Recensione: The Uncrowned

Di Eugenio Giordano - 6 Marzo 2004 - 0:00
The Uncrowned
Band: Last Tribe
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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63

Terzo platter per gli svedesi Last Tribe sotto l’ala protettrice della nostrana Frontiers Records, la band continua sulla strada intrapresa con i precedenti “Ritual” e “Witch dance” proponendo un metal melodico dalle forti tinte progressive, mostrando una preparazione tecnica ed esecutiva di massimo valore che non deluderà gli amanti del genere in questione.

I Last Tribe sono quattro musicisti sopraffini, la band è capitanata dal polistrumentista Magnus Karlsson che oltre ad essere un chitarrista eccellente si dimostra pure un ottimo tastierista gestendo nel migliore dei modi il ruolo fondamentale di questi due strumenti all’interno del sound della sua band. Non meno convincente Rickard Bengtsson è certamente uno dei singer più quotati, anche se meno conosciuti, della attuale scena scandinava e la sua voce rappresetna chiaramente il tratto distintivo dei Last tribe rivelandosi sempre espressiva e graffiante. I nostri svedesi non appartengono a una categoria artistica precisa ma dimostrano di saper spaziare in modo credibile dal prog metal di stampo europeo al metal melodico fino ad abbracciare soluzioni hard rock molto eleganti e convincenti. Questo “The uncrowned” non è quindi un lavoro a senso unico e cerca di personificare con coerenza una serie di generi musicali senza costringere l’ascoltatore a un sound preconfezionato e prevedibile. La produzione del disco è perfetta, le chitarre hanno ampio spazio e mi sembrano indirizzate verso un sound dinamico e corposo che riempie le orecchie dell’ascoltatore senza mai eccedere in potenza o cattiveria. Rispetto al passato i Last Tribe sembrano aver messo meglio a fuoco il loro target compositivo e in quasi tutti i brani si possono notare spunti melodici ispirati abbinati a una salda ossatura ritmica che garantisce sempre il giusto tiro a ogni singola composizione. Con questo terzo disco la band ha evitato quasi completamente brani lenti e mi pare che la scelta sia stata premiante, in ogni caso alcuni cali di ritmo all’interno del platter sono evidenti e finiscono per allungare il disco oltre le sue reali potenzialità pur senza comprometterlo. Il lavoro è introdotto in maniera magistrale da “Healer” una canzone prog metal molto ispirata e tecnica, dove i Last Tribe dimostrano di meritare tutto l’interesse degli amanti del genere, senza dubbio brani come questo rappresentano al meglio il talento di questi ragazzi. La successiva “The chosen one” possiede un refrain vocale molto ispirato che mi ha rimandato ai Poverty’s No Crime, le chitarre sono molto fluide e trascinano il pezzo mantenendolo sobrio e dinamico. Più rock oriented e meno efficace “Sacrifice” spezza il ritmo del disco senza portare nessuna particolare novità, in questo caso credo sarebbe stato meglio glissare e continuare sui toni delle precedenti. Con la title track i Last Tribe ritrovano la velocità e il tiro giusto, il brano si dimostra fluido e tecnico senza mai eccedere in parti spiccatamente autocelebrative o prolisse. Con “Otherworld” i nostri sfoderano riff dinamici e oscuri alternati alle solite ottime linee vocali, anche in questo caso i Last Tribe evitano di spingersi verso lidi eccessivamente progressivi preferendo un profilo più sobrio e diretto. Lo slow tempo “April sky” poteva essere tranquillamente evitato, mentre “Sound of rain” si dimostra subito molto più efficace e graffiante grazie a un sapiente impiego della sezione ritmica e delle chitarre distorte. Più potente e progressiva “Only the innocent” permette alla band di mostrare la sua preparazione tecnica e il suo talento compositivo, in questo caso i Last Tribe mantengono una personalità artistica identificabile senza scadere in facili soluzioni già impiegate da altre band. Meno convincente ma comunque ben composta “Full moon” viaggia su tempi medi ma finisce per dimostrarsi una composizione semplice che delude un poco le aspettative. La conclusiva “Call of the tribe” non cambia le carte in tavola lasciandosi ascoltare ma senza puntare troppo in alto, la band ha certamente un grande senso melodico eppure in pezzi come questo si rivela poco incisiva.

In definitiva non posso negare che questo “The uncrowned” sia un disco molto ben suonato, i Last Tribe sono musicisti molto preparati e in ogni singolo frangente del disco questa caratteristica emerge nettamente. L’unico appunto è la mancanza di ambizione che mi è parso di percepire in più passaggi, i Last Tribe hanno i mezzi per spingersi molto più in là con le loro idee mentre ancora mi sembrano vincolati a certi clichè tipici dell’hard rock e che personalmente trovo limitativi. Non mi pare saggio continuare a suonare questo genere ibrido, credo sia meglio dirigersi completamente verso il prog metal che credo personifichi meglio le intenzioni musicali di questi ragazzi. 

1 Healer

2 The chosen one

3 Sacrifice

4 The uncrowned

5 Otherworld

6 April sky

7 Sound of rain

8 Only the innocent

9 Full moon

10 Call of the tribe

 

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