Recensione: The Wakening

Di Daniele D'Adamo - 19 Marzo 2013 - 7:00
The Wakening
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Anno: 2013
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77

Difficile, molto difficile che in Finlandia nascano progetti di metal dalla scarsa qualità complessiva. In particolare, se ci si addentra nel mondo del melodic death metal, si può addirittura affermare che negli ultimi anni Helsinky abbia sopravanzato Stoccolma: Omnium Gatherum, Mors Principium Est e Insomnium ne sono un lampante esempio, di tale… superamento.

Ultimi ma non ultimi ci sono i Damnation Plan, nati nel 2004 a Espoo e autori, sin’ora, di un EP nel 2007 (“Darker World”) e di questo full-length, “The Wakening”, che – per la precisione – trattasi di un debut-album. Siccome gli scandinavi, in materia di musica, fanno tutto per bene, il missaggio e la masterizzazione sono stati affidati a Dan Swanö (Edge Of Sanity, Nightingale, Bloodbath) presso gli Unisound Studio, sì da garantire al prodotto il tocco di una delle massime professionalità nel campo.  
 
Prendendo fra le mani “The Wakening” si ha la sensazione che non sia un lavoro che passerà alla Storia come un capolavoro: l’artwork, i temi trattati e, soprattutto, il retroterra culturale dei musicisti anticipano, un po’, i contenuti musicali del lavoro stesso. Infatti la proposta dei Nostri non ha per obiettivo principale quello di stravolgere le consolidate coordinate stilistiche del death metal melodico quanto, proposito comunque sempre encomiabile, quello di ‘fare della buona musica’. Operazione che, contrariamente alla semplicità lessicale della frase che la identifica, è al contrario assai difficile da portare a buon fine. Buon fine che il sestetto di Espoo raggiunge con grande sicurezza e con una personalità davvero marcata, segnale evidente dell’alto livello di classe posseduta dai vari membri.

L’idea di accostare due cantanti, ciascuno impegnato a concentrarsi su una sola linea vocale, non è nuova (si vedano gli Scar Symmetry, per esempio). Tuttavia, quando si hanno a disposizione due ugole d’oro come quelle di Tommy Tuovinen (harsh) e Asim Searah (clean), le possibilità armoniche delle linee medesime diventano pressoché infinite. Molto bravi, anche, i due chitarristi; capaci di sfoderare ritmiche assai pulite e soli parecchio accattivanti. Irreprensibile la sezione ritmica, calda e puntuale nell’accompagnare – assieme agli estesi tappeti di tastiera – le melodie arieggiate dagli altri compagni di squadra.

Al pari dei gruppi più su citati i Damnation Plan hanno un approccio manifestamente teso a trovare in primis, nella musica, la componente emozionale invece che, magari, un impatto sonoro a sé stante. Non mancano episodi rabbiosi e aggressivi come “Blindsighted”, ma è con brani quali “Ahesh” che la naturale predisposizione di Searah e compagni per l’elaborazione di armonie delicate e sentimentalmente profonde esce in tutto il suo splendore. Balza fuori, in sostanza, un sostanzioso talento compositivo che, qua e là, spunta dappertutto, nel platter. Forse, ma si tratta di un peccato veniale, c’è ancora un pelo di discontinuità qualitativa fra una canzone e l’altra, nel senso che mentre alcune spiccano con decisione dalla media (“Walk Of Illusion”, top-song del CD), altre appaiono meno ispirate (“Resurrected (Within Ourselves)”). Peccato veniale, giacché “The Wakening” ha comunque un suo ben definito stile, fatto di atmosferiche orchestrazioni che, spesso e volentieri, regalano a chi ascolta dei momenti ove è un piacere fuggire dalla realtà per sognare. Come dimostra, inequivocabilmente, il pathos posseduto dalla pomposa suite finale “Grand World Anthem”.

“The Wakening” è l’ennesima dimostrazione della longevità del death metal melodico, ben lungi da sfilacciarsi nelle sue peculiarità di base che ne hanno decretato il successo in tutto globo. Senza stravolgere nulla dei suoi cliché, i Damnation Plan hanno saputo disegnare un progetto valido sotto ogni punta di vista per amplificare la sensibilità e la passionalità che questo genere possiede nel suo DNA.  

Daniele “dani66” D’Adamo

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