Recensione: The Underworld Regime

Di Alessandro Cuoghi - 19 Maggio 2010 - 0:00
The Underworld Regime
Band: Ov Hell
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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65

All star band: con questo appellativo viene definito un gruppo, spesso costruito a tavolino, i cui componenti provengono da diversi act musicali di grande fama, al fine di creare qualcosa di unico, irrinunciabile e (spesso) commercialmente semplice da promuovere.

Sebbene l’aspetto meramente commerciale (almeno dichiaratamente) per quanto riguarda il Black Metal sia nettamente meno influente che per altri generi, gli Ov Hell, grazie ad una line up potenzialmente devastante, rientrano appieno nella categoria di quei supergruppi che, volenti o nolenti, siamo portati a prendere in considerazione.
Tale line up costituisce, almeno sulla carta, la ricetta per la creazione di un progetto vincente sotto ogni punto di vista ed il perché è presto detto: prendete le trame musicali di King Ov Hell, ex bassista e compositore dei Gorgoroth (e dei God Seed accompagnato dal singer Gaahl, anch’egli ex Gorgoroth), gruppo fra i più dichiaratamente malvagi del genere e dell’immaginario collettivo. Aggiungete il frontman della Black Metal band più seguita del globo: Shagrath dei celeberrimi Dimmu Borgir.
Bene, ora che avete il nucleo principale del gruppo amalgamate il tutto con tre session musician d’eccezione, provenienti da band cardine della scena Black e affini norvegese: Ice Dale, gelida ascia degli Enslaved, gli inventori del termine “Viking Metal” (ma non del genere, il brevetto è cosa buona e giusta lasciarlo al compianto Quorthon dei Bathory); Teloch, chitarrista in sede live dei 1349 e dei God Seed; ed infine il fulminante Frost, annoverato fra i più veloci batteristi del genere estremo, attivo nei 1349 e nei Satyricon.

Probabilmente ci troviamo di fronte alla “all star Black Metal band” meglio assortita degli ultimi tempi.
Da notare che King, Ice Dale e Frost non sono affatto nuovi a tale genere di operazione, in quanto i primi due sono già stati compagni di Abbath (Immortal) ed Armagedda (ex Immortal) nel supergruppo “I“, mentre il batterista prese parte alla registrazione dell’unico EP uscito a nome “Zyklon B“, band che annoverava fra le proprie fila anche Samoth e Ihsahn degli Emperor.

Con tali prerogative è naturale che, come sorta di primaria risposta immunitaria, dubbi e aspettative sorgano spontanei: trattasi questa di mera operazione commerciale? Oppure di una esplosiva collaborazione fra seri professionisti, al fine di creare un nuovo sound derivato dalle sonorità delle band madri?
Ebbene, come spesso accade, la risposta sembra adagiarsi placidamente nel mezzo.
Musicalmente parlando infatti l’inconfondibile timbro vocale di Shagrath, le ritmiche violente di King e gli arpeggi glaciali di Ice Dale segnano in modo profondo la sonorità della band.
In più il drumming spietato di Frost correda il tutto con una dose di violenza nucleare assolutamente priva di compromessi.
Tutto perfetto fin qui se non fosse che, purtroppo, il disco non scorre sempre come dovrebbe.
A tratti, infatti, gli Ov Hell sembrano una commistione poco amalgamata di stili ben definiti e fin troppo riconoscibili. Una sorta, per chi mastica un po’ di chimica, di sospensione e non di soluzione, dove tutti gli elementi, per quanto vengano agitati e mescolati continuano ad essere separati, sebbene suddivisi in gocce sempre più piccole.
Ovviamente, per spezzare una lancia a favore della band, non è possibile pretendere un feeling perfetto da artisti che lavorano insieme per la prima volta, in più è da intendersi che sebbene l’amalgama non sia delle migliori la classe dei vari componenti, al contrario, emerge eccome. I vocalizzi acidi di Shagrath faranno la felicità dei fan dei Dimmu Borgir nuova versione e le potenti ritmiche che caratterizzano la maggior parte dei brani (scritti per lo più di King per i suoi progetti God Seed e Gorgoroth) dimostrano un’evoluta capacità di sviluppare song compatte e dirette.

Il primo brano, “Devils Harlot“, si conferma un ottimo esempio di come le cose potranno, se la band verrà coltivata, andare in futuro. Shagrath infatti sembra trovarsi perfettamente a proprio agio su un violentissimo tappeto musicale dal sicuro impatto e dal riffing solido e coinvolgente.
Già dalla successiva “Post Modern Sadist” però si avverte un crollo non indifferente dell’ispirazione: i diversi stili emergono fin troppo nettamente ed il cantato sembra il più delle volte posto a corredare qualcosa di già compiuto. Oltretutto la capacità del pezzo di imprimersi nella mente è relegata solamente ad alcuni stacchi maggiormente orecchiabili e spesso l’interezza della composizione si perde nella nebbia.
Si ritorna a salire con la violentissima “Invoker“, pezzo fra i più granitici del platter, dove tuttavia la sensazione di plagio si fa palpabile a causa di trame chitarristiche dannatamente simili a quelle degli ultimi Immortal e succitati “I”, scaturite dell’ascia di Ice Dale, ormai temprata dall’esperienza passata al fianco del mitico Abbath.
Il disco procede in maniera piuttosto incostante: sprazzi di genio compositivo si accostano a innocui riempitivi, momenti ponderati vengono sbriciolati da esplosioni di furia tanto cieca quanto banale.
La sensazione globale è di qualcosa di forzatamente compiuto, come una nascita prematura, dove la classe è percepibile ma non saggiabile appieno.
Nonostante tutto è però notevole la varietà del lavoro, capace di spaziare tra momenti maggiormente Raw Black oriented ad altri dove a farla da padrone è un sound più maturo ed elaborato.
Brani come la lenta “Ghosting” dimostrano chiaramente la predisposizione della band ad andare oltre i propri confini, cosa che andrà senz’altro a favore delle composizioni future.

Tirando le somme “The Underworld Regime“, disco che segna il ritorno del bassista King Ov Hell dopo le note vicende legali (e private) che hanno seguito lo split dei Gorgoroth, risulta un prodotto riuscito solo per metà, dove la violenza esecutiva e le atmosfere sulfuree sono l’ingrediente principale.
Ciononostante è possibile intravedere la classe ed i numeri dei musicisti che lo compongono e questo fa ben sperare per le prossime uscite della band.
A ragion veduta mi sento quindi di promuovere il disco, sperando tuttavia che in futuro King e Shagrath ci consegnino un prodotto degno della loro fama.

Alessandro Cuoghi

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Line Up

King Ov Hell: bass
Shagrath: vocals
Ice Dale: guitar
Teloch: guitar
Frost: drums

TRACKLIST

1.Devil’s Harlot
2.Post Modern Sadist
3.Invoker
4.Perpetual Night
5.Ghosting
6.Acts Of Sin
7.Krigsatte Faner
8.Hill Norge

 

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