Recensione: The Weird Tapes Sessions

Di Stefano Ricetti - 16 Gennaio 2024 - 12:11
The Weird Tapes Sessions
Etichetta: Jawbreaker Records
Genere: Speed 
Anno: 2024
Nazione:
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64

Di “Weird” i Dunwich Ritual non possiedono soltanto il nome del loro album di debutto, intitolato per l’appunto The Weird Tapes Sessions.

Il disco in Cd, licenziato sul mercato dalla label svedese Jawbreaker Records, si accompagna a un libretto di otto pagine scarnissimo, con i soli testi dei vari brani e nessuna foto della band che schiera: Vega (voce, tastiere), Thosz (chitarra/basso), D.D. (batteria) e J. (basso).

Poche le informazioni su di loro. La band nasce nel 2022 a Deuil-la-Barre, nei dintorni di Parigi e, come esplicitato dalla stessa etichetta di Hisigen si ispira alle saghe horror e fantascientifiche dei vari H.P. Lovecraft e Robert E. Howard. Evidentemente l’alone oscuro che permea le loro canzoni influisce anche sui comportamenti e le varie interazioni con l’esterno da parte del gruppo: essenziali a essere buoni.

The Weird Tapes Sessions raccoglie il frutto di tre differenti momenti di registrazione avvenuti nel 2022 e vede la luce ufficialmente il 1° gennaio di quest’anno.

La proposta dei francesi – definita cosmic speed metal – poggia per l’appunto su di uno speed metal grezzo e feroce, a cavallo fra Exciter, Razor e Abattoir, dalla produzione non eccelsa.

A Red Dawn (Genesis)” è un ottimo intro strumentale totalmente avulso dal resto. Un’illusione celestiale precedente il massacro sonoro che puntualmente prende inizio da “Hyperborean Rites” in poi. La voce di Vega – una ragazza – aderisce il giusto alla soluzione musicale portata avanti dai Dunwich Ritual, particolarità che costituisce croce e delizia dei francesi. Il tutto in dipendenza dei gusti di chi si pone all’ascolto, inevitabilmente. Variazioni al tema ve ne sono poche, l’appartenenza al genere creato dagli Exciter illo tempore da parte dei transalpini è totale e, a eccezione del rallentamento segnato lungo “Dunwich Ritual” si perpetua senza pietà sino all’epica ma sempre veloce “Spectral Dust/The Horror”, posta in chiusura.

Tornando alla resa sonora, va sottolineato, a favore dei francesi, che come spesso accade, racchiudere registrazioni musicali catturate in diversi in un unico prodotto possa portare a delle inevitabili differenze, in termini di resa, ma è anche vero che siamo nel 2024 e far uscire materiale che rende poco poi non paga pressoché in nessun ambito.

C’è da augurarsi che la prossima prova in studio dei Dunwich Ritual possa giovare di una produzione all’altezza: cotante dosi di coerenza Speed riversate senza economia come fatto all’interno di The Weird Tapes Sessions si meritano dei suoni e una “botta” decisamente migliori. La band costituisce comunque uno di quei nomi nuovi da segnarsi sul taccuino in previsione di un ritorno all’altezza delle loro potenzialità.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

 

 

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