Recensione: The White Disease
Gli Oniromantic non sono proprio una band di primo pelo. I fondatori, Andy Soresina e Mattia Sciutti, hanno alle spalle già una decina d’anni di esperienza nel sottobosco metal della penisola. Si può dire, però, che il gruppo sia una novità anche per loro dato che con gli Oniromantic han cambiato totalmente le coordinate musicali della propria proposta passando da un heavy classico a un gothic melodico e malinconico.
L’inizio di “Saturn Hellucination” è demandato a una intro composta da lievi melodie in sottofondo e suoni campionati che ricordano quelli di una spiaggia in estate. Quando, poi, fanno il loro ingresso le chitarre elettriche, si può dire che cominci realmente il brano. Fin dalle prime note è evidente come il passato dei musicisti non è stato del tutto dimenticato o accantonato. Seppur con un mood decisamente più oscuro, le chitarre rivestono ancora un ruolo determinante nella creazione della melodia e son chitarre rocciose, con un suono quadrato. Nonostante sulla carta queste siano caratteristiche che mal si sposano con il genere che gli Oniromantic vogliono proporre, il risultato finale, vista l’alchimia che si crea anche con la voce (di volta in volta pulita, graffiante o sofferente) e con le scarne tastiere presenti, è tutt’altro che disprezzabile. Si tratta di un gothic lontano dagli stilemi iper-puliti e “fighetti” di certo symphonic-female-fronted e potrebbe, piuttosto, essere accostato per attitudine (musicalmente, invece, siam ben distanti) ai primi Paradise Lost.
La successiva “High Resolution God” non sembra aggiungere molto a quanto già sentito. Gli ingredienti son gli stessi, così come il risultato finale, cambia solo il modo in cui le parti son assemblate. “Crimson” mostra, invece, delle novità e diversi punti di interesse. Il mood generale è più oscuro e dark rispetto alle precedenti, con alcuni passaggi più lenti, dando a tutta la traccia un piglio differente, inoltre vi è l’apporto dato dalla cantante Viviana, che dona maggiore varietà alle linee vocali.
Degna di nota anche la title-track del disco “The White Disease”. Lasciate momentaneamente da parte le chitarre elettriche, l’inizio è composto da un sottofondo di tastiere e chitarre acustiche, con una voce sussurrata e piena di echi. Quando le chitarre elettriche fanno capolino è per dare una scossa al brano accelerandolo. Su questa dicotomia, sull’alternarsi di questi due momenti così diversi, si basa in pratica tutto il brano, un esperimento che possiamo definire riuscito, tanto da annoverare “The White Disease” tra le canzoni migliori dell’album.
Il finale del disco ritorna parzialmente sui propri passi riproponendo sempre quegli elementi già sentiti sui primi brani della tracklist e senza tentare nulla di nuovo. Canzoni orecchiabili, che si lascian ascoltare senza annoiare, ma che potrebbero mandare l’erroneo messaggio di una certa scarsità di idee, per quanto ben compensata da una più che discreta abilità in fase di scrittura e arrangiamento.
Per concludere questo “The White Disease” è un album con luci e ombre. L’impressione che se ne ricava è che il gruppo sia molto bravo a suonare, a scrivere e ad arrangiare, tanto che anche i brani meno ispirati si lascian ascoltare piacevolmente. Inoltre ci son un paio di canzoni che lascian intuire come la band abbia anche altre frecce al proprio arco; si tratta, però, appunto di una intuizione, perchè di prove esplicite i musicisti non ce ne lasciano molte. Difficile capire, quindi, se questo album è frutto di una scelta ben precisa in fatto di uniformità stilistica, oppure di una vena d’ispirazione non particolarmente florida. In entrambi i casi, comunque, c’è qualcosa da mettere a punto. Speriamo, quindi, che gli Oniromantic decidano di stupirci, in tutto e per tutto, già dal loro prossimo album.
Tracklist:
01 Saturn Hellucination
02 High Resolution God
03 Crimson
04 Windowpane
05 The White Disease
06 Thin Ice
07 The Dark Side of Light
08 Banished from Heaven
Alex “Engash-Krul” Calvi