Recensione: The Vermin Within
‘The Vermin Within’ è l’album con il quale debuttano i tedeschi Infestation, disponibile dal 13 ottobre 2023 e preceduto da ben sei singoli.
La band segue le orme di Destruction, Kreator e Sodom e poi Assassin, Darkness e così via, sfoderando un Thrash d’assalto dominato da un’innata cattiveria senza limiti.
Gli Infestation non la mandano a dire, per parlare delle tragedie della storia umana, reali o distopiche che siano, si esprimono in modo crudo e violento attraverso un sound rovente, formato da chitarre ritmiche serrate e frenetiche, un basso pulsante, una batteria martellante ed una voce caustica e prepotente.
Il tema di fondo del disco è quello della devastazione e del terrore totale, con un’atmosfera densa e macabra che però viene squarciata da un attacco sonico crudele e di forte impatto, che la rende rovente fino a incendiarla.
Gli Infestation danno uno scrollone senza pietà attraverso riff, strofe e ritornelli infuriati sparati uno dietro l’altro alla velocità della luce. Non ci sono pause in ‘The Vermin Within’, il tutto è estremamente convulso, marziale ed intenso, un concentrato di rabbia pura.
Fin qui tutto nella norma: le righe scritte sopra, cambiando nome della band e titolo dell’album, le potremmo inserire in una qualsiasi recensione di un qualsiasi gruppo Thrash ispirato all’ondata nata in Germania nei primi anni ’80.
Quello che suonano gli Infestation è essenzialmente quello: un Thrash genuino e concreto dove tutto viene ridotto all’osso, molto Hardcore oriented ma con toni più neri e sulfurei.
Cercano però di porsi in evidenza affiancando al classicismo delle band citate sopra alcuni elementi propri, come una distorsione particolarmente ficcante ed altamente disturbante, ed utilizzando una produzione diciamo “meno grezza”, che rilascia sì quella tipica atmosfera infernale a cui siamo abituati, ma che non va a discapito della qualità dei suoni, che risultano potenti, nitidi e ben stratificati.
Il songwriting, però, è un po’ limitato: a parte ‘Infernal Anthem’, strumentale introduttiva che contiene un minimo di epicità, i primi pezzi della scaletta, da ‘Infestation’ a ‘Ravage Unlesahed!’, viaggiano un po’ tutti sugli stessi binari: roboanti, intensi e diretti ma dritti, con poca varietà uno rispetto all’altro. Per carità, ben lungi dall’essere monotoni, ma se ti cambiano canzone in corsa c’è il rischio che non te ne accorgi.
Peccato, perché la seconda metà dell’album ha quel cambio di registro minimo che mette in evidenza una buona capacità di scrittura. Gli Infestation non è che si trasformano in educande: continuano a correre e a bastonare, ma i pezzi assumono maggiori sfumature e diverse intensità: ‘Use Hate’ è dominata da continui cambi di tempo, ‘Death Road’ è un Thrash ‘N’ Roll nero quanto vivace e coinvolgente, ‘Mind of a Killer’ rallenta senza però perdere enfasi e potenza e ‘Bierpartei’ è un pezzo folle e festaiolo, il cui cantato in lingua madre risalta l’idea del momento di svago necessario dopo tanta crudeltà e durezza.
In definitiva ‘The Vermin Within’ è un esordio più che valido, che evidenzia un alto rispetto del passato, ma anche la voglia di uscire dalla massa e di stare al passo con i tempi. C’è ancora del lavoro da fare ma la strada è quella giusta. Aspettiamo il prossimo lavoro con molta curiosità.