Recensione: The untamed hunger
Dalle fiandre talvolta emergono dei nomi che non sempre risuonano particolarmente, ma che nascondono un certo spessore. Oggi poniamo sotto la lente d’ingrandimento gli Infinity, duo olandese che produce materiale musicale con una certa regolarità da ormai vent’anni: il primo full length risale infatti al 2003, e c’è da dire che i ragazzi abbiano avuto una certa costanza nella cadenza di pubblicazione, ma anche (e questo non è scontato) nella qualità dei loro prodotti. L’ultima uscita di intitola “The untamed hunger”, prodotta da Immortal Frost Productions, della durata di 42 minuti circa.
Il disco si apre molto bene, con un’opener di ottima qualità: risulta infatti un pezzo lungo ma vario, si ascolta con piacere, con un riffing sibilante e cullante, buoni cambi di ritmo e ottima voce. C’è spazio anche per un assolo, semplice ma efficace, di chitarra. Il disco si mantiene su ottimi livelli per tutto l’ascolto, risultando sempre solido e con altri buoni episodi come la title track, introdotta ottimamente dal suono di un ruscello e dall’ululato di un lupo. Il brano nelle prime battute sembra molto lento e sulfureo, per poi crescere pian piano. Lavoro alla batteria ottimo, riff portante solido e costruzione generale piacevole.
Alla fine dei 42 minuti di ascolto si rimane soddisfatti. Il disco non presenta grandi difetti, se non forse la distribuzione del minutaggio per i singoli pezzi, e anzi fa capire come mai il duo olandese continui a produrre musica: ne sono capaci. Si può rimproverare forse l’assenza di un vero e proprio guizzo, ma nulla che rovini l’ascolto nella sua interezza.