Recensione: The Warriors Awakening Brings the Unholy Slaughter
80. Un numero, sì, ma anche un decennio. Per il “metallaro medio”, sempre che una figura simile esista per davvero, non è solo un decennio, ma “IL” decennio. Gli anni ’80, nell’immaginazione di chi non ha avuto la fortuna di viverli per ragioni anagrafiche, sembrano essere il periodo in cui il Metal si è consolidato, non solo dal punto di vista musicale ma anche in quanto ad abbigliamento ed estetica. Ho iniziato ad ascoltare Metallica e Alice Cooper nei primi anni ’90, quando la maggioranza dei miei coetanei stravedeva per i Nirvana e i Rage Against The Machine, e già il decennio precedente assumeva i contorni di un’Epoca dell’Oro, in cui la Fratellanza Metallara univa i ribelli di mezzo mondo e dominava le notti di città e paesi. C’è chi sostiene, e non senza buone ragioni, che il Metal degli anni ’80, con i suoi generi e sottogeneri, non sia mai tramontato: si è semplicemente “esteso”, trasferendosi nel nuovo secolo sotto copertura e con molte identità fittizie, nell’attesa di ritornare in pompa magna a far infuriare i matusa come ai bei tempi. In qualche caso, invece, gli anni ’80 semplicemente non sono mai finiti. E’ molto probabile che intorno al 1985, nella periferia di Stoccolma, qualcuno sia riuscito a ficcare 4 ragazzotti vestiti di pelle e borchie in una struttura dedicata alla conservazione criogenica umana, lasciando loro in mano gli strumenti musicali e programmando lo scongelamento per metà Novembre 2021. Giusto in tempo per registrare l’album di debutto oggetto di questa recensione: “The Warriors Awakening Brings the Unholy Slaughter”, questo il sintetico titolo del disco uscito il 26 Novembre 2021, è in grado di far sognare, o far ricordare a chi c’era, il periodo in cui uscivano dischi seminali come ”In The Sign Of Evil” dei Sodom, “Morbid Visions” dei Sepultura e “Hell Awaits” degli Slayer. I quattro giovanissimi componenti della band infatti sembrano aver ignorato completamente tutto ciò che il Metal ha prodotto dopo il 1987, rimanendo fedeli ad uno stile Speed/Thrash che, ora come allora, non viene macchiato da alcun compromesso. Gli 11 brani del disco, 12 se si acquista l’edizione in CD grazie alla presenza di una bonus track, scorrono velocissimi senza lasciare un attimo di tregua alle nostre fortunate orecchie. Canzoni come “Succubus”, “Bestial Fornication”, “The Captors Command” o “Satanic Forces”, oltre a venire suonate a 200 Km/h quasi senza soluzione di continuità, sono impreziosite dalle arrabbiatissime urla del cantante/chitarrista Adrian ”Bobar” Hernandez, il cui timbro vocale spesso sembra un incrocio tra il Max Cavalera dei tempi che furono e un giovane Mille Petrozza, storica e inconfondibile voce dei Kreator.
La furia cieca espressa nei 43 minuti di “The Warriors Awakening…” genera una sottile linea rossa di malignità che ultimamente ho rintracciato in un album del 2012, “Rise, Vulcan Spectre” dei norvegesi Nekromantheon. Questi old school thrashers, il cui materiale invito i lettori curiosi a recuperare appena possibile, mi tornano alla mente per due motivi. Prima di tutto, la voce del cantante Arild “Arse” Myren Torp è estremamente simile a quella del nostro Adrian degli Eternal Evil. In secondo luogo, sia in “Rise, Vulcan Spectre” che in “The Warriors Awakening…” troviamo brani dedicati al Minotauro, mitologica bestia con corpo d’uomo e testa di toro. I nostri Eternal Evil consacrano al Minotauro “Minotaur Of Evil”, la quinta traccia di “The Warriors Awakening…”: si tratta del brano più lungo del disco, con una durata che sfiora i 6 minuti, e risulta essere anche una delle canzoni più brutali di tutto il lotto. Non posso sapere se gli Eternal Evil conoscano i Nekromantheon né se li abbiano scelti come fonte d’ispirazione, ma se così è stato hanno fatto benissimo…va detto, comunque, che la produzione di “The Warriors Awakening…” si attesta su livelli leggermente più alti rispetto a “Rise, Vulcan Spectre”, permettendo agli strumenti di essere distinguibili senza però perdere le sonorità raw a cui siamo tanto affezionati. La produzione lievemente più pulita, se confrontata con gli standard rappresentati da molti altri dischi Speed/Thrash contemporanei, è utile per farci capire il livello di preparazione tecnica degli Eternal Evil. Non sto parlando dei nuovi Coroner, e ci mancherebbe altro, ma la precisione necessaria per bilanciare il riffing e le rapidissime parti di batteria lascia comunque stupiti, considerando la giovanissima età dei 4 componenti e la loro capacità di riprodurre dal vivo le indiavolate tracce del disco. Vedere per credere: le registrazioni dei concerti degli Eternal Evil hanno iniziato ad apparire in rete, ed è un piacere vederli mantenere sul palco gli stessi ritmi forsennati delle sessioni registrate in studio.
Parlando di giovinezza: a inizio recensione ho sottolineato il numero 80, ma a questo punto sopraggiunge un problema: la somma degli anni di vita dei 4 Eternal Evil forse arriva a stento a 70, e “The Warriors Awakening…”, inoltre, non è nemmeno la loro primissima prova. E’ infatti possibile rintracciare in rete il primo demo della band, “Rise Of Death”, dato alle stampe nel mese di Dicembre 2020, prima dell’ingresso in formazione del chitarrista Tobias Lindström. Il breve lavoro raccoglie 3 canzoni presenti in “The Warriors Awakening…” più un quarto brano, “Stab Of The Blade”, che altro non è se non la succitata bonus track presente nell’edizione in CD…e che, a quanto pare, viene comunque rilasciata in maniera “non ufficiale” semplicemente acquistando la copia digitale; il materiale da recuperare, insomma, è pochissimo. Fatevi pertanto un bel regalo in pieno spirito natalizio e date fiducia agli Eternal Evil: non vi deluderanno e c’è da scommettere che, se continueranno così, distribuiranno ancora tante e tante legnate sonore negli anni a venire. Bravi Eternal Evil e buon ascolto a tutti!