Recensione: There’s Hope
Figlio d’arte e nato nel 1980, Marco Sfogli comincia a suonare la chitarra all’età di nove anni divertendosi ad interpretare pezzi di Van Halen ed Europe solo per citarne alcuni. Nel 1992 si dedica allo studio della batteria, strumento che lo aiuterà a costruirsi un solido bagaglio ritmico. A sedici anni ritorna di nuovo ad imbracciare una chitarra cominciando a lavorare come turnista con numerosi artisti italiani. Nel 2004 partecipa alla realizzazione di Elements Of Persuasion, progetto solista di James LaBrie, con conseguente tour mondiale per la promozione dell’album. Da allora ha avuto l’onore di suonare ed apparire con nomi prestigiosi della scena musicale mondiale come Simon Phillips, Gregg e Matt Bissonette, Alex Argento, Matt Guillory, John Macaluso, Vitalij Kuprij, Randy Coven e molti altri.
There’s Hope è il primo disco solista del giovane chitarrista casertano. Diverse sono le contaminazioni racchiuse al suo interno; ritmiche più dure tipicamente rock-oriented, assoli di pura matrice blues e un pizzico di country vanno a rendere la proposta di Marco Sfogli molto originale e altamente interessante. Lo stile del chitarrista tricolore ricorda nettamente quello del “collega” John Petrucci, ma in questo caso, il sound di Sfogli mira sopratutto ad un approccio melodico capace di rendere ogni traccia facilmente digeribile anche all’orecchio di chi non è abituato alle proposte musicali di questo tipo. Tecnica sempre in primo piano quindi, ma amalgamata efficacemente a linee melodiche molto semplici che si fissano subito in mente.
Durante lo scorrere della tracklist troviamo la chitarra sempre in primo piano, la quale viene sostenuta egregiamente da una sezione ritmica precisa in tutti i suoi interventi e dagli inserti di tastiere che non vanno ad insinuarsi troppo con quello che è lo strumento portante dell’intera produzione, limitandosi sopratutto ad assecondare i passaggi intricati che contraddistinguono quello che è lo stile del chitarrista campano. Se le prime Still Hurts e Andromeda rimangono fisse su standard più progressive fatti di passaggi tecnicamente elaborati e melodie facilmente memorizzabili, la successiva Seven si adagia su atmosfere più tranquille e riflessive; una traccia molto elegante introdotta da lenti rintocchi di pianoforte che vanno ad anticipare l’ingresso di tutti gli altri strumenti. I ritmi si fanno più sostenuti quando arriva il momento della title-track; gli assoli ipertecnici vanno ad adagiarsi su ritmiche più violente e furiose ma ugualmente melodiche e orecchiabili. Il disco si sposta verso lidi più rock-oriented con l’incalzante Farewell; brano che strizza nettamente l’occhio al sound di Joe Satriani, con una serie di riff che si accostano più precisamente all’album Surfing With The Alien. Verso il finale ci si sposta nuovamente verso territori decisamente prog-oriented con Genius, Never Forgive Me e la stupenda Memories, quest’ultima molto elegante nel duetto di chitarra e pianoforte. La chiusura è affidati alla spensierata Texas BBQ; traccia puramente country che viene caratterizzata sopratutto dall’uso della chitarra acustica e da un ritornello allegro e molto divertente.
In definitiva, Marco Sfogli dimostra di aver ben assimilato le lezioni impartite dai maestri e che la collaborazione con alcuni dei migliori artisti presenti sulla scena musicale non ha giovato solo all’immagine, ma anche a quella che è la sua maturazione artistica come musicista. Nonostante i numerosi riferimenti contenuti in esso (Dream Theater su tutti), There’s Hope è un disco ben composto e che si lascia ascoltare senza annoiare, grazie anche alle melodie semplici e lineari che si stampano subito in testa. Avanti così.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
Tracklist:
01 Still Hurts
02 Andromeda
03 Seven
04 There’s Hope
05 Spread The Disease
06 Farewell
07 Sunset Lights
08 Genius
09 Never Forgive Me
10 Memories
11 Texas BBQ