Recensione: The valley of the shadow of death
I The Tossers escono nei negozi con questo “The valley of the shadow of death”; la band, composta da Tony Duggins (voce e mandolino), Dan Shaw (basso e fisarmonica), Aaron Duggings (flauto), Clay Hansen (Banjo), Mike Pawula (chitarra), Rebecca (violino) e Bones (batteria), ci propone una musica molto particolare che esula dal metal ed esplora il folk e il country in maniera molto particolare e particolarmente accattivante.
Come ben si può capire guardando gli strumenti che compongono la band, ci troviamo di fronte ad un lavoro che di metal ha ben poco, per non dire nulla; i The Tossers infatti spaziano tra i più svariati generi “popolari”.
Passiamo così da un folk che riprende la musica irlandese con brani come “Goodmornin’ da” e “A criminal of me” caratterizzati da ritmi allegri e spensierati che mettono voglia di ballare grazie ad un suono di mandolino e di violino che divertono e strappano qualche sorriso; il tutto è accompagnato da una voce senza eccessive pretese che però si adatta in maniera perfetta al genere.
Con “No loot, no booze, no fun” ci spostiamo verso un rock blueseggiante che ricorda molto da vicino i The Waterboys caratterizzato da un tappeto musicale calmo e pacato creato dal mandolino e da una chitarra acustica che riesce a colmare tutti i vuoti lasciati dagli altri strumenti.
Brani come “Late” e “I’ve pursued nothing” ci fanno immaginare di essere in auto sulle sterminate strade del nord america in viaggio verso un rodeo od una festa country; questi brani fanno il verso a John Denver aggiungendo qua e là alcune trovate abbastanza originali che riescono a creare una ben definita personalità; un esempio lampante di questo è l’accostamento di sonorità country create da violino e banjo con un ritmo di batteria più moderno e vicino all’hard rock.
“Out on the road” riesce a mischiare in maniera ineccepibile riff di chitarra squisitamente metal con sonorità folk senza il minimo imbarazzo utilizzando cori perfetti e stacchi precisi al millesimo di secondo; il mandolino ben si accosta alla chitarra distorta creando così un’atmosfera surreale, un misto tra potenza, melodia e puro divertimento.
Di contro troviamo brani come “Phoenix park” e “Preab san ol” che seguono pedissequamente i canoni della musica country più classica caratterizzata da un ritmo di batteria martellante ed incalzante e un suono di mandolino destinato a creare allegria e voglia di danzare.
“Drinking in the day” è un brano che attinge molto dal blue’s con alcuni riferimenti a “Raw hide” dei Blue’s Brothers con l’aggiunta di un sound folk che riesce a creare un ambiente accattivante e particolarmente piacevole.
Questo “The valley of the shadow of death” è quindi un lavoro molto particolare sotto tutti gli aspetti; di certo non pecca di originalità e punta la sua attenzione su un folk divertente e particolarmente piacevole. I dodici brani si lasciano ascoltare senza momenti di sosta facendo venir voglia di ballare a tutti.
Sicuramente molti storceranno il naso ascoltando questo cd visto che il metal all’interno di questo lavoro è solo un aspetto marginale, ma sono convinto che troverà anche parecchi estimatori.
Consiglio vivamente questo lavoro alle persone che vogliono ascoltare qualcosa di diverso e ben fatto, organizzato in maniera ineccepibile in tutte le sue parti; le persone senza “paraocchi musicali” rimarranno piacevolmente stupite da un cd al di sopra delle righe che distrugge molti cliché creando un’atmosfera antica e affascinante.
TRACKLIST:
1. Goodmornin’ da
2. A criminal of me
3. No loot, no boose, no fun
4. The crock of gold
5. Late
6. Out on the road
7. I’ve pursued nothing
8. Drinking in the day
9. Phoenix park
10. Go down witch down
11. Preab san ol
12. The valley of the shadow of death