Recensione: The World Needs a Hero
“Non siete voi a sbattermi fuori, sono io che lascio i Metallica“
Secondo la leggenda e’ cosi’ che Dave Mustaine si distacco’ dai Metallica, ai quali si uni’ nel lontano 1982 dopo aver lasciato i Panic. Ma questa e’ storia passata, e tutti ben sappiamo cosa derivo’ da quella divisione non proprio amichevole: i MEGADETH. E raccontare la storia di questa band americana mi impiegherebbe davvero troppo tempo, allora mi soffermero’ giusto poco sulle loro vicissitudini, accentrandomi su quest’ultimo loro lavoro chiamato The World Needs a Hero.
Partendo col loro metal davvero veloce e cattivissimo di Killing Is My Business e di Peace Sells… But Who’s Buying, passando per lo storico Rust In Peace e per un addolcimento delle ritmiche e delle melodie (addolcimento relativo al genere eheh) con i piu’ commerciali (sicuramente piu’ venduti rispetto ai precedenti) Count Down To Extinction(eccellente) e Youthanasia e continuando con Hidden Treasures e Cryptic Writings, e dopo numerosi cambi di formazione avvenuti col tempo, arriviamo finalmente ai giorni nostri e all’uscita dell’ultimo lavoro dei metallers americani: The World Needs a Hero.
Innanzitutto ecco i quattro fautori di quest’ennesima fatica metal della band capitanata dal “ragazzino viziato e demoniaco” Mustaine: il caro Dave come al solito canta e suona la sua amata chiatarra. Al basso il gia’ conosciuto David Ellefson. Un nuovo membro alla chitarra solista, Al Pitrelli(gia’ presente nei precedenti a questo album), sostituto del mitico Marty Friedman, e un nuovo acquisto tutto italiano (nonostante sia nato a Betlemme) alla batteria, Jimmy DeGrasso.
L’album apre con la song Disconnect che gia’ dal riff iniziale di chitarra ci fa ricordare chi sono e cosa suonano i MEGADETH. Sound delle chitarre sempre ultra compresso e valvolare a piu’ non posso, melodie sul depressivo andante, sempre cupe, ma ricche di ritmo al punto giusto.
Segue la canzone traino dell’album The World Needs a Hero e qui un po’ di spazio al nuovo drummer DeGrasso e al suo tamburellare simil tribale, mentre il demoniaco (come poter definire la sua voce se non cosi’ eheh) Mustaine canticchia in maniera un po’ troppo ripetitiva. Ottimo lo stacco a mezza canzone che apre all’assolo di un eccellente Pitrelli, davvero ottimo chitarrista.
Motopsycho parte col solito riff di chitarra (ne sentiremo molti utilizzati come inizio) per prendere un ritmo deciso ma non troppo veloce, arrivando al ritornello con giochi di voci tra Dave e i cori. Pezzo deciso, con buona personalita’. Sempre incalzante.
Non sto a dirvi come inizia 1000 Times Goodbye, oramai dovreste saperlo da voi. Dopo l’insistente entrata ecco partire il pezzo in tutta la sua compressione. Bellissimi i riff d’accompagnamento, un po’ inutili i brevi assoli di sottofondo, e classico (per i MEGADETH s’intende) ritornello molto orecchiabile. Discutibile l’assolo, nulla di originale, sentito troppe volte nella sua struttura. Forse il brano peggio arrangiato dell’intero album.
E con Burning Bridges comincia ad arrivare un certo senso di deja-vu’ pericoloso… Non si nota molto la differenza con altri pezzi dello stesso album, ne’ con altri gia’ fatti precedentemente dai nostri, che di sicuro nei loro ultimi lavori non peccano certo in originalita’. Di sicuro nella struttura e’ esattamente come almeno altri sette pezzi compresi in The World Needs a Hero, secondo me un brano inutile. Purtroppo anche qui si rimpiange il bravissimo Marty Friedman.
Una melanconica chitarra acustica arpeggiata ci introduce al lentone Promises, che dopo una strofa ben cantata parte col ritornello potente, trionfale, compresso come al solito. Che dire, molto belle le melodie, ma resta sempre l’amaro in bocca dal punto di vista strutturale: intro-strofa-ritornello-strofa-ritornello-assolo-ritornello-finale. Troppo poco. Da notare i violini in sottofondo, scontati anche loro, ma danno un tocco in piu’ alla melodrammaticita’ del pezzo.
L’inizio particolare di Recipe For Hate ci fa sperare in un inatteso ritorno alle pure origine dei Megadeth, ma ecco che il tutto si smorza in un giro di basso paranoico e oppressivo (almeno in questo pezzo il basso ha un ruolo rilevante, cosa che spesso non avviene dei brani dei metallers americani). Brano evocativo, con melodie piu’ tetre che nel resto dell’album. Un doppio assolo che non ci giungera’ nuovo, come, nostro malgrado, molti in The World Needs a Hero. Buon finale, ma poc’altro.
Losing My Senses, buon brano, originale per quel che riguarda le creazioni della band, partcolare il ritmo della batteria, basso pomposo e libero nelle sue note, giro di chitarra funzionale, Dave tenebroso al punto giusto. Mi piace molto questa canzone, anche se va oltre i canoni dei MEGADETH(ma non e’ forse qualcosa di nuovo che stiamo ricercando all’interno di questi 12 pezzi?).
Orecchiabile, bellissima, finalmente quel pezzo che molti si aspettavano ma che ancora non avevano trovato. Dread And The Fugitive Mind , avvincente fin dall’inizio, subito incalzante col suo ritmo deciso, chitarroni impegnati in accordi stoppati che tanto caratterizzano questo tipo di metal. Fraseggi distaccati alternati alla voce (molto funzionali) si uniscono in un riff devastantemente coinvolgente per portarci ad un ritornello che difficilmente stanchera’. Stacco prepotente che introduce all’assolo che stavolta non delude, il tutto in un crescendo di Metal puro al cento per cento. Niente drammi, niente malinconie, nulla di cupo, nulla di paranoico, solo sano e buon Heavy Metal.
Silent Scorn parte bene anch’essa, pare abbiano tenuto il meglio per il finale. Estranamente ci accorgiamo che e’ una canzone struementale. Decisamente inaspettato! Un chitarra ritmica dal sound prepotentemente compatto e deciso, ricamato da giri in armonia di chitarre soliste davvero ben gestite. Gran bel pezzo, manca solo Dave.
Inizio graffiante per Return To Hangar, e come per i precedenti due pezzi, l’ennesima ottima canzone puramente metal. Ottimo tutto, il ritmo, l’uso della chitarra solista con brevi assoli pieni di una loro personalita’ (persa in altri brani). Anche il basso fa un ottimo lavoro, miscelando alla perfezione il buon sound aperto della batetria e le chitarre che si dilungano in melodici duetti armonici, per terminare in uno sfogo solista di eccelelnte livello. Gran bella canzone!
Preparatevi ora a oltre 9 minuti di canzone, dal titolo breve ma significativo When. C’e’ da dire che la sola intro (musicale) dura qualcosa come circa tre minuti. Ed ecco lo stacco a seguire (un po’ troppo lungo) che ci porta all’ormai conosciuto riff MEGADETH style. Si sente un particolare effetto eco sulla sempre tremenda (in senso buono) voce di Dave. L’unica nota di rilievo in questo pezzo che sembra un’accozzaglia di idee legate tra di loro alla bene e meglio. Nulla di entusiasmante, anzi, la lunga durata e il troppo spezzarsi e alternarsi delle melodie diventa quasi insopportabile ed irritante con l’andare degli ascolti.
Bene, che dire di quest’ennesimo capitolo della storia di questa band metal? Un buon lavoro, senza troppe mire, senza voler dare troppo ad una scena Metal che si riapre dal punto di vista delle vendite e dei gruppi, ma che da quello dell’originalita’ e dell’innovazione ha ben poco da dire. Alcuni bei pezzi, uno solo che sara’ ricordato dai posteri.
Tanta voglia di suonare, ma si vede che le idee mancano. E questo dispiace, perche’ pare sia una specie di virus che colpisce un po’ tutti ormai. Da invidiare l’energia che Dave Mustaine imprime in ogni suo pezzo, come se avesse iniziato a suonare ieri. Buoni gli tulimi arrivati, anche se Al Pitrelli dovrebbe riascoltarsi qualche vecchio album, e magari prendere ispirazione.
Do’ una piena sufficienza nel complesso, ma solo grazie alle ultime canzoni che risollevano non poco il valore effettivo dell’album. Purtroppo non posso ammettere, come speravo, che sia un buon album, se pur stiamo parlando degli idolatrati, da molti, MEGADETH.
Traks
01. Disconnect
02. The World Needs A Hero
03. Moto Psycho
04. 1000 Times Goodbye
05. Burning Bridges
06. Promises
07. Recipe For Hate…Warhorse
08. Losing My Senses
09. Dread And The Fugitive Mind
10. Silent Scorn
11. Return To Hangar
12. When
Deloose
deloose@libero.it