamentale per il sound della band; la sensazione è che la band non voglia assolutamente rinnegare l’atmosfera tipica dei suoi lavori, ma utilizzi per esprimersi un linguaggio, sia musicale che letterario, più moderno e rivolto alla tecnologia odierna. Emblematici versi come “Electric storming through the brain. Blackout, drift away and you’ll see.” La canzone è quindi già un ottimo esempio delle coordinate scelte dal gruppo per creare l’intero disco: lunga durata (8 minuti circa), riffing abbastanza pulito e comunque molto articolato.
La seguente Suicide Commando (parlavamo di temi attuali?) ribadisce ciò che è appena stato detto: accordi in lontananza, accompagnati da tastiere e da un basso probabilmente sintetizzato, fanno da preludio ad uno dei pezzi più furiosi del disco; anche qui i riffs scelti sono ottimi, anche se non sempre la produzione, più confusa del già basso standard dei precedenti albums, valorizza a pieno la robustezza della loro struttura. Sono poi di nuovo degli estratti death/thrash a spezzare la song e darle maggiore varietà.
La band non ha poi abbandonato l’amore per gli intermezzi ambient, e lo dimostra con i raggelanti Purgatorial Agony e Last Rite for the Silent Darkstar (in cui ritornano addirittura i suoni utilizzati sul seminale Moon in the Scorpio); ma questi momenti di relativa calma servono solo ad evidenziare la violenza espressa nei veri e propri highlights del disco, pezzi come Interstellar Overdrive, la più classica From the Shades of Hatred o la sperimentale Towards the Oblivion of Dreams, a cui un pianoforte psicotico dona quel tocco di ulteriore follia che lo rende una grande canzone
Non c’è molto da aggiungere, siamo lontani dal capolavoro, ma in ogni caso questo disco supera abbondantemente (quanto ad idee ed innovazione) la maggior parte della produzione black metal degli ultimi tempi: il fatto che Daemon abbia saputo sfruttare a pieno l’esperienza maturata con gli Zyklon senza stravolgere il sound del suo progetto principale è indice di grande maturità artistica, ed il risultato ottenuto è un disco pronto a ricordarci che in questo stile musicale sono attive ancora delle grandi menti, anche se disperse qua e là. Un album di transizione, certo, ma se questo è l’esperimento vi lascio immaginare quale sarà il risultato finale dell’evoluzione dei Limbonic Art! Da avere quindi, come del resto tutta la discografia di questa grande band.
Tracklist:
1. The Ultimate Death Worship
2. Suicide Commando
3. Purgatorial Agony
4. Towards The Oblivion Of Dreams
5. Laste Rite For The Silent Darkstar
6. Interstellar Overdrive
7. From The Shades Of Hatred
8. Funeral Of Death