Recensione: The War They Feed
E’ più tormentata di ‘Beautiful’ la storia dei Torment (appunto!): si formano nel 2002 da un’ idea di Fabri e del Thrasher (nome di battesimo Christian), ai quali si uniscono Fede, Umberto e Tore.
Poi….
Nel 2003, mentre la band inizia a lavorare su pezzi propri, Tore la abbandona e viene sostituito, nel 2004, da Ea.
Nel 2005 è Umberto ad abbandonare ed al suo posto entra Erman.
A questo punto, nel 2007, con la formazione comprendente Fabri, il Thrasher, Ea, Erman e Fede viene registrato l’album di debutto: ‘Suffocated Dreams’.
Dopo l’album nuovo cambio di lineup: Ea e Fede vengono sostituiti da Luca e Gigi.
Quindi nuova formazione, nuovo EP: ‘Scars Remain’, che viene pubblicato nel 2010.
Non è finita: ora sono Luca ed Erman a dire basta e la band passa ad una formazione a quattro: Johnny alla chitarra, Gigi al basso, il Thrasher alla batteria e Fabri, oltre a suonare la chitarra, passa anche alla voce.
Formazione che pubblica l’album ‘The Damage is Done’ e che rimane salda fino al 2013, quando al Thrasher, che deve abbandonare per motivi personali, subentra Dave, già batterista dei Funest.
Nel 2015 è Johnny che è costretto a lasciare i Torment, che decidono di continuare come trio.
Ad agosto dello stesso anno, causa disaccordi interni, la band sospende le attività, per riprenderle ad ottobre con un nuovo batterista: Leo ‘Grafen Lion’. La nuova lineup dura fino al 2016, poi sembra sciogliersi definitivamente.
Ma non si molla: dopo circa un anno, risolti i problemi, Fabri e Gigi si mettono alla ricerca di un nuovo batterista, arruolando Giuseppe De Paola.
La situazione sembra stabile, ma non è così … durante il completamento del materiale per il nuovo album, è Gigi a gettare la spugna.
E’ Ugo a subentrare al suo posto, ed è con lui che Fabri e Giuseppe registrano il nuovo album agli inizi del 2019, ‘The War They Feed’, la cui distribuzione, però, viene sospesa dopo che Giuseppe lascia la band.
Sarà Paolo Zippo Carrescia a prendere il suo posto dal 7 dicembre 2019, al momento ultimo musicista entrato.
A questo punto siamo ai Torment Mark 11 con 12 musicisti che sono entrati e usciti dalla band.
Abbastanza da rendere pazzo il senso artistico di Fabri, che, nell’arco di quasi vent’anni, si è dovuto confrontare e, probabilmente, scontrare con un sacco di stili, di metodi e di idee musicali … Presumo che avrebbe finito per suonare Thrash anche se le sue intenzioni erano quelle di cimentarsi con cover di Raoul Casadei (che salutiamo con tutto rispetto).
Difatti, ‘The War They Feed’, che vedrà la luce il 27 novembre 2020, tramite Punishment 18 Records, è un album molto feroce, di quelli forgiati nelle fonderie infernali, tanto è forte l’odore di zolfo che esce dai suoi solchi.
Composto di nove eruzioni di lava ribollente, il songwriting è agganciato alla Old-School del primissimo periodo, quando i termini Black e Thrash non erano ancora così ben definiti, risentendo delle influenze di Venom, Celtic Frost, Possessed e Kreator, con l’aggiunta del giusto tocco di una band che, comunque, ci tiene a far sapere che siamo nel secondo millennio.
Per cui, alla voce luciferina ed ai ritmi smodati e furenti che negli anni ’80 ci hanno fatto saltare ed intravedere ombre sui muri con corna e forconi, troviamo soluzioni, come bordate di blast beat che accompagnano chitarre pesantemente taglienti od insani colpi di basso, che vanno ulteriormente a rafforzare l’attacco sonico facendolo diventare ancora più deflagrante ed inarrestabile.
I brani sono tutti sparati a raffica, diretti pur se molto dinamici, con cambi di tempo che passano dalla velocità senza freni alla cadenza pesante, senza perdere un watt di nera energia.
Sono così, ad esempio, ‘Power Abuse’, feroce e demoniaca, che frammenta un’andatura spedita con una sezione musicale cadenzata, ‘Nothing to Tell’, disposta su più passaggi incisivi e prepotenti o ‘Paralysis’ ed ancora ‘The Tunnel’, direttamente collegate con l’inferno.
La Title-Track ‘The War They Feed’ è invece una tirata unica, folle e senza tregua.
‘Alienation’ è una strumentale più volta al tecnico mentre la conclusiva ‘Survival’ è più controllata, un po’ meno prepotente, ci dice che se i Torment corrono un po’ meno sono comunque efficaci.
Per cui un album potente ed estremo, che non fa prigionieri.
Sbavature? Sarebbe innaturale se non ce ne fossero. La principale, che ho riscontrato in molte produzioni analoghe ascoltate quest’anno, è la difficile memorizzazione dei pezzi, data dalla loro estrema articolazione e dalla violenza espressa che ne limita l’orecchiabilità, con il rischio che il lavoro venga messo da parte perché non resta in mente, soprattutto al giorno d’oggi quando è più facile acquistare un prodotto online, che rischia di finire in un anonimo archivio del PC (o peggio, ci si limita ad ascoltare i primi tre pezzi su qualche piattaforma della rete) che non con un concreto vinile.
A parte questo, che nulla compromette, ‘The War They Feed’ è un album denso e solido; speriamo che i Torment trovino la meritata stabilità, prendendo coesione e forza. Hanno parecchio da dire e noi siamo qua pronti ad ascoltarlo.