Recensione: The War to end All Wars
A tre anni di distanza da “The Great War” (2019) i Sabaton tornano a narrarci le vicende della Prima Guerra Mondiale, con il ritorno sulle scene “The War to end All Wars”. Scritto e registrato tra la primavera del 2020 e quella del 2021, in piena pandemia, il decimo album degli svedesi trae ispirazione dalle numerose storie non affrontate nel disco precedente, alcune evitate per specifica volontà della band che non aveva trovato i giusti arrangiamenti per raccontare determinati eventi, altre ispirate direttamente dai suggerimenti dei fan di tutto il mondo.
Non è facile scrivere di un disco che parla di guerra in questi giorni di grande sgomento e tensione, eppure la storia dovrebbe servire proprio a questo: evitare che il genere umano ripeta gli errori del passato, come dichiarato dalla stessa band. Parlare della Grande Guerra può anche, e in questo i Sabaton sono maestri, evocare l’eroismo e il coraggio di chi ha lottato per l’autodeterminazione di un popolo, cantare le storie di chi ha resistito contro un invasore venuto da lontano, rammentare i troppi caduti per consegnarci un mondo che, purtroppo, stiamo distruggendo.
Costituito da undici tracce, “The War to end All Wars” apre e chiude con i due eventi cardine del primo conflitto mondiale. “Sarajevo” (non presente nelle versioni digitali del disco, ad eccezione di un lyric-video su Youtube), è introdotta dalla stessa voce narrante del lavoro precedente, e racconta dell’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo-Este da parte di un indipendentista jugoslavo, avvenuta il 28 giugno del 1914, casus belli di un conflitto che avrebbe attraversato gran parte del pianeta: dall’Europa all’Africa, dal Medio Oriente alle isole del Pacifico. La conclusiva “Versailles” ripete lo stesso schema, con la voce narrante che ci pone il grande quesito: What is the price of peace? How many more must die?, nel momento culmine della sigla del trattato di Versailles, che nel giugno del 1919 pose fine al conflitto che avrebbe dovuto rappresentare, nell’immaginario dei contemporanei, la fine di tutte le guerre.
Tra i brani più interessanti del platter, il singolone “The Unkillable Soldier” con la sua cavalcata epica, dedicata al pluridecorato generale belga Adrian Carton De Wiart che pur rimasto ferito tra scontri a terra e (sic) incidenti aerei, dopo aver perso un occhio e colpito in varie parti del corpo, è sempre tornato in battaglia per morire solo all’età di 83 anni nel 1963. Molto valida anche la successiva “Soldier of Heaven”, singolo capofila dell’album, che narra del “venerdì bianco” sul fronte italiano del conflitto: il 13 dicembre 1916 oltre 270 soldati austro-ungarici vennero travolti da una valanga sulla Marmolada.
Nei dischi dei Sabaton ogni evento bellico descritto è ben contestualizzato, con la particolarità tipicamente sabatoniana di inserire tante informazioni nei testi da maxi-ripasso di storia (ricordo che la band ha anche un suo History Channel, e che il disco è disponibile in una speciale History Edition con più parti narrate): date esatte, strategie militari, personaggi coinvolti, numero di reggimento, conta delle vittime e così via. Diversi brani sono stati scelti come singoli con videoclip dedicati, che puntualmente ricevono centinaia di migliaia o milioni di visualizzazioni su Youtube, a testimoniare come il gruppo sia estremamente seguito ed apprezzato in tutto il pianeta. Basti pensare al recente singolo “Race to the Sea” uscito in questi giorni che ha già superato il milione di views, sulla resistenza belga che nell’ottobre 1914 inondò il campo di battaglia per resistere all’avanzata tedesca. Un po’ meno riuscite (peccato, considerati i temi trattati), ”Lady of the Dark” che narra le vicende di Milunka Savić, la soldatessa serba ancora oggi considerata la più decorata al mondo, che combatté al posto del fratello camuffandosi da uomo, ed “Hellfighters”, ispirata dal 369° reggimento statunitense di soldati afroamericani e portoricani.
Molto efficace la ballata “Christmas Truce”, che da una semplice melodia di pianoforte suonata direttamente dal frontman esplode in un brano mieloso e patinato un po’ insolito anche per i ragazzi di Falun: un inno alla fratellanza e all’amicizia. L’episodio a cui fa riferimento è la celebre tregua di Natale; una tregua spontanea, realmente avvenuta nel 1914 e ben documentata, in cui in alcuni luoghi del fronte l’esercito tedesco e quello inglese hanno trovato un momento di pace nella terra di nessuno, scambiandosi doni ed improvvisando una partita di pallone. Con l’acutizzarsi degli eventi bellici e della violenza, la tregua non si sarebbe più ripetuta negli anni successivi.
In “The War to end All Wars” lo stile compositivo dei Sabaton non cambia di una virgola da quanto già proposto in questi anni; un power metal epico e tamarro guidato dal vocione baritonale di Joakim Brodén: si susseguono brani militari e cadenzati dai ritornelli anthemici e corali che rimangono appiccicati in testa dopo pochi ascolti, e che stimolano i fan ad approfondire gli eventi narrati nelle liriche, come ho cercato di fare sommariamente in sede di recensione. Buono anche il guitar-work di Chris Rörland e del sempre più integrato Tommy Johansson (Majestica), con assoli che si inseriscono in maniera sempre coerente e misurata nello sviluppo dei brani, coadiuvati dalla sezione ritmica del co-fondatore Pär Sundström al basso e Hannes Van Dahl dietro le pelli. Carne da cannone per detrattori del gruppo, che non troveranno in questo lavoro altro che il solito more of the same in salsa WW1, questo disco può tuttavia regalare enormi soddisfazioni alla nutrita fanbase della band di Falun, con il ritorno sui campi di battaglia che avevamo lasciato tre anni fa, per un lavoro del tutto complementare al precedente “The Great War”. Affrontare la guerra con la guerra: un interessante diversivo per riflettere sul passato in questi giorni difficili, un monito dall’umanità che è stata per l’umanità che sarà.
From a shot that would change the world
Tensions rise and a war is unfurled
Nothing like what had come before
It’s the war that will end all war!
Luca “Montsteen” Montini