Recensione: Thickskin
Dopo parecchi anni di silenzio, ecco spuntare dalle nebbie americane gli Skid Row con un nuovo album. Ci sono due grosse novità per quanto riguarda la formazione: la prima, e molti di voi sapranno già, alla voce non c’è più Sebastian Bach (tralasciando i retroscena tristi che sono capitati dopo la sua svolta solista) ma Jhonny Solinger. La seconda è il drummer, ovvero Rob Affuso non è più del gruppo! È stato sostituito con Phil Varone.
In ogni caso partiamo con la scansione dei pezzi: la opener “new generation” è fin troppo riconoscibile, o meglio la batteria è purtroppo troppo simile a “Beautiful People”e il riff portante delle chitarre fa parecchio l’occhiolino alla suddetta canzone, cambiano alcuni bridge e il ritornello. In conclusione non è un bellissimo inizio per questo nuovo lavoro del combo americano, questo non deve in alcun modo minare il giudizio dell’ascoltatore (questo è l’unico caso di “autocitazione” riscontrabile in tutto il cd). La seconda canzone è “Ghost”, mid tempo estremamente rock and roll, molto orecchiabile (è possibile che possa essere il primo singolo) direi quasi ossessionante per come si insinua nella testa. Qui il gruppo dà prova delle sue radici senza scadere nelle mere fotocopiature di se stesso, si sente quasi il profumo degli anni ‘80. Con la terza traccia “Swallow Me (The Real You)” il gruppo si riallaccia al discorso lasciato con “Subhuman Race” a livello compositivo. Pregevole è l’utilizzo della voce da parte del cantante in tutto il cd, certo non riuscirà ad avere l’estensione vocale di Seb, ma la sua voce non è “fuori posto” sulla parte strumentale. Interessante è anche la “nuova” batteria, molto coinvolgente e mai scontata (prima traccia esclusa). “Born A Beggar” è la traccia seguente, altra canzone che come un verme si insinua nella testa e ti impone di ballare e agitarti. Ha un qualche cosa dei Bon Jovi prima della svolta pop. Quinta canzone “Thick Is The Skin” versione “allungata” del titolo del cd. Risentiamo il trio originale del gruppo organizzare una sortita direttamente dagli ottanta, con una canzone che potrebbe stare tra quelle di “Slave To The Grind”, anche se con la voce di Solinger, il ritornello ha un vago (molto vago) ricordo di “Dragula” di Rob zombie. Compattissimo duo di chitarre Hill/”Snake” con l’apporto dell’onnipresente basso di Bolan “See You Around” è una ballad in classico Skid Row style! Non c’è altro da aggiungere. “Mouth Of Voodoo” ha un’intro evocativa di suoni sinistri che richiamano il titolo, mentre un poderoso riff portato avanti dal basso e seguito dalle chitarre, fa venire in mente – solo un’associazione di idee, o forse semplice viaggio mentale – un mix di tre gruppi: Led zeppelin, Soundgarden e G’n’R. “One Light” è un lento anche questo molto Skid Row sound, sebbene con la nuova voce prenda una piega vicino a gruppi come Cinderella (di “Long Cold Winter” per intenderci) e un vago ricordo dei nuovi (in quanto usciti con il primo lavoro) The Calling. La nona canzone non è altro che un vecchio classico rimaneggiato e reinterpretato: “I Remember You Two” la canzone è assolutamente stravolta. Da lento (strappa lacrime o strappa mutande a scelta) a canzone tirata, quasi fosse un pezzo dei Wildhearts o delle demenziali e deliranti cover dei Me First And The Gimme Gimme Gimme! Estremamente carina e simpatica come versione! “Lamb” non lascia abbassare i toni ma il suono è molto più carico, anche questa non avrebbe sfigurato ne su “Slave To The Grind” né su “Subhuman Race”, un tappeto continuo da parte della parte ritmica aumenta il carattere della canzone e dà un accento alla graffiante voce del cantante, con assoli degni di chi li esegue! “Down From The Underground” è un’altra canzone che riprende l’eredità sonora di “Subhuman Race”, uno stoppato (nel bridge) che dà l’idea della fatica correlata a quello che viene cantato. Stacchi e strani effetti di chitarre molto azzeccati. Ultima traccia, “Hittin’ A Wall” è una song molto veloce, con interessanti cambi di tempo e variazioni del cantato.
In conclusione un album interessante, non una rivelazione o un ritorno alle radici degli Skid Row. Certo un notevole lavoro è stato fatto per questo album, dal suono pulito, senza la minima sbavatura e suonato magistralmente! Le uniche pecche riguardano la prima traccia e il fatto (ma questa è una considerazione puramente da fan nostalgico) che con buona probabilità (per non dir sicuramente) Sebastian Bach avrebbe dato un’anima differente alle canzoni, senza togliere nulla al nuovo singer. Aspettiamo fiduciosi un gig per poter valutare le doti di Solinger e Varone con le vecchie canzoni.
Tracklist
- New Generation
- Ghost
- Swallow Me
- Born a Beggar
- Thick Is the Skin
- See You Around
- Mouth of Voodoo
- One Light
- I Remember You Two
- Lamb
- Down from Underground
- Hittin’ a Wall